Voglia di far sentire la propria voce, opporsi a tutto ciò che in passato ha tentato di ostacolare la libertà d’espressione e che è riuscito nell’intento di decostruire tutta una serie di certezze su cui il mondo dei giovani ha tentato di poggiarsi. Questi sono i sentimenti che animano Raffaella Casciello, candidata al consiglio regionale della Campania nella lista ‘Sinistra al Lavoro’ per la provincia di Salerno, che ha gentilmente accettato di rispondere a poche semplici domande postegli da Libero Pensiero.

Come vivi la tua candidatura con la consapevolezza di essere la più giovane ad ambire al posto di consigliera regionale?

‘’Intanto inizio col dire che c’è bisogno di pensare al rinnovamento come uno strumento mediante il quale noi possiamo definire nuove regole per partecipare alla vita politica e il fatto che il gruppo ACT (agire costruire e trasformare), di cui faccio parte e che raccoglie al proprio interno tanti giovani, abbia una rappresentanza in questa lista non può che essere un dato importante, a testimonianza del fatto che anche le nuove generazioni riescano ad avere voce in capitolo. Esiste la possibilità di immaginarsi una visione di sviluppo diverso e questa visione di sviluppo e rinnovamento passa da noi giovani’’.

 

Lo slogan con cui stai portando avanti la tua campagna elettorale è ‘’senza chiedere il permesso’’. Come nasce e cosa vuole comunicare questa frase?

‘’Lo abbiamo scelto da una parte per spirito di irriverenza, una nostra caratteristica per quelli come me che vengono dal movimento studentesco, dall’altro lato per affermare con determinazione che quando hanno ridotto la sanità in brandelli nessuno ci ha chiesto il permesso, come anche quando hanno dismesso tutto l’apparato industriale o come quando hanno messo in crisi la scuola pubblica, e quindi questa volta vogliamo essere noi ad imporre la nostra visione e a farci sentire ‘’senza chiedere il permesso’’ a nessuno. Questa volta ci prendiamo la responsabilità, come generazione, di metterci in gioco dopo anni in cui i giovani non hanno avuto la possibilità di esprimere la propria opinione perché non messi nelle condizioni di poterlo fare’’.

 

Come mai hai deciso di aderire alla lista ‘Sinistra al lavoro’ ?

‘’Sinistra al lavoro, anzitutto, è la reale alternativa possibile, come modello di governo del territorio, rispetto al centro-destra e al centro-sinistra. Non basta un voto di protesta, ma bisogna misurarsi anche e soprattutto sul piano della concretezza e Sinistra al lavoro con Vozza presidente rappresenta la possibilità di pensare che sia possibile immaginarsi un modello di sviluppo alternativo e che ci sia la possibilità a concreta di potersi riappropriare dei diritti di cui siamo stati privati in questi anni. Vengo ai punti programmatici in quest’ottica, a questo punto, che sono: il reddito minimo di cittadinanza, da non intendersi come una forma di welfare che va a sostituirsi al lavoro, ma come uno strumento temporaneo che deve essere supportato da un nuovo piano per l’occupazione che deve partire dalle aree dismesse del nostro territorio. Queste (aree) possono essere una grande opportunità di reddito per giovani e meno giovani, visto il fenomeno della precarietà troppo sviluppato nelle nostre aree e in generale su base nazionale. Troppo spesso la politica ha utilizzato la scusa della crisi per evitare di fare delle scelte di priorità che sono scelte sul piano del reddito e dell’istruzione’’.

 

Sulla base del fatto che provieni dai movimenti che hanno fatto approvare la legge regionale sul diritto allo studio nel 2005, come intendi agire sulla crisi dell’istituzione scolastica qualora dovessi essere eletta?

IMG_8676‘’Oggi il tema fondamentale del dibattito scolastico è quello di finanziare questa legge regionale sul diritto allo studio che noi come movimento studentesco abbiamo fatto approvare. Noi avremo 15 milardi di euro da spendere grazie ai fondi Europei che ci aiuteranno a stabilire la nostra priorità che è quella di una scuola pubblica, di qualità e che sia in grado di garantirne l’accesso a tutti gli studenti. Il ddl della Buona scuola è l’epilogo di un triste processo che affonda le proprie radici nella legge Berlinguer con l’equiparazione tra scuola pubblica e privata. Nel nostro Paese c’è ancora un unico, grande movimento, quello studentesco che ha la lucidità di guardare più in là rispetto agli altri e sono davvero molto contenta che in questa battaglia per la difesa della scuola pubblica ci siano tutti, insegnanti compresi, che ci tengono a tutelare la grande conquista della scuola di massa. È chiaro che la battaglia è davvero dura ma è fondamentale perché un Paese che non investe sulla cultura e sui saperi non va da nessuna parte’’.

 

 

Vincenzo Marotta e Sara C. Santoriello

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