Oggi 25 novembre ricorre la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Nonostante secoli e secoli di battaglie per affermare i propri diritti, la donna continua ad essere trattata, in molti casi, come un oggetto. Appare quindi naturale che il sesso femminile continui a lottare contro ogni sopruso. Ma, a volte, ci si scaglia contro l’avversario sbagliato: è il caso di Matt Taylor.

Il femminismo delle donne di scienza

di Francesco Orefice

La lotta per l’emancipazione femminile è passata attraverso le aule universitarie, i laboratori specializzati e le grandi premiazioni per il premio Nobel. Sacrosanto diritto di tutti è l’accesso ai mezzi d’informazione e alla cultura, che per quanto scontato ai giorni nostri è stato per le donne un fattore discriminante fino a 50 anni fa. Non occorre ricordare ai più attenti il caso di Rosalind Franklin, il cui lavoro di tutta una vita è stato la base per il successo di terzi, nello specifico dei professori Watson e Crick. Il riconoscimento dei diritti e dei meriti delle donne non è pertanto da mettere in discussione né ora, né mai. Anzi occorre prestare attenzione alla salvaguardia dei suddetti.

Ciò che si può mettere in discussione è però la caccia alle streghe che la semplice pin-up di una camicetta può generare in una società in cui il corpo femminile è sfruttato in maniera assai più bassa dell’immagine che vi proponiamo.

texture maglietta

Siamo lontani dai tempi in cui una donna veniva apprezzata solo ed esclusivamente per il suo acume, semmai ci siano stati tempi simili in cui le donne non provavano insofferenza per l’abbigliamento castigato. È infatti innegabile che una delle principali lotte per l’emancipazione e la libertà di genere sia passata per le minigonne e le scollature accentuate.

Infatti, sebbene siamo legati teneramente a figure femminili come Margherita Hack e Rita Levi Montalcini, siamo altresì consci dei tempi che corrono e non possiamo far finta di non aver assistito ai pietosi scenari televisivi in cui la donna, mercificata nel corpo e nello spirito, viene gettata in pasto ai protagonisti senza scrupoli delle fiction o ai telespettatori dalla viva fantasia.

In tale società, pur tenendo conto del fatto che in quel contesto la camicia potesse risultare di cattivo gusto, o comunque inappropriata, dobbiamo altresì renderci conto che il problema non va scovato nell’armadio di Matt Taylor, bensì volgendo lo sguardo verso il mondo esterno, lì dove ogni giorno si perpetrano violenze fisiche e morali sulle donne.

Matt Taylor e la società dell’immagine

di Davide Esposito

Il polverone generato dalla camicia di Matt Taylor, uomo chiave della missione Rosetta, con la discesa del lander Philae sulla cometa 67P, è la dimostrazione perfetta del detto “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. La forte critica delle femministe, in realtà, va in contraddizione con gli stessi principi che le ispirarono decenni or sono.

Il movimento femminista hippy, in pieni anni ’60, combatteva l’ipocrisia della società conservatrice maccartista non portando il reggiseno, gesto simbolico che significava il rigetto dello stereotipo femminile di quei tempi. Il free love, l’amore libero, era il segno più evidente della rivoluzione sessuale che la società occidentale stava vivendo in quegli anni.

La stagione di lotte dei sixties si consumò in breve tempo, ma i suoi lasciti sono ancora ben presenti: prima di tutto un enorme balzo in avanti nel processo di equiparazione dei diritti delle donne ai diritti degli uomini, con lo smantellamento dell’immagine tradizionale della donna come madre posta in una posizione subordinata rispetto al marito nel contesto familiare.

Le femministe, criticando la camicia di Matt Taylor, cadono nel tranello originato dal loro nemico primigenio: la società dell’immagine.

L’Occidente ha praticamente da sempre dato maggiore importanza all’apparenza piuttosto che alla realtà. La propaganda è un prodotto made in Europe che ha messo l’accento su costruzioni fittizie quali miti, simboli ed immagini per veicolare messaggi specifici e distorcere la realtà a proprio piacimento. Sono occorsi secoli per comprendere che il mondo è una costruzione umana; i cosiddetti tre maestri del sospetto, Karl Marx, Friedrich Nietzsche e Sigmund Freud hanno attaccato la società a loro coeva rivelandone l’essenza intrinseca.

Per Nietzsche la verità è un “esercito di metafore“, per Pirandello l’uomo è al contempo “uno, nessuno e centomila“, vale a dire che ha tanti volti quanti le persone che interagiscono con esso.

La nostra civiltà si regge sull’immagine, sull’esteriorità, ma lo stesso pensiero occidentale che ha costruito tutto ciò ci ha fornito, come detto sopra, gli strumenti per andare oltre le apparenze. Fermarsi davanti ad una camicia è segno di miopia e si perdono di vista i veri nemici.

La violenza contro le donne è assolutamente ignobile, retaggio di tempi che dovrebbero essere ormai andati, e tutti dovrebbero sostenere la battaglia contro tale piaga sociale. Ma occorre anche tenere bene a mente che una camicia con disegni di pin-up, alla fin fine, rimane una semplice camicia non affatto lesiva dei diritti delle donne, perchè battagliare contro i violenti è cosa buona e giusta… Scagliarsi contro un semplice abito è semplicemente ridicolo.

Francesco Orefice e Davide Esposito

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