Una nuova votazione alla Camera ha reso vittoriosa la terza fiducia per l’Italicum con il sorprendente risultato: 342 sì, 15 no, un astenuto, nessuna opposizione. Il voto finale è previsto per lunedì.
Qualche parola a discapito di questo nuovo passo avanti è stata spesa solo in un secondo momento dai membri di M5S, Sel e Forza Italia, che chiamano in causa la possibilità di ricorrere al referendum abrogativo.
“La battaglia contro l’Italicum continuerà anche dopo la sua approvazione. Stiamo pensando a un referendum abrogativo totale dell’Italicum. Ovviamente non vogliamo farlo da soli e potrebbe interessare tutte le forze politiche e della società civile che contestano questo tentativo di accentramento del potere di Renzi”, afferma il grillino Danilo Toninelli.
“La prima tappa è lunedì quando proveremo a far saltare la legge secondo un percorso trasparente dentro questa aula – spiega Arturo Scotto, capogruppo Sel alla Camera – Qualora, come pare, la legge dovesse passare dopo questa prova di forza così inedita e significativa, dovranno essere messe in campo tutte le iniziative possibili per limitare l’impatto della legge, per via parlamentare o coinvolgendo cittadini”.
Nelle due fiducie sono 38 i deputati che hanno deciso di non partecipare ai voti, tra questi alcuni membri della minoranza del Pd, tra cui Enrico Letta, Pierluigi Bersani, Rosi Bindi e Roberto Speranza.
A tal proposito attacca il vicecapogruppo Pd a Montecitorio, Ettore Rosato: “Il vero motivo per cui le opposizioni non stanno votando è che molti di loro se ne sono già andati, e quindi non votare è l’unico modo per non far vedere che i loro numeri calano”.
Paragonando questa votazione con quella della seconda fiducia è evidente che la maggioranza ha perso 8 voti. Sono quelli di due Popolari per l’Italia, due di Scelta Civica, e sei di Area popolare.
Il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, intanto annuncia “archiviata l’era del porcellum“. Per poi continuare, “Siamo vicini al traguardo e auspico che nel voto finale si ritrovino anche coloro che hanno approvato questo testo nei precedenti passaggi parlamentari”.
Ma tensione si taglia ancora con la lama del rasoio, non tanto per la complicata situazione che si potrà presentare lunedì, quanto il prosieguo della riforma costituzionale del Senato che si terrà al Palazzo Madama, che vedrà i bersaniani fin troppo determinati per i vari conflitti con FI.
Civati, intanto, ha accennato alla possibilità di lasciare il Pd la prossima settimana. “Se fossimo in 100, avrebbe avuto senso impegnarsi in una battaglia dall’interno. Io ho sperato fino all’ultimo che Renzi cambiasse, ma ora tocca prendere atto una volta di più che non è così. In settimana ci vedremo, con un gruppo di ‘coraggiosi’, e discuteremo se rimanere o meno in questo Pd”. E, riguardo il referendum: “Quello che i parlamentari non hanno potuto fare, cioè votare i necessari miglioramenti dell’Italicum, lo potranno fare i cittadini con un bel referendum”. Alfredo D’Attorre si trova d’accordo con quest’ultimo punto del suo discorso.
Nella minoranza invece Rosi Bindi afferma che la strada migliore da percorrere sarà sicuramente quella che evita qualsiasi forma di rottura.
La scelta della conferenza dei capigruppo di arrivare al voto finale lunedì sera ha provocato l’ira di Forza Italia e Lega. A prendere parola è Massimiliano Fedriga: “Il calendario se lo facciano Renzi e la Boldrini. Boldrini si dimetta così farebbe una figura migliore e aiuterebbe il Parlamento a riacquisire una sua dignità”. Il capogruppo azzurro Renato Brunetta ha poi aggiunto: “Continua l’egemonia del Pd che, non contento di riassumere in sé i ruoli di opposizione e minoranza, replica questa dialettica all’interno dalla capigruppo e la presidente Boldrini, mi dispiace dirlo, non fa altro che svolgere il ruolo di notaio di questa situazione”.
Ma Boldrini si difende: “Come presidente non posso certamente farmi guidare dai miei convincimenti di merito o da valutazioni di opportunità. Prima viene il rispetto delle regole di funzionamento della Camera. Ho sottolineato in varie uscite pubbliche la necessità di trovare un punto di equilibrio che, al di là di ciò che le norme permettono, evitasse una nuova lacerazione” e “mi sembra di essere stata molto chiara. Poi ciascuno si assume le responsabilità delle proprie scelte”. Dopo aver citato l’articolo 116 del Regolamento della Camera che elenca le materie sulle quali non può essere posta la questione di fiducia, aggiunge “tra queste materie non figura quella elettorale”.
Alfano conclude le discussioni sulla fiducia affermando che chi ha deciso di utilizzare un voto segreto dovrebbe aspettarsi che il governo poi usi la fiducia come conseguenza. Ora non si può far altro che inneggiare al cambiamento e, stando alla proposta di Quagliariello, si può trovare un modo per dar più possibilità ai cittadini di esprimersi in riferimento al Senato.

Alessia Sicuro

Alessia Sicuro
Classe '95, ha conseguito una laurea magistrale in filologia moderna presso l'Università di Napoli Federico II. Dal 2022 è una docente di lettere e con costanza cerca di trasmettere ai suoi alunni l'amore per la conoscenza e la bellezza che solo un animo curioso può riuscire a carpire. Contestualmente, la scrittura si rivela una costante che riesce a far tenere insieme tutti i pezzi di una vita in formazione.

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