Personaggio ambivalente, contraddittorio per natura, Pulcinella è il volto di Napoli per eccellenza, incarnazione dei tratti più veraci del popolo napoletano. La maschera più famosa al mondo è stata indossata e interpretata dagli attori più grandi che la nostra terra ci abbia regalato, Totò, Eduardo de Filippo, Massimo Troisi, Nino Taranto e così via. Ma il “Re indiscusso dei Pulcinella” è stato Antonio Petito, colui che ha conferito alla maschera le vesti e le movenze che si sono trasmesse per secoli fino ad arrivare ai giorni nostri, facendo del personaggio cinquecentesco del contadino di Acerra una figura dai tratti psicologici molto più complessi.
Morto sul palcoscenico nel lontano 1876, l’attore è stato sepolto al Cimitero di Poggioreale, ma per anni il suo loculo è rimasto incustodito, abbandonato e dimenticato. Oggi, grazie alle iniziative dell’associazione “Figli del Sud popolo sovrano”, la tomba è stata ritrovata ed è possibile visitarla per commemorare la memoria di uno dei principali simboli di Napoli presso il Cimitero Monumentale di Poggioreale.
Dietro la maschera di Pulcinella: Antonio Petito
Buffo e arrogante, comico e tragico, ingenuo e scaltro, Pulcinella è un personaggio ambivalente che incarna l’animo di Napoli, l’essere napoletano a trecentosessanta gradi. Le origini della maschera risalgono al XVI secolo, in concomitanza con la Commedia dell’Arte, e nel corso dei secoli ha subito una progressiva evoluzione, finché la maschera e il personaggio si sono pienamente definiti nell’Ottocento, quando l’attore Antonio Petito le ha conferito quei tratti che conosciamo ancora oggi.
Figlio d’arte, Antonio è nato il 22 giugno 1822 da Salvatore Petito, a sua volta un celebre Pulcinella, e Giuseppina D’Errico, nota come Donna Peppa nonché impresaria della famiglia. Non ci si sorprende dunque che Antonio sia cresciuto sul palcoscenico, dove vi trovò posto fin da giovanissimo – 7 o 9 anni a seconda delle fonti. Era il 1853 quando, durante una rappresentazione teatrale presso il San Carlino di Napoli, il padre gli consegna simbolicamente la maschera e di Pulcinella. Da questo momento in poi il suo volto sarà un tutt’uno con la maschera ed è con le sue rappresentazioni teatrali che si delineeranno la fisicità di Pulcinella con l’inconfondibile casacca bianca che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Ma oltre agli abiti e alla sua peculiare gestualità, Antonio ha il merito di aver conferito al personaggio maggiore spessore psicologico: Pulcinella diventerà quindi più furbo, più sveglio, più complesso insomma, di come era stato rappresentato fino a quel momento. È per questo che a ragion d’essere, Antonio Petito verrà ricordato come il Re dei Pulcinella.
Nelle opere teatrali che l’attore comincia a scrivere venivano spesso affrontati temi sociali di attualità, contesti e storie nelle quali Pulcinella si allontana facilmente dall’immagine datagli nel Seicento dall’attore Silvio Fiorillo, ispiratosi a sua volta al contadino di Acerra Puccio D’Aniello da cui, secondo le storie più accreditate, la maschera avrebbe preso il nome. Antonio Petito ha concentrato in Pulcinella i tratti dell’uomo comune che, dinanzi alle vicissitudini e avversità della vita, cerca di salvarsi le penne, si “arrangia”, come diciamo a Napoli, senza mai perdere la sua ironia che, proprio per tutto ciò che ha vissuto, non può tuttavia non essere velata con dei tratti tragici e malinconici. Da qui si spiega il colore funereo della maschera, in contraddizione con le sue movenze enfatiche e la spiccata personalità burlona.
Antonio Petito ha indossato l’iconica maschera nera e gli abiti larghi e bianchi per circa 23 anni, finché nel 1876 l’attore fu stroncato da un attacco cardiaco proprio nel bel mezzo di uno spettacolo al Teatro San Carlino. Secondo le testimonianze dell’epoca, il corpo dell’attore sarebbe stato portato sul palcoscenico con ancora indosso gli abiti di scena.
Dal lontano 1876 il loculo del grande attore è rimasto abbandonato per chissà quanti anni e il suo ritrovamento al cimitero di Poggioreale ha oggi una grande valenza. Dopo anni di ricerca l’associazione condivide la notizia del ritrovamento, pochi giorni dopo aver ritrovato anche il loculo dello scugnizzo per eccellenza, il piccolo Gennarino Capuozzo, eroe delle Quattro giornate di Napoli. Il ritrovamento si inserisce tra le iniziative avanzate al fine di mantenere e proteggere la memoria di Napoli, della storia e la cultura partenopea. Massimiliano Grillo, presidente dell’associazione Figli del Sud popolo sovrano, si rivolge ai napoletani sottolineando l’importanza della memoria: “dopo il ‘Museo di Pulcinella’ ad Acerra, dobbiamo tutti andare a commemorare il loculo di Pulcinella […]. Attualmente si trova nel ‘cimitero Monumentale’ di Poggioreale”.
Nunzia Tortorella