Karl Marx
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Immagino Karl Marx mentre ci osserva dal Paradiso – o dall’Inferno? – al quale egli stesso non crede. A metà tra il disgustato e il divertito, accarezza la sua barbona lunga e arricciata. In un italiano marcato da un forte accento tedesco, nel quadretto che creo nella mia mente mentre mi accingo a scrivere il mio articolo Karl Marx pensa, tra sé e sé: «ve l’avevo detto».

Ci aveva avvertit*, nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, pubblicati postumi nel 1932, dei rischi che il vivere in una società interamente capitalistica avrebbe comportato, specialmente sul piano umano ed esistenziale. Ci aveva parlato della potenza sovvertitrice del dio denaro, che inverte ruoli e valori e disumanizza la civiltà: dal possesso di denaro deriva il potere, la capacità di acquistare qualsiasi cosa, anche ciò che non dovrebbe essere oggetto di scambio. Il ricco è presunto innocente in qualsiasi situazione, in ragione della sua stessa ricchezza. Il ricco può acquistare l’onesta e la virtù, e grazie alla potenza ingannatrice del denaro trasforma in suo favore tutto ciò che gli è avverso, mentre l* operai* alienat* rinunciano alla propria umanità, offerta in sacrificio al feticcio della merce.

Marx nel 1848 con il Manifesto del Partito Comunista aveva lanciato il suo grido di allarme, concretizzatosi già nelle prime pagine in un appello alla classe che, secondo la sua analisi di economista e sociologo, avrebbe avuto la capacità di sovvertire il sistema dominante: il proletariato. Divenuto oggetto privilegiato del suo appello in ragione dell’impossibilità di sfruttare qualsiasi altra classe sociale – il proletariato è l’unico ceto privo di ogni privilegio economico – il ceto operaio avrebbe dovuto condurre la rivoluzione e mostrare la via al socialismo scientifico, l’unico modello in grado di garantire un’uguaglianza effettiva e non solo formale tra le classi sociali in lotta.

Le idee del Manifesto influenzeranno profondamente i moti insurrezionali del ’48 e, più in generale, la politica e la cultura della seconda metà dell’800. Marx stesso, nonostante fosse convinto che le idee e le manifestazioni culturali appartenessero alla categoria delle sovrastrutture, cioè a delle strutture sociali create sulla base dei rapporti di forza economici che danno forma alla società, riteneva fondamentale il ruolo dell* intellettual* nel processo di liberazione della classe operaia dalla condizione di sfruttamento, al di là di ogni forma di romanticismo utopistico. Del resto, la stessa coscienza umana era concepita dal filosofo tedesco come l’espressione di un’ideologia strettamente vincolata alla classe sociale dominante e di appartenenza. Secondo Marx, noi siamo il frutto dell’influenza che l’ambiente in cui siamo immersi esercita su di noi, ed è per questo motivo che il pensiero marxiano si potrebbe definire determinista.

Ma è nella sua opera somma, Il capitale, pubblicata in cinque libri tra il 1867 e il 1910, che il pensiero marxiano assume i caratteri di una profezia. Nello studio approfondito del sistema capitalista Karl Marx affronta diversi temi, anche in ragione dei cambiamenti affrontati dalla società ottocentesca durante le varie fasi della Seconda Rivoluzione Industriale: la fabbrica è il luogo in cui si mette in atto il passaggio dal sistema economico feudale a quello capitalista. Durante questo processo il modo di scambiare merci e denaro è cambiato radicalmente: se inizialmente il contadino vendeva la propria merce in cambio di denaro, in seguito usato per comprare altra merce (schematicamente M-D-M), nel caso del sistema capitalista ci troviamo di fronte a un iniziale investimento di denaro da parte del padrone, che è in grado così di produrre merce da rivendere a un prezzo più alto, trovandosi alla fine del processo ad avere un capitale più grande di quello inizialmente investito (D-M-D).

Il profitto generato dalla produzione capitalista prende il nome di plusvalore, ed è proprio in ragione di quest’ultimo che si innesca il sistema di sfruttamento del proletariato: l’operai* non viene pagat* in funzione delle ore necessarie alla produzione del singolo oggetto che sta creando perché il valore d’uso e il valore di scambio di quest’ultimo non coincidono. Per valore d’uso si intende il valore di un oggetto in relazione all’uso che si fa di esso (nel caso di un bicchiere il suo valore d’uso consiste nella capacità di contenere liquidi), mentre per valore di scambio ci si riferisce al valore che un oggetto assume sul mercato, quindi alla quantità di denaro impiegata per pagarlo.

Anche la classe operaia e le persone che ne fanno parte sono considerate alla stregua di merci dal sistema capitalista: si acquista la loro forza-lavoro con il salario, di un valore di gran lunga minore rispetto al ricavo ottenuto dalla vendita degli oggetti prodotti. La differenza consisterà nel plusvalore, che aumenta anche grazie alla meccanizzazione dei processi di produzione: non è necessario pagare le macchine con un salario, al contrario di quanto avviene con la classe operaia. Citando lo studioso Antonio Gargano: «il capitalista compra la merce-braccia da lavoro dell’operaio e lo paga quanto basta per la sopravvivenza e la sussistenza, ma la capacità dell’operaio di produrre viene utilizzata al di là della retribuzione che gli viene data. L’operaio produce un valore molto maggiore rispetto a quello che serve semplicemente per la sua sussistenza» (Antonio Gargano, Filosofia contemporanea, Editoriale Scientifica s.r.l., Napoli, 2014).

Eccolo il grido d’allarme di Marx: il sistema capitalista genera disuguaglianza. L’utopia marxista è un ideale che affonda le proprie radici in una analisi lucida e dettagliata del mondo circostante e della sua deriva: la ricchezza mondiale è concentrata nelle mani di poco meno di una decine di migliaia di persone sparpagliate per il mondo, mentre la restante parte si trova a dover combattere con la precarietà e non con la fame. Oggi, più che mai, quell’avvertimento di Marx non deve rimanere inascoltato.

Giulia Imbimbo

Giulia Imbimbo
Nata a Napoli a ridosso del nuovo millennio, sono una studentessa di Lettere Moderne, divoratrice di album e libri. Credo nella capacità della cultura umanistica e dell'espressione artistica di rifondare i valori della società contemporanea.

1 commento

  1. “L’operaio diventa tanto più povero quanto piu’ produce ricchezza……diventa una merce tanto più a buon mercato quanto più crea delle merci…….L’economia politica occulta l’alienazione ch’è nell’essenza del lavoro per questo…non considera il rapporto immediato tra l’operaio (il Lavoro) e la produzione….il lavoro produce meraviglie per i ricchi, ma….lo spogliamento dell’operaio…..alienazione espropriazione dell’operaio” .Dai “Manoscritti economico-filosofici del 1844” .Editori riuniti a cura di Galvano della Volpe grande studioso e curatore delle opere di Marx per Editori Riuniti casa editrice del Partito Comunista Italiano-…..altri tempi.
    Complimenti per il tuo bell’articolo …la riscoperta di Marx e il comunismo ..contro lo sfruttamento le guerre le ingiustizie l’uguaglianza e una mondo migliore per tutti.

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