Home Cultura Bologna, le Baccanti euripidee riconquistano la scena

Bologna, le Baccanti euripidee riconquistano la scena

BOLOGNA – appuntamento con il teatro. È partita a novembre scorso la serie di spettacoli che ha riadattato in tempi moderni una tragedia d’altri secoli: le Baccanti di Euripide, come non le potreste mai immaginare. Riemerge dalle ceneri un mondo insondabile ma affascinante, passato ma vivo, conosciuto ma troppo spesso dimenticato.

Nell’antica Grecia il teatro era didattica, competizione, occasione di pace in guerra, momento per la satira e parodia politica: un’intera civiltà raccolta in un unico grande momento culturale. Aujourd’hui, si avvale di cinque spettacoli differenti affidati a cinque menti d’artisti emergenti: tutti drammi a giusta chiusa del corso di regia coordinato dalla regista e attrice Yvonne Capece, direttrice dell’associazione culturale Sblocco5.

Presto divamperà questo delirio delle Baccanti

come un fuoco, a grande

vituperio dell’Ellade.” (vv. 778-779)

PAOLO FILOGRANA ha sostenuto l’arduo compito dell’esordio tra i neo registi. La sua riscrittura parte dalle fondamenta del testo, per poi frantumarle e riscriverne un passo a due. Nella sua ottica, la tragedia greca porta il volto di Zeus insanguinato e il peso sulle spalle della Colpa; una colpa che grava, che storpia, che non permette di scegliere. Euripide invece pone in scena la volontà personale, dilatando le maglie del tempo e analizzando le microfratture fautrici del tragico.

Ma qual è la vera essenza delle sue Baccanti? È l’invocazione degli uomini all’esistenza anche se imperfetti; è il diritto a vivere senza alcuna walk of shame verso il riscatto. Nel testo originale la storia dell’umanità viene incassata e schiacciata tra i due grandi monologhi del dio che lo vedono assetato di vendetta all’inizio e vittorioso alla fine. In questa variante si assisterà ad una nuova prospettiva del divino: in una carezza data, in un bacio concesso, nel gesto affettuoso ma perverso di una coppia adagiata sulle macerie di un amore maledetto. Il giudizio del tribunale incombe e pesa; i personaggi, seppur oppressi, sopravvivono. Non è il prodotto di un’arte preconfezionata né da esposizione: è un’arte fatta a pezzetti e incollata in un mosaico dalle tinte inaspettate. “Ecco, dopo averlo distrutto, preferirei che con Euripide la gente ci costruisse una casa. Io ci ho costruito la mia, mattone dopo mattone, senza alcuna remora”, ha concluso Filograna.

Baccanti
Prove dallo spettacolo di Paolo Filograna con la supervisione della maestra di regia Yvonne Capece.

SOFIA ABATANGELO sconvolgerà le aspettative presentando un Dioniso nelle vesti di una donna. È una rivisitazione dalla scenografia minimale ma d’effetto; i tre personaggi principali (Penteo, Dioniso e il Coro) solcano costantemente la scena: prosa e poesia dei corpi si intersecano e si incontrano. La tragedia greca viene connotata da tratti romanticamente tormentati, da contorni sfumati come per quel Viandante sul mare di nebbia ad un passo dal precipizio. Sofia racconta il suo spettacolo come una pietà femminile con il corpo del Cristo nudo tra le mani: Dioniso, allo stesso tempo donna e androgino, si impossessa di Penteo che rimane sovrano senza essere più il padrone.

Cosa va in scena con le sue Baccanti, dunque? Il frastagliato rapporto tra le istituzioni e l’istinto umano, riflesso nei rapporti amorosi e fisici.  ‏È una sfida al sistema che continua ad imporre controllo all’uomo, specialmente nella coppia. La sconfitta del sovrano è sicuramente perdita del potere politico socialmente riconosciuto ma coincide con il guadagno del diritto alla libertà istintiva. Il controllo che Penteo esercita è prima di tutto contro se stesso: vuole imprigionare le Baccanti ma le desidera profondamente e non comprende che l’umanità brama panem et circenses, ricerca una valvola di sfogo, pena la morte.

Baccanti
Prove di regia : spettacolo di Sofia Abatangelo

FRANCESCO CECCHI AGLIETTI è l’ultima scommessa in questo gioco d’azzardo. Il cerchio si chiude con un arrangiamento che rifiuta l’idea di un Euripide misogino: protagonista indiscusso è il Coro delle Baccanti che inneggia alla libertà femminile, ridimensionando il ruolo di Dionisio. È una visione anarchica di una società contemporanea che non riconosce alcun dio ma è ugualmente schiava, ammanettata dal sistema. Se dovesse descrivere la tragedia greca, sceglierebbe l’idea di un bicchiere rovesciato con del liquido rosso corrente, al limite tra vino e sangue. La sua rivisitazione, a confronto, sarebbe un’immagine al tramonto di ombre riflesse in uno specchio d’acqua e infrante dall’eco di un sasso lanciato poco prima. Non c’è distinzione di volti né di sesso: è una libera interpretazione nelle mani di chi guarda.

Baccanti
Prove di regia: spettacolo di Francesco Cecchi Aglietti

Cosa aspettarsi dal suo spettacolo? Un’iniziale parodia comica che catapulta la tragedia euripidea nei giorni nostri ma che assume toni sempre più cupi per poi terminare in tragici termini. Avvertita come anacronistica per la nostra realtà, Francesco rielabora le Baccanti nella sua essenza: Dioniso è ai margini, Tiresia istruisce Penteo alle tecnologie futuristiche, il sesso è proposto come ancestrale attrazione bisessuale e il Coro bacchico si ribella al sistema imposto dal sovrano.

Questa non è che la punta di ghiaccio di un profondo iceberg ancora sommerso dalle acque; poche parole per un grande lavoro, dedite a chi, nel teatro e nell’arte, ancora crede e ne fa la propria passione.
Attenzione, dunque, l’agone ha riaperto i battenti: il pubblico si accomodi, lo spettacolo ha avuto inizio.

Pamela Valerio

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