Sex workers: rischiare la vita per difendere i diritti umani
Fonte: frontlinedefenders.org. sex worker rights report

I difensori e le difenditrici dei diritti dei sex workers sono tra gli attivisti più a rischio di violenze nel mondo. Questo è quanto emerso dal report di Front Line Defenders, intitolato Sex Worker Rights Defenders At Risk: pubblicato ad agosto dell’anno corrente, è il risultato di un’indagine di 3 anni che ha raccolto le esperienze di più di 300 SWRDs (Sex Workers Right Defenders) in più di 20 paesi (in particolare Tanzania, Kyrgyzstan, El Salvador e Myanmar).

Front Line Defenders si occupa di dare voce ai difensori dei diritti umani appartenenti a comunità emarginate per poter abbattere i pregiudizi attraverso la narrazione delle loro storie e del loro impegno. Il report affronta 4 tematiche: diritti dei lavoratori, anti-tratta di esseri umani, salute e HIV e diritti delle persone transgender. È stato scritto da Erin Kilbride (coordinatrice di Ricerca e Visibilità per Front Line Defenders), la quale dal 2017 al 2020 ha intervistato gli attivisti e le attiviste per i diritti dei sex workers.

In questo report vengono raccontati i maltrattamenti subiti dagli attivisti intervistati: casi di violenze sessuali, minacce da parte di manager e clienti, incursioni, attacchi fisici e sorveglianza da parte della polizia, arresti e stupri durante la detenzione, campagne di diffamazione pubblica, discriminazioni ed esclusione. L’intersezione tra le loro identità porta ad un duplice rischio: da una parte ci sono le violenze subite da chi si prostituisce – soprattutto sessuali -, dall’altra i pericoli per chi si impegna visibilmente come attivista – ad esempio l’arresto e la detenzione.

Inoltre, spesso nell’opinione pubblica queste due identità sembrano scontrarsi tra loro. I soggetti intervistati hanno raccontato di casi in cui il fatto di essere sex workers ha portato ad una delegittimazione del loro impegno nell’attivismo e all’aver subito violenze sia da parte dei loro familiari che della polizia. In altri casi, quando i loro clienti sono venuti a sapere del loro impegno politico, sono diventati più violenti cercando di convincerli a smetterla con l’attivismo. I gestori dei bordelli, specialmente se collegati a network criminali, pensano che i SWRDs cerchino di spingere le “loro” prostitute a scappare, perciò anche loro hanno comportamenti aggressivi. Gli attivisti vengono anche attaccati da folle di civili convinti che promuovano l’omosessualità e la prostituzione.

Gli obiettivi dei SWRDs sono: proteggere la propria comunità dalla violenza e dalle discriminazioni; avere la possibilità di poter accedere adeguatamente all’assistenza sanitaria, ad un alloggio, alla giustizia e al mondo del lavoro; organizzarsi per i propri diritti. Queste persone rischiano quotidianamente di essere arrestate, attaccate o stuprate per il loro impegno nella difesa dei diritti umani. Ciò è dovuto alla mancanza di visibilità e rispetto verso chi si prostituisce.

I servizi svolti dagli attivisti e dalle attiviste hanno una grande importanza per la comunità. Si occupano di negoziare l’accesso ai bordelli, organizzano corsi di formazione sui diritti di genere e su come accedere ai meccanismi di giustizia, offrono consulenza legale e sanitaria, segnalano episodi di violenza, promuovono compagne per la libertà di movimento e la libera scelta del lavoro per chi cerca di lasciare la prostituzione. Se non ci fossero loro, chi si prostituisce rischierebbe di trovarsi abbandonato in situazioni di bisogno di assistenza. Hanno un ruolo fondamentale nella creazione di gruppi per un sostegno reciproco, nonostante i rischi che corrono riunendosi insieme, anche in privato. Il loro lavoro aiuta sia chi si riconosce come sex worker, sia chi si prostituisce perché viene costretto o è vittima di tratte contro la sua volontà.

Gli Stati, in risposta all’organizzazione dei SWRDs, ricorrono a strategie volte ad ostacolare il loro lavoro, come la censura degli account degli attivisti, le leggi che criminalizzano il fatto di lavorare insieme nello stesso appartamento (tecnica usata per poter avere una maggiore sicurezza), gli arresti degli attivisti, o la violenza. Nonostante i rischi, l’attivismo dei SWRDs rappresenta un punto di riferimento per i sex workers, dando forza a chi altrimenti non avrebbe altri aiuti e ritagliando degli spazi dedicati alla solidarietà, all’unione e alla formazione. Il loro intento è far capire che anche i lavoratori sessuali hanno il diritto di esistere, collaborare tra loro, vivere e lottare apertamente per questi diritti.

Erik Mcgregor/Zuma

Il report fornisce delle raccomandazioni utili agli Stati per proteggere i SWRDs contro le violenze. Innanzitutto, i SWRDs devono avere la possibilità di accedere in modo sicuro alle istituzioni di giustizia penale o alla polizia locale, senza essere discriminati e attaccati dagli stessi agenti. Le opportunità e i meccanismi di protezione per i difensori dei diritti umani devono essere correttamente applicate anche ai difensori di diritti di sex workers. Gli Stati devono impegnarsi per contrastare e punire gli atti di violenza della polizia verso gli attivisti.

La maggioranza dei SWRDs intervistati ha subito trattamenti degradati da parte dei poliziotti, tra questi: essere costretti a comportarsi come animali o fare sesso con ufficiali in pubblico. Chi si rifiuta, viene picchiato e torturato. In Tanzania la polizia costringe la maggior parte delle prostitute detenute a praticare sesso orale il cambio della libertà; in Myanmar la polizia segue le prostitute nei bordelli per eseguire incursioni anti-prostituzione durante i loro incontri e formazioni sui diritti umani. Sono necessari dei posti in cui possano riunirsi tranquillamente per i loro incontri.

Questo report ha messo in luce i rischi che vivono i SWRDs, dando loro una maggiore visibilità, nella speranza che cambi il modo in cui vengono percepiti gli attivisti per i diritti sex workers. Per il loro lavoro rischiano di essere presi meno in considerazione come attivisti ed essere maggiormente discriminati ma ciò che gli Stati e l’opinione pubblica in generale devono capire è che ognuno ha diritto a battersi per i propri diritti, la propria vita ed il proprio lavoro, nonostante le diverse situazioni in cui ognuno si trova.

Cindy Delfini

Cindy Delfini
Classe '97, Milano. Studio scienze Politiche, Economiche e Sociali, con un forte interesse verso i diritti civili. Sono appassionata di arte nelle sue diverse forme di espressione: musica, danza, cinema, serie TV, letteratura.

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