Da un lato i problemi che limitano ancora oggi lo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili, come l’incostanza delle produzioni associate all’eolico o al solare, dall’altro il grido d’allarme lanciato dai nostri sistemi, sfruttati e (spesso) distrutti dall’estrazione e dal consumo dei combustibili fossili.

La definizione della politica energetica di un Paese non è mai semplice; non di rado si devono operare scelte difficili, che, purtroppo, non si fermano alle problematiche sopra elencate: ad esempio, lo sfruttamento di determinate tecnologie, come quelle legate all’energia atomica, lascia ancora diversi dubbi, soprattutto per i pericoli legati al processo di fissione.

Esempio lampante è il dramma nucleare che ha colpito il Giappone nel marzo 2011; una catastrofe che ha lasciato una traccia indelebile sull’ecosistema globale, oltre che nella coscienza collettiva.
Gli avvenimenti però non hanno smosso di molto le convinzioni nipponiche in materia di energia nucleare, dato che il programma energetico del Sol Levante è, ancora oggi, fortemente incentrato sullo sfruttamento dei reattori esistenti, oltre che sulla costruzione di nuovi impianti.

L’alternativa dell’eolico

D’altro canto, il Giappone sta investendo anche nello sfruttamento delle fonti d’energia rinnovabili e, proprio in quest’ottica, è nato il “Fukushima Wind Project”, che prevede l’installazione di turbine eoliche offshore a pochi chilometri dall’area dell’incidente nucleare, anche grazie alla collaborazione tra il Governo, l’Università di Tokyo e alcune delle più importanti aziende del Paese, tra le quali troviamo Mitsubishi, Marubeni Company, Hitachi e Nippon Steel.

Alla prima fase di costruzione delle turbine, iniziata già dal 2013, ha fatto seguito un secondo step, portato a termine di recente, per il quale sono stati stanziati 405 milioni di dollari.

Le varie tipologie di generatore eolico offshore
Le varie tipologie di generatore eolico offshore

Alla termine della terza fase, si sarà creato un campo eolico da circa 14 MW.

L’idea delle turbine installate al largo piace a molti, dato che sembra risolvere alcuni dei problemi “storici” degli aerogeneratori terrestri ad uso eolico, come quello dell’occupazione di terreni agricoli o dell’impatto visivo.

Va poi considerato che le turbine in corso di installazione in Giappone sono particolari, perché, grazie all’utilizzo di strutture galleggianti, non posseggono fondamenta e fluttuano sulle acque a largo delle coste ancorate al fondale unicamente con cavi di acciaio.

Possono quindi essere posizionate in corrispondenza di fondali profondi ed essere spostate, dove necessario.

Le turbine galleggianti sono già realtà in Norvegia e Portogallo, dove si trova l’impianto eolico WindFloat, posizionato a 350 chilomentri dalla costa di Aguadoura e dotato di una struttura simile a quella delle piattaforme petrolifere, con una turbina da 2 Megawatt.

Il costo dei primi prototipi di generatore eolico offshore realizzati, al momento, si aggira sui 23 milioni di euro.

Alessandro Mercuri

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