Sembra non avere epilogo il calvario della famiglia Regeni: dopo la morte di Giulio, i familiari hanno intrapreso una battaglia per scoprire la verità, ma sono stati sovente ostacolati nel loro intento dal governo egiziano, che dopo aver “alzato un muro” fatto di omissioni e reticenze, ha per ultimo arrestato il dott. Ahmed Abdallah, presidente del consiglio d’amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf). L’uomo stava offrendo attività di consulenza per i legali della famiglia del ricercatore ucciso in circostanze misteriose tra il gennaio ed il febbraio 2016, ma è stato prelevato il 24 aprile in casa dalle forze di sicurezza.

La famiglia di Giulio si dice “angosciata” per questo ennesimo atto di ostruzionismo compiuto dal governo di Al Sisi ed ancora più in generale esprime “preoccupazione per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti anche direttamente coinvolti nella ricerca della verità circa il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio“. Proprio l’organizzazione di cui Abdallah è presidente ha documentato negli scorsi mesi il caso dei centinaia di “desaparecidos” egiziani.

Tra gli arrestati figurano nomi di primissimo piano della società egiziana, quali la nota attivista Sanaa Seif, l’avvocato Malek Adly e proprio il dott. Abdallah. Secondo Amnesty International, il presidente dell’organizzazione non governativa sarebbe stato prelevato dalla sua abitazione, nel cuore della notte, addirittura dalle forze speciali ed i capi d’accusa a suo carico sarebbero quelli di istigazione alla violenza per rovesciare il governo, adesione a un gruppo “terroristico” e promozione del “terrorismo”.

Sempre dal rapporto redatto da Amnesty emerge che almeno 238 persone, la cui maggioranza è formata da attivisti e giornalisti locali e stranieri, sono state arrestate in Egitto, giorno 25 aprile; non un giorno qualunque, bensì ricorrenza del ritiro nel 1982 di Israele dalla penisola del Sinai. “Il massiccio spiegamento di forze e mezzi di sicurezza – pone in evidenza l’associazione – ha di fatto impedito lo svolgimento delle manifestazioni pacifiche indette per protestare contro la cessione di due isole del mar Rosso all’Arabia Saudita, una decisione che secondo molti gruppi della società civile egiziana è stata presa in modo incostituzionale e privo di trasparenza”.

Come riporta Amnesty, tra il 21 ed il 24 aprile almeno altre novanta persone erano state arrestate, con le pesanti accuse di reati contro la sicurezza nazionale e violazioni della legge antiterrorismo e della legge sulle proteste. Sempre in quei giorni, precisamente il 22, era stato arrestato Haytham Mohammedein, avvocato e portavoce del Movimento rivoluzionario socialista.

Da quanto emerso nella relazione dell’Organizzazione, i metodi con cui vengono condotti gli interrogatori ed i processi sono deprecabili e altamente lesivi della dignità umana, in quanto prevedono metodi coercitivi volti all’estorsione di confessioni riguardanti reati mai commessi.

In seguito a questi provvedimenti oltraggiosi, Amnesty ha sollecitato le autorità egiziane a rispettare il diritto di manifestazione pacifica e la libertà di espressione ed a rilasciare tutte le persone arrestate per aver manifestato in forma pacifica.

Intanto la verità sulla morte di Giulio Regeni si tinge sempre più di mistero mentre tutti si augurano che il giallo possa essere presto risolto.

Galileo Frustaci

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