Questa settimana la rubrica Lettere in Soffitta propone un iter diverso per le vie della memoria. Non più solo vecchi libri impolverati, nascosti in bauli dimenticati, sotto coperte di polvere. L’appuntamento letterario propone dunque un incontro inaspettato, lì dove il vecchio torna nuovo e un classico diviene rivelazione: è l’incontro con i sogni nel cassetto di un progetto made in Italy. Nasce l’Italian Virginia Woolf Society e Lettere in Soffitta riparte da qui.

Martedì 13 giugno 2017 avrà luogo presso il giardino della Casa Internazionale delle Donne la cerimonia d’inaugurazione, accessibile tanto a studiosi quanto a curiosi o appassionati, durante la quale interverranno le socie fondatrici Elisa Bolchi, Nadia Fusini, Iolanda Plescia e Liliana Rampello. La presentazione dell’Italian Virginia Woolf Society fornirà l’occasione anche per una prima Assemblea dei soci, a cui seguirà il dibattito e il rituale brindisi finale.

Lettere in Soffitta- Italian Virginia Woolf Society

Galeotta tra le studiose fu la passione comune per una grande artista, il movente vero e proprio la mancanza di un’associazione italiana che le rendesse giustizia: Virginia Woolf finalmente gode di un oracolo italiano e le sue opere, di un faro che allontani ombre e falsi miti.

Bisogna, ora, tornare al principio del XX secolo, quando i tratti del Modernismo rivoluzionavano le caratteristiche del romanzo. I vecchi schemi di stesura venivano messi in discussione e si sperimentavano nuove forme di scrittura, focalizzandosi sui processi mentali che si annidano all’interno della mente umana, rendendola un intricato labirinto in festa. Non a caso è il secolo della psicanalisi, non a caso è l’exploit del flusso di coscienza.

Tale tecnica prende vita dalle dottrine filosofiche di Henry Bergson e William James: il primo parla de la durée, il tempo interiore di un individuo che elude la convenzionale scansione temporale; il secondo propone una visione della coscienza come un flusso continuo senza scompartimenti, che scorre e si manifesta alla stregua di un fiume o una tempesta.

Il metodo per poter applicare la tecnica del flusso di coscienza alla scrittura è quello del monologo interiore, che si presenta in forma diretta in James Joyce ed indiretta nelle righe di Virginia Woolf. Un metodo ricco di flashbacks, dissolvenze e rallentamenti che prendono forma tra colorite similitudini e metafore. Un complesso organismo di pensieri e emozioni che giacciono nel profondo inconscio umano, come le fondamenta di iceberg di cui si scorge solo la punta in superficie.

Ed è un vero e proprio mondo sommerso quello che la Woolf vuole condividere con i suoi lettori; un mondo troppo spesso incompreso, troppo spesso semplicisticamente etichettato.

Quello che si ripropone l’Italian Virginia Woolf Society è di perpetuare nel tempo un’associazione culturale che scardini vecchi fantasmi e presenti al meglio l’autrice, valorizzandone i punti di forza. Questa è la promessa e la speranza della presidentessa del Consiglio Direttivo, Elisa Bolchi. Lei che aveva suggellato questo eterno amore già nel 2015 col suo testo “L’indimenticabile artista: lettere e appunti sulla storia editoriale di Virginia Woolf in Mondadori“, coinvolgendo allora nell’idea del progetto Liliana Rampello, madrina del libro durante la cerimonia di presentazione.

Il filo conduttore dell’incontro che avverrà il 13 giugno sarà il tema della comunità, fortemente voluto da Nadia Fusini, così che ognuna delle socie fondatrici potesse raccontare cosa legasse la Woolf alla nozione di comunità: a cominciare dal concetto di circolo femminile, per cui l’autrice ha dettato e gettato le redini. E ancora, il senso di comunità intellettuale: quindi l’importanza del Bloomsbury Group, il celebre circolo letterario, artistico e filosofico che si riuniva attorno alla Woolf. Per poi arrivare a trattare, in ultimo, della comunità di studiosi italiani che hanno accolto ed rielaborato le sue opere. Questo è il punto di cui si occuperà Elisa Bolchi, volendo mettere in evidenza quanto oggi più di ieri si stia rivalutando questa grande artista. Parla simpaticatimente di rinascimento woolfiano, prendendo in considerazione le nuove traduzioni come quella de “Gli anni” a cura di Antonio Bibbò per la casa editrice Feltrinelli; o anche la calorosa risposta del pubblico al primo festival italiano interamente dedicato alla scrittrice, tenutosi a Monza il 25 26 e 27 novembre 2016 ed intitolato “Il Faro in una Stanza”.

Si sta riscoprendo dunque l’arte concreta e concisa di un’autrice prima di tutto donna, poi femminista ma sicuramente molto sensibile e riflessiva. Riaffiorano i saggi, freschi, diretti e galoppanti che si nutrono del suo pensiero anticonvenzionale. Resistono indefessi gli scritti femministi “Una stanza tutta per sé” e “Le tre ghinee” integrati da nuovi libretti e singoli saggi che svelano arcane sfumature della Woolf e preludono quindi alla lettura della sua prosa, sicuramente non di facile accesso. Imperdibili sono anche le due raccolte dei racconti, uscite recentemente, una a cura di Liliana Rampello e l’altra di Mario Fortunato: azzardi ben ponderati di un’editoria che avverte questo nuovo fervore.

Virginia Woolf ha sempre qualcosa da dire, a chiunque. Io credo che, nelle sue pagine,  tutti possano trovare nuovi spunti. A me capita ogni volta” afferma la Bolchi, entusiasta dell’interesse riscontrato soprattutto nelle giovani che bramano una guida o punto di vista diverso e maestro, per una realtà che scivola via nella storia senza mai cambiare troppo di fatto.

Un omaggio doveroso, quello dell’Italian Virginia Woolf Society, per riabilitare l’immagine di una scrittrice offuscata dai suoi demoni. Non sarebbe giusto continuare a ricordarla a ritroso partendo dalla fine, spiega Elisa Bolchi ma piuttosto sarebbe necessario immergersi lentamente, annusandola poco alla volta. 

Pamela Valerio

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