Se è vero che la storia insegna e che si impara dagli errori, allora verrebbe da chiedersi come mai gli italiani fanno gli stessi discorsi che un tempo facevano su di loro gli statunitensi, come mai si comportano da carnefici, quando conoscono bene la sofferenza che si prova da vittime.

Diffidenza e ostilità a volte strumentalizzate “dall’alto”, sono il fertilizzante perfetto per accrescere l’intolleranza di un popolo ed è quello che successe nei primi anni del Novecento agli italiani che emigravano in America.

La storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti è una storia che inizia come quella di tantissimi italiani del tempo: parliamo di due italiani emigrati negli Stati Uniti nel 1908 in cerca di fortuna.  Sono questi gli anni del boom dell’emigrazione in America, migliaia di europei, soprattutto nostri connazionali, emigrarono nel Nuovo Continente, con molta speranza nel cuore e tanta disperazione e povertà alle spalle.

L’italiano era visto come mafioso, delinquente, non esisteva alcun discorso di tolleranza, tanto meno di integrazione: l’idea generale era che un uomo tanto disperato da lasciare tutto per partire con una valigia di cartone, non avendo nulla da perdere,  avrebbe certamente instaurato rapporti con il crimine organizzato per andare avanti. Il 15 Ottobre 1920 a South Braintree, in Massachusetts, due persone vennero uccise durante una rapina ad una fabbrica di calzature, Sacco e Vanzetti vennero accusati del crimine e, nonostante non ci fossero prove a loro carico, se non il fatto di essere stranieri, socialisti e pacifisti, vennero condannati alla sedia elettrica e giustiziati, il 23 Agosto del 1927, nel penitenziario di Charlestown.

intolleranza
Sacco e Vanzetti

Questo è un episodio sintomatico di una società pregiudizievole, dove non importa la verità, ma l’essenziale è che ci sia un colpevole, che qualcuno (non importa se innocente) paghi e se a pagare è uno straniero, la popolazione “autoctona” certamente ne gioirà. Come Sacco e Vanzetti moltissimi stranieri stanno pagando o hanno pagato, in Italia, le conseguenze dell’intolleranza, della paura del diverso, degli stereotipi che ormai dilagano nella società.

Ci sono voluti cinquant’anni per far sì che Michael S.Dukakis, al tempo governatore del Massachusetts, dichiarasse la completa innocenza dei due italiani, ormai giustiziati, proclamando il 23 Agosto come giorno della memoria: “S & V Memorial Day”, per non dimenticare due vittime dell’intolleranza e promuovere il colloquio tra i popoli e l’abbattimento di qualsiasi pregiudizio.

Della storia di Sacco e Vanzetti ha scritto il giornalista Alberto Gedda in “Gridatelo dai tetti: Autobiografia e lettere di Bartolomeo Vanzetti”, ed è stato prodotto un film di Giuliano Montaldo,Sacco e Vanzetti“, con musiche di Ennio Morricone e testi di Joan Baez.

La storia forse non sempre insegna, ma di sicuro si ripete: oggi come allora si teme il confronto, si ha paura del “diverso”, non si guarda più a un essere umano con pregi e difetti, diritti e doveri, ma si guarda allo straniero come il capro espiatorio su cui far ricadere ogni cosa negativa.

Alessia Centi Pizzutilli

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