Esistono le stracittadine, i derby passionali, che dividono in due o più fazioni una città, dalla culla alla tomba, come si suol dire, perché combattute anzitutto dalle tifoserie, poi dai calciatori, in quanto il risultato è l’unica cosa che conta. In Italia accade per la Lanterna, la Mole, la Madonnina o il Cupolone, ma quando la rivalità travalica il confine cittadino, si hanno i Derby del Sole o d’Italia, o all’estero il noto il Clasico di Spagna.

Incontri storici che paiono però semplici amichevoli se rapportate alla partita, o per i puristi, a El Partido: il Superclasico. “Clasico” poiché antecedente alla Grande Guerra, e “Super” perché rispetto lo spagnolo è un’altra cosa, superiore per l’appunto. Il prefisso racchiude in sé l’antefatto: Bosteros contro Millionarios, termini forti e significativi, nell’eterna sfida tra il bene e il male, tra l’azzurro e il rosso, tra l’oro e il bianco.

LA GARA – Ci si era lasciati a fine gennaio con una goleada senza commenti, 5-0 per il Boca nel Torneo de Verano, dispensatore di gioia ma non di punti, come il campionato, il maxi-torneo Grondona da 30 squadre, che tanto ha fatto discutere. Gli spagnoli avrebbero detto “Manita“, ma gli argentini sono più arguti e restano così: 5mentarios.

Alle 18:15 locali le squadre fanno il loro ingresso alla Bombonera, 433 Xeneize contro 442 degli ospiti. La partita è aperta ad ogni risultato, Osvaldo va vicino alla gloria dopo 9 minuti con una bordata che si infrange sul palo. Serata in chiaroscuro per l’Italoargentino, mentre sugli scudi abbiamo il guerriero Peruzzi, ex Catania, Orion, Diaz e Meli, gioiello di centrocampo. Il River risponde, Sanchez coglie la traversa, mentre Chavez e Mora sprecano da ambo i lati. Corsa e agonismo, sudore e grinta, con pochi tocchi di classe. Gli allenatori giocano a scacchi e muovono le prime pedine: Cavenaghi subentra per gli ospiti, ma è il Vasco a fare scatto matto: dentro Pavon e Perez, uno-due ed è apoteosi alla Bombonera: pueblo y carnaval!

I GOL – Il pallone è in area, passa da Osvaldo al Kichan, diciannovenne talentuoso, che trafigge Barovero sul suo palo con potenza e precisione. Il River è esamine e Perez dà il colpo di grazia, inventando di tacco un filtrante respinto da Barovero che si arrende alla ribattuta, per il raddoppio del Boca. Abbracci di gruppo e commozione sugli spalti.

Cori e tamburi fanno da melodia ai tre minuti, tra l’84 e l’87, ove la vittoria si veste di azzurro e oro, e danza nel barrio della Boca, al gran teatro della Bombonera, gioiello tra lo sterco e le baracche, lì dove era sbocciato il talento d’un fiore mai è appassito, nonostante un passato difficile, che rivive nei gesti e nelle esultanze, come la “gallinita”, sfottò folkloristico nei confronti dei rivali, interpretato da Carlitos Tevez, idolo locale, che in attesa del ritorno permette a giovani quali Pavon di dar lustro delle proprie capacità. Gli Xeneizes si confermano Punteros e Invinctos, cioè primi in classifica e imbattuti nel 2015, a testimonianza che questo può essere l’anno buono per vincere un trofeo.

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Tevez esulta con la “gallinita” in Juve-Lazio

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Fabio Fin

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