“Nina sull’argine” è uno dei romanzi in corsa per il Premio Strega 2022: la storia di un cantiere diventa l’espediente per il viaggio introspettivo della protagonista.
Nina sull’argine: la trama
Caterina è la protagonista di Nina sull’argine: è una ingegnera (anche se Veronica Galletta per tutto il romanzo adopera il termine “ingegnere”, come segno evidente della marginalizzazione che la protagonista vive) siciliana emigrata al nord; donna in un ambiente ostile e maschile, a cui vengono affidati i lavori di un cantiere, un argine in un paese inventato del Piemonte – Spina. Il lavoro di Caterina, Nina, si rivela sin da subito complicato. Nina si trova in difficoltà per motivi procedurali e problemi ambientali, per via delle proteste di alcuni cittadini contrari alla costruzione, ma anche perché sarà costretta a fare i conti con i propri fantasmi. L’amore con Pietro è finito, e questa volta pare sia definitivo, è lontana dalla Sicilia, terra che ama e odia, terra che la opprime e da cui ha scelto di andare via. In più, la scoperta di una serie di morti sul lavoro la metteranno di fronte a una realtà molto più complessa: sarà necessario compiere delle scelte per poter andare avanti e proseguire, sia nel lavoro che nella vita.
Nina sull’argine è un lungo viaggio introspettivo e di crescita, che usa il cantiere come correlativo oggettivo. Nina prende misure, corregge, scava, cerca, calcola, a volte sbaglia ed è costretta a fare un passo indietro e ricalcolare, convinta che alla fine una soluzione esiste. Il suo è un lavoro pieno di intoppi, e questo lavoro combacia esattamente con gli aggiustamenti da apportare alla sua vita: combattere le insicurezze, la paura di non essere all’altezza, la dipendenza affettiva nei confronti di Pietro. Ed è anche un viaggio tra i “fantasmi”, un romanzo sul passato e sulla necessità di lasciar andare le cose, di lasciar scorrere i segreti che ci tormentano, abbandonare l’amore che è stato e contemporaneamente cercare di uscire dalla solitudine e dalla malinconia.
Tutti i luoghi attraversati da Nina sono pieni di elementi che le ricordano il suo passato, quel passato con cui deve necessariamente fare i conti per poter andare avanti. Il cantiere di Spina la tiene imbrigliata nei ricordi: le compare lo spettro di Pietro, lo vede – è un’apparizione! – che la spinge a conoscere l’uomo che pulisce la buca. Siciliano come lei, quest’uomo le ricorda casa, ed è proprio dal concetto di casa che inizia il cambiamento della protagonista. Finalmente inizia a disfarsi di tutto quello che la connetteva al suo amore passato, cambia la posizione dei mobili, rimbianca le pareti: non è più casa “loro”, è casa “sua” e basta.
La crescita di Nina continua fino ad arrivare a una epifania: abbandonare ogni sentimento per poter sopravvivere. Ma non è la vittoria del cinismo, è più un compromesso, un divenire che ci porta da un punto a un altro, e poi a un altro ancora. Per una persona che ha difficoltà a prendere una decisione, perché ogni decisione lascia indietro altre possibilità ed è un po’ come tradirle, scendere a compromessi è un enorme risultato e un enorme regalo da farsi.
La fine del cantiere è la conclusione del lavoro assegnatoli, e al tempo stesso la base da cui ripartire per costruzioni future. Nina è cresciuta.
Nina sull’argine è un romanzo che ci porta a pensare a ciò che ci rende umani: gli errori, i cambiamenti repentini, le scelte, i ricordi, ma soprattutto le ripartenze. Nina impara a camminare da sola. E insegna che il mondo è bello anche se lo percorriamo solo sulle nostre gambe.
Veronica Galletta è nata a Siracusa e vive a Livorno. Da ingegnere, ha lavorato quasi vent’anni per un’ente pubblico. Con il romanzo Le isole di Norman (Italo Svevo Edizioni, 2020) ha vinto il Premio Campiello Opera Prima.
Valentina Cimino