Riunione in casa PD, Renzi incontra il partito nella sede dell’Expo e lancia messaggi forti, promette di ridurre le tasse nel 2016, parla agli italiani, all’Europa e soprattutto ai suoi oppositori, oppositori che il Premier ha in casa e promette un nuovo Partito Democratico.

Parla per circa un’ora e mezza e prova a chiarire tutti gli aspetti polemici di quest’anno Renzi, specialmente in tema riforme, levandosi anche qualche sassolino dalla scarpa presentando i numeri che dovrebbero testimoniare il buon lavoro fino ad oggi svolto dal governo. Parla apertamente al suo partito che si presenta non al completo, diversi i disertori per motivi più o meno giustificati da altri impegni. Rosy Bindi non c’è, impegnata con le commemorazioni in Sicilia di Paolo Borsellino, D’Alema si assenta, Pier Luigi Bersani e Enrico Letta nemmeno e per la minoranza la parola è affidata a Roberto Speranza, ex capogruppo democratico alla Camera,ai deputati Alfredo D’Attore e Barbara Pollastrini.

L’Assemblea, ufficialmente convocata per “obbligo di adempimento statutario” è tutt’altro che una formalità d’incontro, anzi, riforme, unità del partito, affari esteri, azione di governo, di tutto questo parla Renzi aprendo l’incontro per poi sedersi ed aspettare la risposta da parte della minoranza dem sulla questione Verdini.
“Rivoluzione Copernicana”, così definisce il primo ministro il piano del governo dal 2016 al 2018, annunciano una riduzione delle tasse basata su tre punti: nel 2016 abolizione della tassa sulla prima casa, nel 2017 intervento Ires e Irap e nel 2018 interventi sugli scaglioni Irpef e sulle pensioni. “Il Pd non è più il partito delle tasse, non lo so se lo è mai stato, ma la percezione era questa. Adesso diventiamo il primo partito che le tasse le riduce davvero grazie a questo governo e,sottolinea, sopratutto con la maggioranza Pd”. Un discorso quindi tutto incentrato sull’Italia, senza mai nominare la questione Verdini. “Uno spot pubblicitario che non è entrato nel merito dei problemi”, qualcuno mormora.

Chiaro dunque il messaggio del Segretario Pd, che chiama il partito all’unità e all’appoggio, dopo non pochi dissidenti e scontri tra i democratici in particolare all’alba della mossa renziana di porre la fiducia sulla riforma della “Buona Scuola”. E’ proprio il dimissionario in polemica con tale decisione del leader Pd, Roberto Speranza, a chiedere chiarimenti sulle indiscrezioni di questi giorni che l’esecutivo al Senato possa avere l’appoggio esterno dell’ex pontiere del patto del Nazareno ed esponente di Forza Italia Denis Verdini, per arrivare a chiudere alcuni obiettivi di governo particolarmente spinosi. “La scorciatoia di usare come stampella i transfughi della destra come Denis Verdini e gli amici di Cosentino rappresenta un film dell’orrore che è meglio interrompere immediatamente” dice alzando un muro a nome della minoranza su tale ipotesi. E sulla questione dell’elezione diretta del nuovo Senato dice: “Con il Parlamento con una buona parte di nominati è indispensabile un Senato con potere di garanzia eletto direttamente. Il Pd ha una responsabilità enorme sulle spalle, perché fuori dal partito ci sono solo vecchi e nuovi populismo, quelli di Salvini, Grillo e Berlusconi”, concludendo: “Caro Matteo, bisogna fidarsi del proprio partito”.

Continua poi la sfilata di interventi, “Più che essere usciti noi dal Pd, è Renzi che è uscito dal centrosinistra”, ha detto Pippo Civati da Firenze. A lui e agli altri ‘ex’ il premier aveva espresso “grande rispetto” ma li aveva anche ammoniti: “chi immagina di vincere spostando la sinistra un po’ più il là perde, in tutto il mondo”. Gianni Cuperlo, facendo riferimento alla figura mitologica dell”ircocervo usata per indicare cose irreali e inconciliabili: serve “un centrosinistra largo e radicato”.
“Neanche il più grande dei leader deve pensare di bastare a se stesso”, ha avvertito Barbara Pollastrini. Il presidente Matteo Orfini cala i toni definendo come il Pd non è un partito della nazione. “Siamo il più grande partito della sinistra europea e non cambieremo mai”. Ha infine ricordato che il Pd è già stato al governo con Berlusconi e Verdini e ha liquidato la questione con un laconico: “Ma davvero qualcuno crede che Verdini possa dirigere il Pd?”. “Vero, ha ammesso Alfredo D’Attorre, ma il governo Letta era a termine, Renzi vuole arrivare a fine legislatura, facendo cose che la nostra base, sempre più scollata, non riconosce”.

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