Nonostante la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura firmata da 157 paesi, nel mondo ci sono ancora dei governi che la utilizzano per estorcere informazioni, mettere a tacere o come forma di punizione. Amnesty International ha denunciato 141 casi di tortura in 141 paesi del mondo negli ultimi cinque anni, in particolare in paesi come Filippine, Marocco, Messico, Nigeria e Uzbekistan in cui viene praticata con frequenza.

Ieri Amnesty International ha lanciato una raccolta di firme per porre fine a due casi di tortura:

  • Yecenia Armenta, madre di due figli ora in carcere in Messico da tre anni dopo aver subito 15 ore di tortura per aver ucciso il marito.

  • Muhammad Bekzhankov, giornalista accusato di aver preso parte ad alcuni attentati in Uzbekistan e ora in carcere dopo aver subito pestaggi, soffocamento e scariche elettriche.

L’associazione umanitaria ha inoltre rivolto il suo invito al Parlamento Italiano affinché introduca una normativa che punisca il reato di tortura. Il 23 giugno il Ministro dell’Interno Angelino Alfano è intervenuto al convegno sulla ”Sicurezza globale per lo sviluppo e la legalità” riconoscendo l’importanza dell’introduzione di una legge anti-tortura, anche se di fatto la sua è soltanto una proposta.

Molti sono i casi nel nostro Paese in cui le forze dell’ordine hanno utilizzato metodi violenti nei confronti di detenuti restando totalmente impunite dallo Stato, come ad esempio nei casi Cucchi, Aldovrandi e Uva. ”L’introduzione del reato di tortura sarebbe nell’interesse della polizia e non una punizione a loro inflitta, in quanto potrebbe favorire un clima di fiducia tra la popolazione e le forze dell’ordine.” ha spiegato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, in pieno accordo con la proposta di Alfano. Egli ha poi aggiunto: ”Il ministro Alfano dovrebbe rassicurare la Corte europea dei diritti umani, il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e la comunità internazionale nel suo complesso che c’è la volontà effettiva del governo italiano a onorare l’impegno preso ormai 26 anni fa, con la ratifica della Convenzione contro la tortura”.

Si auspica che quella del Ministero dell’Interno non rimanga soltanto una proposta, ma che il Parlamento si occupi in concreto della questione. Dopo quattro legislature, non può trascorrerne ancora un’altra senza il reato di tortura.

Vincenzo Nicoletti

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