CASORIA – In seguito alle minacce di sgombero dell’ex deposito militare, riqualificato e “liberato” in fruizione alla cittadinanza, la mattina del 28 Ottobre il Comune ha dialogato con alcuni referenti di TerraNostra Occupata, per discutere dello sgombero e sulle sorti del posto, proprio mentre un gruppo di attivisti politici mantenevano un presidio in piazza Cirillo in difesa degli spazi sociali.

Nessuna nuova indicazione pare essere arrivata dalle istituzioni, quindi l’ordinanza di sgombero rimane un pericolo che gli attivisti di TerraNostra non sottovaluteranno. Ma adesso sul territorio di Casoria, la realtà in difesa dei beni comuni sembra voler canalizzare le proprie forze verso l’ottenimento della gestione dello spazio, in modo da far decidere alla città delle modalità con cui incentivare qualsiasi progetto di riqualificazione e riutilizzo dell’area. Dopo il presidio e la successiva assemblea a TerraNostra, si scrive in un comunicato:

L’ordinanza di sgombero resta formalmente in atto ma le mobilitazioni, in difesa di questo che con la nostra battaglia la popolazione ha iniziato a ritenere come un bene comune, hanno costretto le istituzioni a rallentare il procedimento. Abbiamo guadagnato tempo per rafforzare la nostra lotta. Tuttavia abbiamo intenzione di rilanciare. Continueremo ad animare la riappropriazione dal basso di questo specifico spazio verde per arrivare alla creazione di un modello generalizzato di uso diretto delle risorse collettive da parte delle abitanti e degli abitanti del territorio, nonché all’imposizione di una nuova forma di democrazia: a decidere sul governo della città deve essere chi la vive realmente andando oltre lo strumento oramai inflazionato della rappresentanza.

D’altronde, solo grazie alla lotta quotidiana di chi vive a TerraNostra Occupata, si è smosso un osservatorio ambientale che dovrà certificare le condizioni ambientali in cui versa lo spazio. Una presa di coscienza in cui l’amministrazione comunale ha evidentemente mancato negli anni, abbandonando 4 ettari di terra all’incuria e al degrado.

Inoltre, come rivelato dagli stessi attivisti, parliamo di uno dei rari depositi militari “liberati, ed è per tali ragioni che TerraNostra rappresenta anche la battaglia di chi vive l’antimilitarismo e pretende dalle istituzioni ciò che spetta di diritto, vale a dire: incentivare la spesa pubblica sui servizi primari anziché sulle spese militari, che specie nel 2015, in Italia aumentano, prelevando fondi al trasporto, alla sanità e alla scuola, e dispiegandoli per i nuovi conflitti mondiali.

Alessandra Mincone

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