Mimmo Lucano, il primo cittadino di Riace, è nella tavernetta situata sulla piazza principale del piccolo comune calabrese, assieme a un gruppetto di volontari e di ospiti. La tavernetta è chiusa perché le persone che sono lì stanno facendo ormai da giorni lo sciopero della fame, in segno di protesta contro il probabile taglio di fondi del progetto SPRAR, il sistema che regola e finanzia la cosiddetta accoglienza di “secondo livello”, riguardo a profughi e richiedenti asilo. Questo significherebbe la fine di un’avventura, ma anche di un sogno che nel silenzio e spesso nell’indifferenza è divenuto realtà.

Riace e l’integrazione

Nella piazzetta semi deserta, nel caldo del primo pomeriggio, appaiono un paio di ragazzini armati di pallone e magliette della nazionale italiana. Sono figli di migranti e fanno un gran caos e, nel pieno rispetto delle regole dell’integrazione, vengono rimproverati al grido di “scendo e vi buco il pallone”, monito universale riconosciuto dai bambini di ogni colore, razza e provenienza.

Il sindaco di Riace è visibilmente stanco ed esordisce con un laconico quanto sorprendente «ce l’ho con lo Stato». I suoi modi pacati e gentili riescono a stento a nascondere una rabbia immensa per quello che sta succedendo, per il fatto che regole sempre più stringenti stiano mettendo a rischio la sfida più grande che quest’uomo e la popolazione di Riace siano riusciti a realizzare.

Mimmo, così vuole che lo si chiami, racconta di come nella graduatoria per l’assegnazione dei fondi Riace rischi di perdere punti preziosi a seguito di controlli avvenuti più volte nel corso dell’ultimo anno. Si contesta il fatto che nelle case dove vengono ospitati i migranti al momento del controllo fossero presenti persone, sempre richiedenti asilo, non residenti in quel determinato appartamento.

Detto così sembra un problema, ma la spiegazione che dà è talmente semplice che lascia quasi spiazzati: il processo di integrazione a Riace funziona e le persone accolte riescono a crearsi un minimo di vita propria e, come tutte le persone libere, possono invitare a casa amici, parenti o vicini. Ecco tutto.

Il rapporto con il Governo

Secondo il Sindaco però alla base di tutto ciò c’è proprio il buon funzionamento del progetto Riace; cosa che, continua, allo stato attuale il nuovo Governo non può permettersi di mostrare, perché sarebbe la dimostrazione che esistono realtà che grazie all’immigrazione hanno ripreso a vivere.

Il rapporto tra Riace e il nuovo Governo non è stato particolarmente idilliaco sin dall’inizio. Tant’è che il ministro dell’Interno Salvini aveva definito Mimmo Lucano “nullità”, dando vita a un agguerrito scambio di battute avvenuto principalmente sui social.

Riace era quasi completamente spopolata e grazie alla lungimiranza e anche alla genialità di Mimmo Lucano ha ritrovato una vita fatta di colori e lingue diverse estremamente pulsante. Infatti, il piccolo Comune calabrese nel corso degli anni ha accolto decine di famiglie di rifugiati e richiedenti asilo, mettendo in piedi un sistema che ha permesso di ristrutturare abitazioni fatiscenti e spazi pubblici abbandonati, creando servizi, negozi e percorsi guidati, tutto sempre attraverso la stretta collaborazione fra popolazione locale e nuovi arrivati.

Una specie di eresia per quel che riguarda l’imponente propaganda del momento, una specie di miracolo per chi, come Mimmo, non ha perso la speranza.

Tra arte e socialità: la bellezza di Riace

Nel frattempo, mentre il sindaco continua a spiegare quello che sta succedendo in questi giorni, la piazzetta inizia a popolarsi. Tra i bellissimi murales appaiono donne con bambini e uomini con attrezzi da lavoro, che in un melting pot di lingue e nazionalità si mettono all’opera.

Stanno costruendo, in una aiuola, un modellino di barca a vela, con al posto delle vele le bandiere di tutti i paesi che Riace ospita o ha ospitato. Una volta finito, tutti guardano con soddisfazione a quel nuovo monumento messo su con pezzi di legno rimediati qua e là. È una meraviglia, Mimmo è entusiasta, ma non lascia trasparire nemmeno questo.

Appaiono anche i turisti, ormai è quasi sera, sono qui per vedere Riace, quella dell’accoglienza. Sono qui per chiedere come funziona questa realtà, forse per vedere se esiste veramente. Chiedono del sindaco, di cui hanno letto sui giornali, e nemmeno si accorgono che è lì, in mezzo a quella baraonda colorata.

Questa è Riace, questa è la sua gente, i suoi murales, la raccolta differenziata fatta con l’asino al posto del camion, le case piene di vita intricata, i colori accesi, i fogli di carta coi messaggi di solidarietà attaccati qua e là e quei bambini con le magliette di Inzaghi e Di Natale, versione moderna dei famosi Bronzi.

Mauro Presciutti

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