Ieri, una riunione sindacale organizzata da diverse associazioni ha causato la chiusura degli accessi al sito archeologico di Pompei. In assenza del personale addetto alla vendita dei biglietti e delle commissioni, i cancelli sono rimasti chiusi.
Centinaia di turisti sono rimasti in fila per un’ora, senza alcun preavviso o comunicazione (il Corriere Del Mezzogiorno conferma l’assenza di cartelli e indicazioni).

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Al principio, le organizzazioni sindacali erano intenzionate ad indire una riunione il 23 Luglio. La soprintendenza era intervenuta inserendo custodi provenienti da un’azienda esterna, evitando la chiusura, cosa, questa, che è avvenuta anche grazie alla scarsa partecipazione all’assemblea. Le tensioni sono in parte dovute al fatto che i lavoratori della soprintendenza contestano da tempo alcune scelte legate all’organizzazione dei turni e del lavoro all’interno di Pompei. Uno dei punti critici è la decisione della soprintendenza di affidare alla Scabec, una società inhouse della Regione Campania, le aperture straordinarie notturne del sito.

I sindacati hanno deciso di lavorare a costi inferiori e aprendo più spazi del sito. Parla Antonio Pepe, rappresentante sindacale della CISL:

La nostra sarà una ‘protesta al contrario’, anziché restare chiusi lavoreremo di più e pagati di meno. Vediamo se così il Mibact ci darà ascolto.

Dario Franceschini, Ministro della Cultura, ha parlato di un danno incalcolabile per il sito archeologico e per la sua immagine:

Un danno incalcolabile che rischia di vanificare quei risultati straordinari raggiunti nell’ultimo anno che hanno rilanciato l’immagine di Pompei nel mondo. Non è possibile organizzare assemblee a sorpresa per impedire che il sito resti aperto con personale in sostituzione, con il risultato di lasciare centinaia di turisti in fila sotto il sole. Chi fa così, fa del male ai sindacati, ai diritti dei lavoratori e soprattutto fa del male al proprio Paese.

Il soprintendente Massimo Osanna è stato ancora più critico:

È stata un colpo basso e un comportamento irrispettoso nei confronti di centinaia di turisti non responsabili ed estranei a vicende interne con l’amministrazione e il ministero non può diventare prevaricazione e ricatto a danno dell’immagine internazionale di Pompei e di tutto il paese.

Storicamente, gli scioperi sono sempre avvenuti poiché qualche problema di fondo non permetteva ai lavoratori di poter esercitare nel pieno dei propri diritti e doveri le mansioni assegnate loro. Insomma, interroghiamoci su questo.

Sara C. Santoriello

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