Easy Funk: «Quello che vorrei? Una denuncia della crisi climatica»

Dopo aver pubblicato l’omonimo album e diversi singoli tra cui Lobotomia con il quale hanno partecipato alla dodicesima edizione di Sanremo Giovani tornano in scena gli Easy Funk con Quello che vorrei disponibile in rotazione radiofonica, su tutte le piattaforme digitali e negli store.

Il collettivo di Nola di Bari anche per questo brano ha mantenuto il sound di matrice elettro funk – arricchito da elementi rap e reggae – che da sempre lo contraddistingue. Per l’occasione ai quattro componenti storici della band Zekka, Meta, Gia Young e Leontino Gobest si aggiunge Savina Vitobello (in arte Sabreetha), con la quale hanno già avuto modo di collaborare svariate volte.

Ad ispirare gli Easy Funk nella scrittura di Quello che vorrei è stata la crisi climatica che sta mettendo a dura prova, al limite del collasso, il nostro pianeta. Rei di tutto ciò i detentori del potere economico e politico che grazie alle loro azioni inconsulte, dettate solo ad esclusivamente dalla logica del profitto, stanno distruggendo il futuro di intere generazioni.

La Terra è molto malata: aria inquinata, riscaldamento globale e rifiuti tossici sono soltanto alcune delle patologie di cui soffre. Siamo ormai vicini ad un punto di non ritorno: viste le condizioni attuali delle nostra dimora “non è facile per noi comuni mortali fare pace con il mondo, la natura e gli animali”.

Anche se la situazione appare alquanto catastrofica permane un barlume di speranza (“tutto il caldo là fuori non scioglie il ghiaccio nei cuori”). Migliorare l’attuale stato di salute del nostro pianeta è un’impresa ardua, ma non irrealizzabile:“cambiare tutti noi con una semplice canzone” è ancora possibile a detta degli Easy Funk, basta volerlo.

Ai microfoni di Libero Pensiero Gia Young ha gentilmente risposto ad alcune domande in merito il nuovo singolo della band.

In data 13 settembre è uscito il vostro nuovo inedito dal sound elettro funk Quello che vorrei. Come è avvenuta la produzione del brano? Potresti raccontarci qualcosa in merito?

«La produzione di Quello che vorrei” nasce dalla necessità di esprimerci riguardo temi molto delicati e che ci stanno particolarmente a cuore innanzitutto a livello umano, ossia il surriscaldamento globale, l’inquinamento, l’inciviltà, la guerra per l’oro nero e l’oppressione operata dai poteri regnanti quali politica e religione.»

Stando ad un recente studio dell’Arpa in Puglia i siti potenzialmente pericolosi per la salute dei cittadini sono ben 498, di cui 70 di origine industriale, 145 discariche e 11 luoghi a rischi contaminazioni d’amianto. Il nuovo singolo degli Easy Funk può essere inteso come una denuncia nei confronti di ciò che, ahimè, ogni giorno accade sotto i vostri occhi nella vostra terra?

«Sì, senza dubbio può essere intesa come una denuncia nei confronti di ciò che accade sotto i nostri occhi tutti i giorni nella nostra amata Puglia. Il messaggio vero e proprio del brano va purtroppo esteso alla condizione dell’intero pianeta.»

Le numerose problematiche ambientali portate da voi alla luce nel testo hanno comportato e stanno tuttora comportando danni irreparabili per il nostro pianeta. Credi che ciononostante sia ancora possibile rimediare ai nostri errori?

«Questo non possiamo saperlo con certezza, ma crediamo che sia necessario essere speranzosi. Il testo del nostro brano recita queste testuali parole: “fosse facile per noi, che siamo comuni mortali, fare pace con il mondo, la natura e gli animali proprio perché pensiamo sia una cosa davvero complicata. Dopo tutti gli abusi che abbiamo inflitto al globo non è di certo un’impresa da poco!»

Attraverso la musica voi Easy Funk vi siete fatti portavoce della battaglia contro il riscaldamento globale sollevata dalla giovanissima Greta Thunberg. A tuo parere in che modo una canzone può contribuire a veicolare messaggi sociali?

«La musica è fin dagli albori portavoce di messaggi molto importanti. Essa è stata sempre in grado di scuotere le coscienze essendo uno dei mezzi di comunicazione più immediati ed efficaci.»

Vincenzo Nicoletti

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