Lo scontro tra Vladimir Putin e il Segretario di Stato americano John Kerry negli ultimi giorni, sulla natura degli obiettivi colpiti dall‘ultimo raid aereo russo, porta soltanto ulteriore instabilità in Siria, alimentando i problemi che hanno portato alla guerra civile.

La storia di tutto il mondo islamico è infatti scandita dall’alternanza di periodi di conflitto e di convivenza tra due principali fazioni: i sunniti, la corrente religiosa più diffusa tra i musulmani, soprattutto tra le élites economiche, che gestiscono il commercio del petrolio; e gli sciiti, poco diffusi nei paesi musulmani e appartenenti generalmente alle classi sociali più disagiate.

A esasperare questa difficile situazione hanno contribuito diversi fattori:

1) La Rivoluzione Iraniana del 1979, che porta al potere lo sciismo fondamentalista, favorendo la fondazione di forze politiche sciite, spesso anche paramilitari, a volte sostenute dall’Iran;

2) Il sostegno, economico e militare, degli Usa e dell’ex-Unione Sovietica prima, e della Federazione Russa poi, a queste organizzazioni, destabilizzando il Medioriente;

3) Le guerre in Afghanistan e Iraq, con le quali gli Stati Uniti hanno solo rimosso i capi di Stato allora al potere, creando le condizioni per Al Qaida di rinascere come organizzazione di massa, l’ormai conosciuta Isis;

4) Il fallimento della Primavera Araba, verificatasi tra 2011 e 2012, e delle forze politiche laiche e progressiste che la guidavano, trasformatasi in uno scontro tra i gruppi religiosi sottomessi e quelli al potere. Sconfitte quelle organizzazioni, lasciate sole dalla Comunità Internazionale come durante la Guerra Fredda, quelle ribellioni sono state poi guidate da gruppi estremisti, appoggiati dal clero islamico più oltranzista e dalla politica estera di Washington.

Le forti reazioni americane all’operazione aerea russa sono motivate dal fatto che non abbia colpito i terroristi, ma quelli che il segretario di Stato definisce ribelli “moderati”, accomunandoli con gli attivisti della Primavera Araba per giustificare l’intervento in Siria.

Nonostante il legame con Al Qaida, questi sono appoggiati da Obama poiché, essendo sunniti, sono contro lo sciita Assad e sono supportati economicamente, politicamente o militarmente dai più importanti partner commerciali degli USA: Arabia Saudita, Emirati Arabi e Turchia.

Coi ribelli una volta al potere, ci sarà un nuovo alleato che andrà a circondare l’Iran e la Russia, essendo il partito del dittatore siriano socialista e laico, godendo della protezione di Putin in virtù dei vecchi rapporti coi sovietici.

Questa operazione, studiata nel settembre 2001, secondo un articolo di Anonymous, è l’applicazione di un programma di rovesciamento dei governi di Iraq, Siria, Libano (esempi di convivenza relativamente pacifica tra i differenti gruppi religiosi), Sudan, Somalia e Libia. L’obiettivo è di isolare diplomaticamente e attaccare lo stesso Iran.

L’intervento russo, che considera prioritario distruggere qualsiasi organizzazione legata ad Al Qaida e legittimare Assad, stravolge la strategia della coalizione occidentale. Obama fa del governo di Damasco il responsabile della crescita dell’Isis, e della sua deposizione la strategia necessaria per sconfiggerla.

Nell’analisi della destabilizzazione del mondo islamico, come confermato da un rapporto dei dipartimenti governativi russi del 1995, tradotto su Limes, si apprende che la Guerra Fredda forse non è finita: anzi, pare essersi rinnovata, all’indomani della caduta dell’Unione Sovietica, nel tentativo di Usa e Ue di fare del proprio avversario un avamposto economico.

Ora il rinnovamento del conflitto sta nella lotta per il controllo delle risorse petrolifere del Mar Caspio, scoperte proprio in quegli anni.

E’ desolante assistere ancora a un mondo diviso tra due espansionismi fortemente aggressivi, che combattono per controllare un sistema economico che minaccia la stessa vita sulla Terra.

Soltanto il supporto alle quasi estinte organizzazioni laiche e democratiche, e una forte mobilitazione pacifista e ambientalista, possono realmente portare a risolvere i problemi del Medioriente, evitando altre guerre.

Eduardo Danzet

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