Lo schema Goebbelsiano del Movimento Cinque Stelle è partito sin dalla notte delle elezioni: Beppe Grillo ha suonato la carica, Di Maio ha rincarato la dose e i tanti sostenitori lo hanno ripetuto sino alla nausea nella speranza che le loro bugie si trasformassero in verità. Questa formula, già rodata e abusata in passato, ha finito per trasformare una robusta sconfitta in una quasi vittoria, almeno agli occhi degli osservatori meno attenti e dei giornalisti più vicini ai pentastellati.

Di fronte ad un evidente ridimensionamento del Partito Democratico – che nel confronto dei dati assoluti e percentuali, tra politiche, europee e queste amministrative, non può certo sorridere – si è infatti rafforzata la falsa idea di una crescita del Movimento.
Falsa idea che non proviene dal nulla, visto che è lo stesso Beppe Grillo a scrivere sul blog la prima falsità. Nella foga, il capo del Movimento Cinque Stelle – che in questa campagna elettorale ha scelto di restare defilato – parla di un Movimento Cinque Stelle primo partito in tre regioni (alludendo a Puglia, Liguria e Campania) mentre i dati mostrano una realtà diversa: il primo partito è infatti ancora il Partito Democratico, che supera i pentastellati in tutte le regioni di decine di migliaia di voti.

Non solo: il Movimento Cinque Stelle in queste ore festeggia una crescita di consenso che viene puntualmente disattesa se si guardano i dati. Per fare qualche esempio: in Campania il Movimento perde più di 140 mila voti rispetto alle Europee 2014 e quasi 280 mila rispetto alle Politiche 2013; in Veneto la perdita è di più di 280 mila voti rispetto alle Europee e di oltre 580 mila voti rispetto alle Politiche. Così anche nelle altre regioni al voto, per un risultato complessivo abbastanza impietoso: il Movimento Cinque Stelle avrebbe infatti perso, nelle sette regioni al voto, quasi due milioni di voti rispetto alle Politiche (e quasi un milione rispetto alle Europee). Queste perdite rappresentano bene l’inesorabile discesa di un movimento deludente e che appare sempre più inconcludente agli occhi di quelli che in passato ci avevano creduto, lasciando nuovamente il campo all’astensione e al nuovo fenomeno, il leghista Matteo Salvini. È lui infatti il vero vincitore: la sua Lega non solo sfonda in Veneto e Liguria, ma ottiene ottimi risultati anche nelle regioni del centro e prende voti persino in Puglia.

Anche sul piano percentuale, il Movimento cala vistosamente rispetto alle ultime elezioni europee: in Liguria perde il 3,8%, in Veneto il 9,69%, in Toscana l’1,66%, nelle Marche il 5,51%, in Umbria il 3,85%, infine in Puglia perde l’8,77% mentre in Campania il calo è di 3,21%.

Al Movimento Cinque Stelle resta l’unica consolazione di essersi per ora consolidato al secondo posto dopo il Partito Democratico, con distanze che appaiono nettamente inferiori rispetto alle Europee dove il PD renziano era sembrato irraggiungibile. Tuttavia non solo l’accorciamento delle distanze è da riferirsi al calo del PD – e non certo ad una crescita inesistente del partito grillino – ma bisogna considerare il discorso coalizioni. Il centrodestra vede in qualche modo il delinearsi di un faccia a faccia interno tra l’ex centrodestra Berlusconiano e il nuovo centrodestra Salviniano, mentre il centrosinistra di governo logora naturalmente il suo consenso per via di misure discutibili e impopolari (riforma della scuola, sentenza sulle pensioni, vicenda degli impresentabili) che hanno pesato molto sul consenso personale del premier e hanno causato scissioni che, in queste elezioni, sono risultate determinanti in alcuni casi.
Il Movimento Cinque Stelle invece continua per la via dell’intransigente contrarietà ad alleanze con altri partiti, ed è dunque abbastanza inutile confrontare i risultati del M5S con i dati scorporati di partiti facenti parte di coalizioni più ampie.

La sfida al M5S la lancia Michele Emiliano, il vincitore delle elezioni regionali Pugliesi che forte di una solida maggioranza – conquistata anche grazie alla frammentazione delle alternative – ha dichiarato di voler nominare Antonella Laricchia (candidata del M5S) all’Assessorato dell’Ambiente con il quale, a suo parere, condividerebbe gli stessi obiettivi in materia.
La mossa dell’ex sindaco di Bari, autentico tentativo di portare il M5S e il PD dalla stessa parte della barricata, ha creato già un certo spiazzamento da parte dell’entourage pentastellato. Sulla questione si è comunque espresso il leader Beppe Grillo, che ha già ringraziato e rispedito al mittente la proposta: “le alleanze e gli inciuci non ci appartengono.

Roberto Davide Saba

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