Napoli, capitale dell’acqua pubblica, in occasione di un nuovo movimento per la salvaguardia di questo bene primario, si ritrova schierarsi in sua difensiva.

Ignorando quasi del tutto il referendum del 2011, che aveva già sancito che l’acqua doveva essere esclusa dalle normali leggi del mercato e che da questa non si può ottenere alcun profitto, il governo Renzi (come anche i precedenti Berlusconi, Monti, Letta) ancora cerca in tutti i modi di introdurre una politica di privatizzazione dell’acqua. In questo modo i politici italiani fanno orecchie da mercante anche davanti le parole di Papa Francesco che, con l’enciclica Laudato Si’, ha così proferito: “L’accesso all’acqua potabile è un diritto umano essenziale fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani”.

Il sindaco De Magistris già nel 2011 trasformò la vecchia azienda Arin spa in Abc (Acqua bene comune), Azienda Speciale, che non permette di fare profitto. Il presidente è Maurizio Montalto, l’avvocato che ha anche assistito i comitati senza alcun riscontro economico. Il nostro capoluogo ha iniziato così a farsi strada tra questo approfittarsi del più debole e delle necessità, sperando di tramutarsi nel primo tassello del cambiamento.

Il 9 marzo 2015 il consiglio comunale (con voto unanime e le destre astenute) decretò l’acqua di “appartenenza” all’Abc e sancendo che l’1% degli utili venisse a portare l’acqua a chi non ne avesse, e che i comitati dell’acqua potessero presenziare al cda di Abc.

Questa organizzazione si vede però contro il governo Renzi, che ad oggi ha intenzione di affidare l’acqua a quattro multiutilities: Iren (Liguria/Piemonte), A2A (Lombardia), Hera (Emilia Romagna, Marche, Veneto), Acea (Lazio, Abruzzo, Molise e il Meridione), quattro piccole multinazionali. 

Tramite la Spending Rewiew, quindi, i Comuni perdono ogni facoltà di scelta.

L’accorpamento alle multinazionali sarà un percorso suddiviso in tappe, di cui la prima è l’unione regionale degli Ato (Ambiente Territoriale Ottimale) verso un unico organismo. In molti temono il fallimento di questo progetto a causa di un’organizzazione e di una pianificazione troppo astratta, su nessuna base scientifica.

Un altro problema riscontrato è quello della “conquista delle fonti”.

In Campania le fonti e gli acquedotti sono in mano della piccola multinazionale Acqua Campania, per cui sono sollecitate le mobilitazioni per evitare che venga sostituita con l’Ato. A questo proposito padre Alex Zanotelli enfatizza: “Sull’acqua, dobbiamo reagire!”

A piazza del Gesù si sono presentati in molti, ognuno con la sua storia, per firmare la “Dichiarazione per l’acqua pubblica”, sulla quale hanno già aderito una sessantina di Comuni, e che viene poi offerta nel pomeriggio anche al Forum nazionale dei movimenti per l’acqua.

Ma De Magistris appare scettico: “De Luca deve seguire la linea del referendum e invertire quella di Caldoro. Siamo preoccupati perché leggiamo di bozze non chiare”.

E il parlamentare grillino Luigi Gallo risponde: “Il recupero del pregresso è stato annullato ma prima di lasciare l’ex commissario Carlo Sarro ha comunque disposto la possibilità di smaltire quelle somme sulle tariffe nei prossimi anni. E tutto mentre la società, negli ultimi due anni, ha già accumulato altri 92 milioni di debiti verso la Regione”.

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.