Avete impegni mercoledì 28 marzo? Se la risposta è no, ma anche se fosse sì, vi consiglio di recarvi alla Reggia di Caserta per una mostra unica nel suo genere: Kyle Thompson vi dice qualcosa? A giudicare dai suoi assidui “seguaci”, virtuali e non, credimi proprio che ci torni in mente. Ma tranquilli, se proprio non riuscite ad esserci, avrete la possibilità di vedere le opere dell’artista fino al 4 giugno.

Kyle Thompson è una star della fotografia concettuale americana, seguito da oltre 400mila persone sul web.

Case abbandonate, fiumi, laghi e foreste vuote fanno da cornice a situazioni surrealiste, di cui lui spesso è protagonista.

«Musica, emozioni, qualsiasi cosa accada nella mia vita, cerco di ispirarmi a tutto, raramente ricordo i miei sogni, ma ho scattato alcune foto basandomi sui sogni alcune volte.»

Proprio così, il giovane Kyle Thompson spiega quali sono i pensieri protagonisti dei suoi scatti: sogni, incubi, traumi infantili e ricordi.

Artista della aA29 Project Room, Kyle inaugurerà la sua prima mostra in Italia, promossa dalla Reggia di Caserta in collaborazione con la galleria d’arte.

Kyle Thompson Caserta
Kyle Thompson, Untitled

Per saperne di più, abbiamo intervistato Kyle e Gabriela Galati, direttrice dell’aA29 Project Room nonché curatrice della mostra presso la Reggia di Caserta.

Kyle Thompson

Com’è nato il progetto Open Stage per la Reggia?

«Ho iniziato a cercare queste piccole riserve di natura intatta nella mia città per creare le mie immagini. Visitavo questi fiumi tra i centri commerciali e pezzi di terra sotto i cavalcavia e creavo autoritratti immerso nei dintorni. Ho iniziato a notare l’artificialità all’interno di queste scene.

Stavo rimuovendo quel contesto urbano che circondava queste aree e costruendo un
palcoscenico in un certo senso. L’artificialità è una componente così connessa alla natura
all’interno delle città: alberi di plastica nei centri commerciali e parchi pubblici curati. Mi sentivo come se si stesse facendo un torto a questi luoghi, permettendo che esistesse questa superficialità. Così, per reclamare questi spazi, sono andato in questi stessi ambienti e ho preso un’immagine di questi con quel contesto urbano incluso; con quegli edifici, linee elettriche e strade che erano appena fuori dalla vista delle telecamere.

Confrontando queste immagini, sei in grado non solo di collocare queste scene nel loro contesto urbano, ma anche di sperimentare il modo in cui questa natura incontaminata è in grado di esistere e sopravvivere rispetto all’essere umano».

Prima e dopo l’inaugurazione del 28 marzo, sarai in residenza presso la tua galleria aA29 Project Room, lavorando quindi sul territorio campano. A cosa stai lavorando? E quali sono le tue impressioni?

«È molto bello qui. Sicuramente è più difficile ed inusuale un Open Stage in questo territorio, ricco di storia, dove la natura è sì immersa nel mondo urbano, ma con criterio. Piccole rovine sulle colline e edifici abbandonati fanno da cornice ad un contesto molto diverso dal mio».

Kyle Thompson Caserta
Scatto di Kyle Thompson, scelto tra i semi finalisti di ArtVerona 2016 per il premio “Icona”. Classificata al secondo posto, rientra nelle fotografie più belle e significative di ArtVerona di quell’anno.

Vedendo le tue foto di cinque o sei anni, si evince un cambiamento, una maturazione, sei d’accordo? Come senti sia cambiato il tuo lavoro? Consideri che il focus sociale, ambientale, sulla sostenibilità della galleria abbia in qualche modo stimolato il tuo lavoro, o i tuoi interessi?

«Assolutamente, c’è stato sicuramente un grande cambiamento nei temi del mio lavoro. Credo che il lavoro che ho creato anni fa sia stato più casuale e giocoso. Ora tratto il mio lavoro più come performances solitarie; interagisco più profondamente con ciò che mi circonda ed esamino la mia connessione con questi luoghi. Questa mia attenzione per l’ambiente ha mosso qualcosa in tal senso, ha fatto prosperare azioni ambientali. Per Open Stage, sto facendo in modo che queste ultime aree, ancora intatte, siano documentate e recuperate».

Gabriela Galati 

Che tipo di lavoro state facendo con la galleria dal punto di vista
istituzionale?

«Stiamo lavorando in un’intensa collaborazione sia con curatori esterni ed interni (com’è il mio caso) sia con altre istituzioni, attraverso le quali mettere in evidenza l’impegno degli artisti della galleria in temi che vanno dalla sostenibilità all’antropologia e l’antispecismo. È il caso della mostra di Kyle presso la Reggia, ma anche quello del duo Vinci/Galesi che hanno vinto il Sustainable Art Prize dell’Università Ca’ Foscari di Venezia durante Art Verona 2017 e che quindi presenteranno il lavoro svolto durante quasi un anno su Venezia agli studenti dell’Università presso Ca’ Foscari alla fine di maggio».

Quali altre mostre avete in programma?

«A Caserta in primavera, il 12 maggio, presenteremo la personale di Yvonne de Rosa, giovane fotografa campana. A Milano il 30 maggio inaugura la collettiva “Domande sul vivente”, che sono molto felice di curare perché presenterà il lavoro di un gruppo di artisti (Tiziana Pers, Brandon Ballengée, Ivana Adaime Makac, Matilde Sambo, Muriel Rodolosse e Camilla Alberti, e una performance del collettivo SEEDS), alcuni molto giovani, che investigano la question del vivente da diversi punti di vista, e soprattutto con una visione non antropocentrica».

Ilaria Cozzolino

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