NAPOLI — Per una fruizione dell’arte senza limiti di sorta, giunge al Pio Monte della Misericordia, proprio nella Chiesa che ospita una delle più celebri tele del Caravaggio, l’Ottava Misericordia: è questa l’espressione con la quale è stata battezzata l’opera di Giuseppe Corcione, l’artista partenopeo che, grazie al suo minuzioso lavoro, permetterà a chi non può godere della vista della tela caravaggesca, di percepirne ugualmente la bellezza e l’essenza.
L’opera, presentata nel pomeriggio dello scorso mercoledì, è un bassorilievo — il primo tattile foggiato nel Sud Italia — realizzato con la tecnica di fusione a cera persa in alluminio; per la sua installazione è stato necessario lavorare ben tre anni, lasso di tempo piuttosto lungo, ma ampiamente ripagato dall’effetto ottenuto: l’Ottava Misericordia figura, infatti, accanto all’imponente tela del Merisi, riproducendone fedelmente le scene, regalando ai non vedenti l’emozione dell’abbraccio alato, della bontà del cavaliere che non esita a donare il suo mantello ad un uomo senza vesti; dell’amore di una figlia che nutre del suo latte il padre affammato e incarcerato. Lo spirito delle Sette Opere di Misericordia del Caravaggio è, pertanto, interamente preservato, tant’è che esso vive e risulta tangibile nello scopo ultimo che l’autore si è imposto di perseguire: fare un’opera che raffiguri la misericordia e che sia, al tempo stesso, letteramente misericordiosa.
Si tratta di un capolavoro vero e proprio che, seppur di piccole dimensioni, regge bene il confronto con la maestosa realizzazione caravaggesca, dando ai visitatori l’impressione di poter toccare con mano la bellezza di un’opera eterea ed inviolabile. L’Ottava Misericordia di Corcione, oltre ad incontarare la gioia e l’entusiasmo dei governatori del Pio Monte della Misericordia, della sezione provinciale napoletana dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e del Movimento Apostolico Ciechi Nazionale, ha ottenuto il patronato dalla fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
Il messaggio lanciato da Corcione è più chiaro che mai: l’arte deve essere di tutti e, soprattutto, a portata di tutti.
Anna Gilda Scafaro