I No Vax sono un'arena carnevalesca delle diversità
I No Vax sono un'arena carnevalesca delle diversità

In Italia, la campagna di immunizzazione organizzata dal Ministro della Sanità, Roberto Speranza, assieme al commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, sta procedendo in maniera spedita. L’82% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, con un ulteriore 4% in attesa della seconda dose. In ogni caso, rimane un 15% della popolazione, ovvero circa 9 milioni di italiani, che non ha intenzione di ricevere una dose di vaccino. Queste persone sono state frettolosamente indicate come “no-vax”, in modo tale da accomunare le motivazioni del loro rifiuto nei confronti della vaccinazione.

Ma le loro ragioni non sono tutte uguali: il più delle volte, si tratta di persone non ideologicamente schierate, incerte nella valutazione in merito ai vaccini o semplicemente impaurite. Proviamo dunque ad addentrarci in questa magmatica galassia sociale, per cercare di fare maggiore chiarezza sul fenomeno.

I No-Vax

I “No-Vax sono coloro che si oppongono a qualsiasi tipo di vaccinazione contro il Covid-19. Le loro teorie e i loro argomenti finiscono spesso per sovrapporsi a scenari paranoici e stravaganti, ma che pure godono di una popolarità. Alcuni di loro sono persone che hanno la tendenza a negare l’esistenza stessa del virus, oppure mettono in dubbio la sua pericolosità. Di fatto, oltre a non credere alla narrazione ufficiale della pandemia, ipotizzano che ci sia un’intenzionalità nel creare panico nella popolazione attraverso dati fuorvianti o manipolati, con il solo intento di limitare le libertà personali.

Ci sono poi coloro che hanno maturato una diffusa sfiducia verso le istituzioni e il mondo della politica, in modo da essere convinti che la verità sugli effetti negativi del vaccino venga nascosta dai cosiddetti “poteri forti” per controllare la popolazione. Fanno parte di questo fantomatico piano non solo le istituzioni nazionali ed internazionali, ma anche personaggi come George Soros e Bill Gates.

A volte si arriva ad addossare la responsabilità addirittura al sionismo e agli Stati Uniti. Altri invece fondano il loro rifiuto sul macro-filone dei presunti interessi economici coltivati da alcuni colossi dell’industria farmaceutica, chiamati comunemente Big Pharma, accusati di aver favorito la pandemia per lucrare sulla produzione di vaccini e, in futuro, di altri farmaci a larga diffusione.

Il senso di grande insicurezza in cui ci troviamo da diversi mesi fa da terreno fertile per il crescere di false credenze. Aggirando perciò le contraddizioni logiche che caratterizzano le proprie motivazioni e traendo forza dalle evidenti incoerenze dei lori discorsi, i No-vax sfociano nel cospirazionismo. Si tratta di persone che hanno un forte bisogno di certezze che la scienza – non basata su risposte certe, ma su risultati che si evolvono continuamente in base alla ricerca – non può dare.

I Non Vax

I “Non Vax” sono coloro che non negano l’evidenza della pandemia, ma nutrono dubbi sull’efficacia e sulla validazione scientifica dei vaccini in circolazione. Essi vivono le scorie del disastro comunicativo, creato soprattutto intorno ad Astrazeneca, e dunque non hanno più fiducia nelle somministrazioni vaccinali. Il terrore in merito agli effetti collaterali ed in particolar modo del rischio trombosi – che tuttavia si contano sulle dita di una mano a fronte di milioni di inoculazioni – i dietrofront continui delle autorità di vigilanza, le sospensioni temporanee delle somministrazioni e un certo allarmismo della stampa hanno contribuito a creare questo clima di sfiducia.

Molti italiani mostrano perciò scetticismo per i continui rallentamenti e ostacoli che sono stati posti susseguitisi durante il percorso della campagna vaccinale. Essi sostengono che l’autorizzazione all’immissione in commercio dei vaccini anti-Covid è stata concessa sulla base di dati clinici meno completi di quelli normalmente richiesti, e quindi in presenza di un rischio insito nel fatto che sono necessari dei dati aggiuntivi che possono essere raccolti soltanto con il passare del tempo. Pertanto questi vari vaccini approvati non devono essere resi obbligatori poiché, secondo i Non Vax, nessuno può essere sottoposto a sperimentazione medica senza un consenso libero, consapevole e informato.

Nella pratica, questo gruppo di persone si trova a fare i conti con una difficile comparazione psicologica tra “costi” e “benefici” del vaccino. Le ragioni della scienza sembrano scontrarsi o mischiarsi, con le loro valutazioni autobiografiche, con i loro aspetti psicologici e con le loro percezioni sociali. Essi possono così essere ricondotti al campo dell’ipocondria, ma anche alla comprensibile pretesa delle persone di completa trasparenza riguardo a quello che entra nel proprio corpo. Pertanto, nel loro caso la strategia dovrà essere diversa, dato che è necessario spendersi a livello istituzionale per ricostruire un rapporto di fiducia con i vaccini che è andato perduto per ragioni esterne – e per certi versi politiche – a chi oggi non se la sente di farsi inoculare una dose.

Gli A-Vax

La categoria degli “A-Vax” è forse quella meno nota. Sono persone che non hanno ancora avuto le loro dosi, ovvero coloro che sono stati dimenticati. Si tratta spesso di anziani i cui parenti avevano provveduto a prenotare il vaccino, ma che poi non hanno seguito la procedura fino alla fine, lasciando il loro caro da solo dinanzi alle procedure burocratiche. Ma rientrano di diritto in questa categoria anche i migranti irregolari, che hanno subito disparità di accesso ai vaccini rispetto al resto della popolazione favorita dalla propria cittadinanza. Di fatto, molti migranti sono esposti a una maggior probabilità di contrarre il coronavirus a causa delle loro condizioni di vita in luoghi spesso sovraffollati come i centri di accoglienza, mentre altri sono impossibilitati a lavorare a distanza.

Se poi si annoverano in questa categoria anche i senzatetto che si trovano nelle varie strutture di aggregazione, si capisce che c’è la necessità di realizzare un piano di vaccinazione mirato, dedicato in particolare a queste categorie più fragili. Per questo motivo, non basta che i virologi si facciano intervistare su giornali e parlino in tv per consigliare a tutti di vaccinarsi, ma è necessario che sia il sistema sanitario territoriale ad attivarsi alla ricerca delle persone che non hanno ancora avuto le loro dosi.

I Free Vax

Infine ci sono i cosiddetti “Free Vax”, dall’inglese «vaccinazione gratuita», che in italiano può avere tutt’altro significato. Nel nostro Paese, i Free Vax sono infatti coloro che affermano di non essere contrari ai vaccini, ma di stare dalla parte della libertà di scelta. Essi sostengono di solito che il virus periodicamente muta e non è possibile al momento sviluppare un vaccino che copra tutte le varianti. Pertanto rivendicano la loro facoltà di non vaccinarsi e contestano l’obbligatorietà del Green Pass in quanto costringerebbe a vaccinarsi. In altre parole, i Free Vax vogliono che la volontà di sottoporsi alla vaccinazione sia lasciata alla coscienza individuale.

I Free vax ragionano perciò “da una prospettiva liberale” sul diritto a ricevere o meno il farmaco. In caso contrario parlano di una presunta dittatura sanitaria, nel momento in cui viene limitata la libertà di autodeterminazione dell’individuo. Per evitare quindi questo leitmotiv sarebbe opportuno utilizzare campagne di informazione che persuadano la popolazione Free Vax e la convincano a vaccinarsi liberamente, piuttosto che obbligarla a farlo.

Per concludere, la parola “No Vax” non descrive in modo esauriente la galassia eterogenea formata da vari gruppi, uniti tra loro dalle diverse motivazioni che si oppongono all’obbligo vaccinale. Di conseguenza, bisognerebbe capire come interagire in modo differente con le varie categorie, senza liquidare come irricevibili le domande e le perplessità sollevate da chiunque non partecipi con patriottico entusiasmo alla campagna vaccinale di massa.

Gabriele Caruso

Gabriele Caruso
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

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