Champions League a due facce per le due protagoniste di casa nostra impegnate nella più prestigiosa competizione europea : dopo i dolori patiti in un avvio di campionato difficile, torna a sorridere la Juventus, che allo Stadium batte 2-0 il temibile Siviglia campione dell’Europa League; di contro, l’altra faccia di Giano bifronte vede le lacrime di una Roma che torna a casa leccandosi le ferite dopo l’incredibile e rocambolesca sconfitta per 3-2 in casa dei modesti bielorussi del Bate Borisov.

Lucio Battisti cantava di “discese ardite e risalite”. Prendiamo a prestito le sue parole per descrivere, in estrema sintesi, l’andamento delle due italiane in Champions League e più in generale il nostro calcio alla prova del palcoscenico europeo e nazionale. Vittorie esaltanti, sconfitte brucianti, gironi già compromessi e qualificazioni ad un passo, classifiche discutibili, allenatori ad un passo dall’esonero o dal rinnovo a seconda di come cambia il vento, esaltazioni momentanee ma anche repentini ridimensionamenti. L’ombra di un bipolarismo attorno a Roma e Juve sembra aggirarsi forte e sospetto. Ma non crediate che siano le sole, perché se andassimo a sostituire le parole Roma, Juventus e Champions League con Napoli, Fiorentina, Lazio ed Europa League la storia non cambia. Tutte accomunate da questi elementi su appuntati in maniera disordinata (giusto per rimanere in tema).

LA JUVENTUS – Questa volta la Juve ride, dopo la vittoria contro il Siviglia mina vagante della Champions League, anche se siamo ancora lontani dalla squadra che è arrivata a contendere al Barcellona lo scettro di regina d’Europa non più di quattro mesi fa a Berlino. Ride dopo aver pianto e ingoiato bocconi amari in campionato, dove in sei giornate ha racimolato solo 5 punti, una media da squadra in lotta per la salvezza. Siamo ancora agli inizi del campionato, e come non si può parlare di scudetto all’Inter o alla Roma o alla Fiorentina, nemmeno si può dare per spacciata anzitempo una squadra in grado di vincere quattro titoli di seguito e arrivare in finale di Champions.

In ogni caso, se in patria sembra vivere una situazione di crisi, con l’umore sotto i tacchi per gli scarsi risultati, l’infermeria piena e qualche caso fuori dal campo (il nervosismo di Allegri, l’incidente in macchina di Caceres), l’aria europea sembra essere un vero toccasana per l’umore bianconero, che rigenera la squadra e la riporta a livelli più consoni. Ad esempio a Manchester, la Juve ridimensionata è andata a vincere in rimonta contro il gigante City, dato per sicuro vincitore a inizio gara. In casa allo Stadium, invece, pur non giocando una partita memorabile, ha tenuto a bada il Siviglia di Emery, spauracchio del sorteggio di Champions League visto che aveva fatto dell’altra coppa, l’Europa League, un affare personale mettendo in riga tante squadre di livello superiore. Tanto che a Torino, gli andalusi non hanno fatto nemmeno un tiro in porta degno di nota. Addirittura è tornato a sorridere anche Simone Zaza, forse intimorito dal nuovo ambiente fino a ieri. La panchina di Allegri è tornata ad essere ben salda per tutti, anche per tifosi e media che già ne chiedevano la testa dimentichi dell’anno di grazia 2014/15, ad un passo da un’ impreventivabile tripletta.

LA ROMA – Garcia è sulla graticola dallo scorso inverno, quando ha perso le briglie della sua squadra e si è ritrovato senza idee e con gli uomini sbagliati al posto sbagliato. Il mercato non è stato parco col francese, ma questo inizio della stagione decisiva per lui sembra non ingranare. Partite memorabili e bellissime contro la Juve, il Carpi ed il Barcellona in Champions League, la sconfitta immeritata di Genova contro la Samp e le prestazioni orribili contro Verona, Frosinone e Sassuolo in campionato e contro il Bate a domicilio danno l’impressione di essere sulle montagne russe. Pardon bielorusse, giusto per restare in tema con l’ultima partita.

L’ultima è stata, forse, la partita che più di tutte rappresenta l’inizio di stagione romanista : grigia come l’improbabile maglia indossata a Borisov, tracotante e poi smarrita e timorosa nel terribile primo tempo contro una squadra modesta, padrona del campo anche se a testa bassa e in maniera convulsa nel secondo, dove ha rischiato perfino la rimonta. Ora la Roma rischia molto nel girone, considerato nei sorteggi come alla sua portata, e a Roma già cominciano a circolare incontrollatamente i nomi dei probabili sostituti di Garcia, se dovesse perdere anche a Palermo. Dal traghettatore Lippi all’ipotesi suggestiva di Ancelotti, passando per Spalletti, Montella e perfino Conte.

NAPOLI, FIORENTINA E LAZIO – come detto all’inizio, sostituendo le su citate Roma e Juventus e Champions League con Europa League, non cambia la storia. L’ambizioso Napoli di Sarri, impegnato a Varsavia contro il Legia, ha arrancato non poco in partenza : una sconfitta a Sassuolo, due 2-2 contro Sampdoria ed Empoli, due roboanti vittorie per 5-0 contro il Brugge e la Lazio al San Paolo, un ridimensionamento con il pareggio a reti bianche a Carpi e l’esaltazione alle stelle dopo la prestigiosa vittoria nella madre di tutte le partite per il popolo partenopeo, contro la Juve. Un’altalena che ha coinvolto persino Maradona, prodigatosi in parole non proprio tenere riguardo la gestione della squadra, e smentito subito da quei due 5-0 di fila. L’ambiente non si è ancora deciso a definire Sarri allenatore da Napoli o meno.

La Lazio vive anch’essa sulle altalene, e con lei il suo allenatore Pioli. Le vittorie che hanno fatto rivedere la bella Lazio dello scorso anno sono state spezzate da pesanti batoste, come l’eliminazione dai preliminari di Champions League ad opera del Bayer Leverkusen e le valanghe di gol prese da Chievo e Napoli. La Fiorentina è quella che invece se la sta cavando meglio di tutte, con un andamento in campionato inaspettatamente vincente che li ha riportati in vetta dopo quasi 15 anni, ma anche una preoccupante amnesia in coppa, quando in casa ha perso contro il Basilea.

Sul palcoscenico europeo, in generale, il calcio italiano vive da tempo sospeso in una situazione di indeterminatezza. Schemi vecchi, eccessiva paura di giocare a viso aperto e volontà di accontentarsi, e l’idea che ormai il declino abbia ammantato il nostro calcio che vive solo dei fasti del passato (fatta eccezione per la parentesi juventina della scorsa stagione), rimontato da squadre di nazioni lontane e prive di tradizione calcistica ma con una fame e una sfacciataggine che le nostre compagini spesso si sognano, e che spesso e (mal)volentieri pagano negli scontri diretti. E dire che, di fame, ne avremmo anche noi.

Fonte immagine in evidenza : it.anygator.com

Michele Mannarella

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.