Quattordici anni, senegalese, e la colpa di essere troppo brava, troppo per una con il colore della sua pelle. In un istituto tecnico di Pisa una combinazione di bullismo e razzismo si abbatte contro la ragazza, che dopo mesi di lettere anonime denuncia il tutto ai genitori, e quindi ai carabinieri.

«Non si è mai vista una negra che prende 10 a diritto», questo il tono dei messaggi ricevuti, colpi terribili per chi come lei sogna di diventare avvocato.
«I miei voti sono abbastanza alti – spiega la ragazza – A diritto ho il massimo perché è una materia che mi piace e mi trovo bene con la professoressa».

In questi tempi di WhatsApp e Facebook, fa strano pensare a dei quattordicenni che scrivono delle lettere minatorie di carta, che presuppongono più impegno e maggior pianificazione. Queste devono essere redatte e portate a mano nella cassetta postale della vittima, ma lo sforzo vale il risultato a quanto pare, perchè il colpevole, o i colpevoli, non sono ancora stati identificati.

Le lettere sono cominciate ad arrivare ad aprile, in occasione dei primi scrutinii, e dalla perizia calligrafica disposta dalla procura si saprà ben presto per mano di chi. La reiterata menzione della questione ha creato intanto un clima di profondo disagio nei rapporti tra compagni di classe e insegnanti, oltre che una tortura psicologica di inaudite dimensioni per la ragazza senegalese.

“Ragazzata” è un termine che in questa occasione appare più che mai inappropriato, e fortunatamente lo ha da subito messo in chiaro il Preside dell’istituto, che a Il Tirreno ha dichiarato: «Purtroppo non siamo ancora riusciti a individuare gli autori di questo gravissimo episodio che è molto di più di una semplice ragazzata. Siamo convinti che ad agire siano state almeno due persone e se dovessimo scoprirle le puniremo duramente, finanche alla bocciatura».
Se questo è il prospetto dal punto di vista scolastico, quello dal punto di vista legale non è migliore per l’impavido autore delle lettere. Ora che sono state chiamate in causa le forze dell’ordine, il colpevole una volta identificato sarà perseguito a norma di legge, e probabilmente obbligato a versare un risarcimento morale alla vittima. Insomma, delle semplici scuse non basteranno.

Valerio Santori

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