Massimo D’Alema torna a parlare del Presidente del Consiglio in un’intervista al Corriere della Sera. “L’unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte, con il metodo del centralismo democratico, le scelte maturate in quegli incontri privati”.
L’ex leader maximo spiega che “Renzi è in evidente difficoltà nei confronti di Bruxelles” e che sull’articolo 18 “si può trovare un accordo ragionevole sugli interventi sul mercato del lavoro”. E aggiunge: “Sull’articolo 18 è in atto un’operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste un’emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro. C’è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all’Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano ampiamente dominanti”.
Per D’Alema “L’Europa non sta andando nel verso auspicato dai progressisti” secondo la sua opinione Matteo Renzi sta sottovalutando ciò che accade a Bruxelles: “L’Europa – afferma – doveva cambiare verso ma non sta andando nel verso che i progressisti auspicavano. Anzi. I popolari hanno una decina di eurodeputati in più ma in Commissione hanno fatto l’en plein. Il predominio conservatore è impressionante. Temo che tutto ciò non potrà non avere effetti sulla politica dell’Unione”.
In mattinata Matteo Renzi, in un’intervista telefonica con Repubblica ha affermato: “Se pensano di avere i numeri e il candidato giusto ci provino”. Il Pd però “non ha preso il 41% alle Europee per abdicare”. E alla domanda sull’articolo 18, che sta infiammando la discussione politica spiega che: “non difende tutti. Anzi, in fin dei conti non difende quasi nessuno. Nel 2013 i lavoratori reintegrati sono stati meno di 3mila: considerando che i lavoratori in Italia sono oltre 22 milioni stiamo parlando dello 0,0001%. È solo un tema strettamente ideologico.”
Sulla possibilità di un compromesso con la minoranza interna al partito dice: “Il reintegro spaventa gli imprenditori e mette in mano ai giudici la vita delle aziende. Va tenuto solo per i casi di discriminazione. Per gli altri indennizzo e presa in carico da parte dello Stato”. Ma all’interno del PD si propone di congelare l’articolo 18 per i primi 3 o 4 anni, Renzi è contrario: “Che senso avrebbe? Sarebbe un errore – afferma – Significherebbe essere un Paese in cui il futuro dell’economia e dell’industria dipende dalle valutazioni dei giudici. L’art. 18 o c’è per tutti o non c’è per nessuno”. Poi aggiunge: “In un partito normale si discute, si vota anche dividendosi, poi si rende una decisione e la si rispetta. Non voglio prove di forza muscolari, anche se abbiamo la certezza di avere la maggioranza”.
A Renzi risponde ancora D’Alema, che rilancia il possibile accordo interno per evitare la spaccatura. L’esponente del Pd avanza una proposta di mediazione: “Si può ancora intervenire con misure limitate per togliere alcuni fattori di rigidità, come del resto ha detto Gianni Cuperlo – propone – Si può pensare ad allungare il periodo di prova e a ridurre l’indennizzo economico oggi troppo pesante per le imprese. Contestualmente però occorre discutere anche degli ammortizzatori sociali”.
Ma se all’interno del Partito Democratico la situazione non è delle migliori, le cose non vanno molto bene con le parti sociali. La Cgil, insieme alla Fiom convocano una mobilitazione di piazza per il 25 ottobre e la Camusso non esclude lo sciopero generale, dal palco di Cervia Landini ha detto: “Deve essere chiaro a tutti che non sarà una manifestazione che conclude una fase, ma una manifestazione che inizia una fase di mobilitazione. Nella Cgil c’è sempre stata una discussione delle posizioni, questa è la forza della Cgil, non abbiamo intenzione di accettare peggioramenti e stravolgimenti dei diritti dei lavoratori. Avevamo già proclamato delle ore di sciopero che si faranno nei territori, necessarie anche per proclamare lo sciopero generale della categoria”. Poi l’ultimo affondo definitivo contro il governo Renzi, quello che pone una pietra tombale sull’asse preferenziale costruito tra il leader della Fiom e il presidente del Consiglio, per Landini il Governo Renzi “non è di centrosinistra” e, ironizzando ha detto: “Non vorrei che il nostro premier, frequentando troppo Marchionne e Detroit, pensasse di prendere la residenza in Svizzera”
Luca Mullanu