Sono passati 46 anni da quando comparve per la prima volta sul grande schermo un goffo e cinico ebreo newyorkese: era il lontano 1946 quando Woody Allen si esibì in triplice veste di regista, autore e protagonista nel suo primo film “Prendi i soldi e scappa“, e da allora non ha più lasciato la macchina da presa. Adesso, alla vigilia dei suoi 80 anni, di film ne ha prodotti altri 45 – all’incessante ritmo di uno all’anno – e non sembra avere intenzione di smettere.

“Farò film finchè campo”

ha dichiarato a L’Espresso, e nel frattempo esce il nuovo trailer internazionale del suo ultimo film, Irrational Man, che uscirà nelle sale italiane il prossimo natale. E mentre continua a far parlare di sé sul set del film in programma per l’anno prossimo (di cui il titolo ancora non è stato diffuso), il pubblico si interroga ancora una volta su cosa dovrà aspettarsi all’entrata nelle sale, e pochi riusciranno a darsi una risposta.

Woody Allen
La locandina di Irrational Man, ultimo film di Woody Allen

C’è chi definisce Irrational Man un’opera al limite dell’autobiografia, un prolungamento su pellicola di ciò che ha subito il regista negli ultimi vent’anni di carriera. Un “manifesto” del pessimismo Alleniano, in un aggrovigliarsi di  false ipotesi e congetture, dimenticando che il senso del cinema di Woody sta proprio nel suo rendere ogni film un manifesto della sua propria filosofia del mondo.

Irrational Man (nel cast Joaquin Phoenix ed Emma Stone) racconta la storia di Abe Lucas, un professore di Filosofia in crisi esistenziale, che nella sua vita deve farsi spazio tra il suo nuovo lavoro in un campus universitario, la fama di sciupafemmine che lo precede (“È come mettere del viagra nel Dipartimento di Filosofia”, dicono prima che arrivi), l’incontro con una brillante studentessa, Jill Pollard, che si innamora di lui, e l’amara constatazione che le speculazioni filosofiche restano fini a se stesse, in una realtà che va per conto suo.

A sentirla così sembra una classica commedia di Woody Allen degli ultimi anni, un film pessimista sul senso della vita che sfugge perchè, in realtà, un vero senso non c’è. E invece Irrational Man migliora minuto per minuto, aprendo il suo vero contenuto in ogni scena. Perchè se è vero che la filosofia sul mondo di Allen si trova in ogni suo film con una prospettiva sempre diversa – nel goffo tentativo, volutamente non riuscito, di mantenersi al passo con i tempi -, in Irrational Man il regista torna sui suoi passi ancora una volta, e ancora una volta con una nuova angolazione. Si ritorna sul tema dell’omicidio di Match Point e sul tema della “giustizia”, dell’eticamente corretto, di come le azioni umane non si possano analizzare in modo analitico ma che sia tutto completamente arbitrario. Tornano i ragionamenti di Crimini e misfatti e il fatalismo disilluso di Basta che funzioni. Eppure il film non suona macabro, non ha scenari cupi, non è avvolto nell’ombra: al contrario ci troviamo davanti una commedia brillante, divertente, ancora una volta parodistica, una sorta di black humor a colori sgargianti.

“Non ho fatto che raccontare il lato negativo della vita durante tutta la mia carriera.- racconta in un’intervista a L’Espresso – Penso che la vita sia un’esperienza molto tragica. Se c’è una cosa comune a tutti i miei film, almeno dai tempi di “Annie e io”, è che i miei personaggi hanno sempre espresso questo concetto con coerenza. Viviamo un’esistenza molto crudele e se c’è un’opportunità per sfuggirla io la prendo al volo”.

Perchè il cinema di Woody Allen è così: una parodia sull’uomo, sui suoi sentimenti e le sue emozioni nascoste, un cinema antieroico e un po’ goffo, che non riesce ad adattarsi e che spesso si riavvolge su se stesso; un cinema colto fatto principalmente di dialoghi e, col la pratica del tempo in 50 anni di carriera, anche di immagini che riescono a soppiantarli. Allen dialoga col pubblico (quante volte, nei suoi film, si rivolge alla macchina da presa?), lo prende in giro e gli racconta la propria visione del mondo chiaramente elaborata e strutturata.

E Irrational Man è ancora una volta questo: un film parodico sulla terribile esperienza della vita, la storia di un antieroe colto e cittadino, che gira intorno alle due tematiche che il regista individua come fondatrici dell’esistenza umana, il sesso e la morte.

Un classico film di Woody Allen.

Camilla Ruffo

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