Breve storia del mio silenzio Giuseppe Lupo Premio Strega
Fonte: https://marvinrivista.it/index.php/2020/06/25/cercare-le-parole-per-appartenere-al-mondo-breve-storia-del-mio-silenzio/

Breve storia del mio silenzio è un romanzo autobiografico di Giuseppe Lupo, candidato al Premio Strega nel 2020. In attesa della nuova edizione del Premio, ripercorriamo queste storie condivise negli anni precedenti. In particolare, il romanzo di Giuseppe Lupo, pubblicato nell’ottobre del 2019 per la casa editrice Marsilio, è stato proposto alla giuria da Salvatore Silvano Nigro ed è entrato nella dozzina, riuscendo a conquistare anche i cuori dei lettori. Breve storia del mio silenzio ha guadagnato l’accezione non solo di romanzo autobiografico, ma anche di romanzo di formazione, grazie all’accurata descrizione e stratificazione delle età dell’autore attraverso i riferimenti all’esperienza di vita personale, accuratamente riportata nel testo. Questo libro rappresenta uno strappo nel cielo della vita di Giuseppe Lupo che, dopo l’uscita de Gli anni del nostro incanto, romanzo fiction, pubblicato nel 2017, ha svelato la sua sfera personale al pubblico raccontandosi e lasciandosi poi trascinare dal vortice delle pubblicazioni per l’anno 2020. L’autore conservando uno spazio per la saggistica e la narrativa romanzata ha, in questo libro, lasciato spazio alla parte più intima di sé, ad un’infanzia sopraffatta dal silenzio e dall’afasia, riscoprendo la letteratura come uno strumento da sfruttare per dimenticare i propri traumi.

La storia raccontata vede Giuseppe Lupo protagonista alle prese con gli anni della prima infanzia, con le difficoltà di approcciare, all’età di quattro anni, al mondo e alla propria crescita. il silenzio diventa un compagno di viaggio più forte di qualsiasi parola, insieme alla difficoltà di parlare dovuta ad un mutismo infantile. Un silenzio che non raccontava soltanto la sua vita, ma anche quella della sua terra: la Basilicata che, in Breve storia del mio silenzio, fa lentamente capolino verso la crescita economica negli anni del BOOM. Mentre l’autore, con l’aiuto dei suoi genitori maestri, emerge dall’oblio del silenzio con la lettura, la sua terra natia cresce spingendosi verso un panorama borghese e acquisendo tutto quanto di buono riservavano quegli anni. La lettura diventa pian piano un mezzo eccezionale di rifugio, di conoscenza e di rivoluzione, che gli farà dimenticare del silenzio e lo spingerà verso un amore infinito. Questa suggestione creata dall’intreccio di attualità politica- sociale e geografica, con la propria storia personale ha fatto di Breve storia del mio silenzio il candidato ideale per il Premio Strega. L’Italia viene rappresentata, infatti, da cima a fondo, negli anni della maggiore crescita economica, quegli anni fiorenti che giovarono ad ogni minima parte del Paese.

La forza della propria passione per la lettura lo spinge verso le successive tappe della crescita e qui, dove il romanzo autobiografico si intreccia con quello di formazione, vengono definiti gli step che lo condurranno alla vita adulta. In Breve storia del mio silenzio, Giuseppe Lupo cresce, diviene ragazzo e comincia a frequentare importanti circoli letterari con il padre, risale sempre più quella montagna della paura la cui vetta sembrava irraggiungibile. Inizia a studiare Letteratura all’università nella città di Milano, un luogo dove il silenzio devi cercarlo accuratamente e guadagnartelo. Il desiderio sempre crescente di trasferire il mutismo su pagina, di riempire di parole il mondo lo fa approcciare alla scrittura di narrazioni, nutrite dalla speranza di un successo come scrittore. I suoi sogni sembrano farsi deboli quando, ultimate le sue prime narrazioni, ne tenta la pubblicazione e, proprio nel momento in cui sembrava incapace di superare l’ultimo ostacolo, incontra i più importanti editori degli anni Novanta. Tra questi vi erano Giulio Einaudi, Raffaele Nigro, solo pochi a confronto con tutti coloro che lo circondarono a quel tempo e che hanno contribuito a renderlo il candidato perfetto per il Premio Strega. Nel novero di questa compagnia grandiosa si conclude questa narrazione evocativa, ricca di storia e di vita.

La scelta di una prosa densa e ricca di innovazioni che procede fluida verso l’individuazione dell’obiettivo narrativo è quella caratteristica in più che consente a Breve storia del mio silenzio di Giuseppe Lupo, di diventare un romanzo apprezzato e ammirato. La suggestione che l’autore crea nel contrasto tra il silenzio e le parole entrambi considerati, allo stesso tempo, come rifugio e campo minato, accresce l’atmosfera di aspettativa che tramette questo testo. Un tempo sospeso che però si muove con una tale rapidità, per nulla paragonabile a quella de I giorni dell’emergenza, Diario di un tempo sospeso, poiché tutto è in continua evoluzione. L’autore cresce: da un bambino di quattro anni in silenzio si trasforma in uno scrittore ammirato, il suo paese in Basilicata si rinnova, Milano diventa sempre più grande e frenetica. In tutto questo correre verso il nuovo, per «non tornare come all’inizio», per non ripartire dal punto zero, sembra sentirsi la mancanza del silenzio, che rimane legato soltanto all’oblio dei ricordi e le pagine diventano sacre custodi degli stessi. Giuseppe Lupo, in questo romanzo lascia che la narrazione segua l’evoluzione, che ciò che esisteva in partenza venga lasciato a quel punto, poiché: «Scriviamo ciò che è destinato a essere cancellato, scriviamo per dimenticare. Un meccanismo strano: la letteratura è la malattia dell’oblio, non della memoria. Questo avrei voluto dire a Cesare, se fosse venuto a tenermi compagnia».

Breve storia del mio silenzio diventa, quindi, lo scrigno segreto delle memorie dell’autore che, riscrivendole per dimenticarle, permette ai suoi lettori, di riscoprire e dimenticare a loro volta i primi e più importanti passi di uno scrittore candidato al Premio Strega.

Francesca Scola

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