Perfetti. Non esiste altro aggettivo per descrivere la prestazione degli Warriors, che si prendono gara-2 e lanciano un segnale molto chiaro agli avversari: se volete giocarvela, dovrete alzare il livello. Non basta un LeBron James in tripla-doppia – che eguaglia il record di Magic Johnson nelle Finals (8) – che predica nel deserto. Arriviamo a gara-3 con lo stesso risultato e gli stessi dubbi di un anno fa. Solo che un anno fa non c’era Kevin Durant.Durant

Duo. “Curry and Durant are the best duo ever. […] Yeah, I said it!”, così Jeff Van Gundy ha sentenziato ieri notte, dopo l’ennesima straordinaria giocata dei due di Golden State. Non sappiamo se sia davvero il miglior duo di sempre – e francamente importa poco – quel che certo è che hanno disputato un’altra partita perfetta. Nei minuti in cui hanno giocato assieme, Golden State ha avuto un offensive rating irreale di 156.1. Quel che i numeri non spiegano a pieno, invece, è il senso di onnipotenza che si è registrato nel corso della partita. Non hanno lasciato scampo agli avversari, hanno sfruttato ogni debolezza e al minimo errore…boom!, hanno fatto fuoco. Il n.30 pur non avendo giocato un gran primo tempo (6 palle perse e solo 4 assist), è riuscito a compensare con una precisione chirurgica dalla lunetta (10/10, che poi sono divenuti 14/14). Nella seconda frazione di gioco, invece, è salito decisamente di livello, giocando ai ritmi della scorsa stagione pre-infortunio e mettendo a referto la prima tripla-doppia della sua carriera nei playoff (32 punti, 10 rimbalzi, 11 assist). E il suo tango con James rappresenta la giocata della serata.

Durant

James. Un’altra grande partita e un’altra cocente sconfitta per LeBron. Considerando che Irving non ha ancora detto ‘presente’, deve reggere il peso di Cleveland da solo e senza un reale sistema di gioco. Già da gara-1, i Cavs hanno gettato la maschera: è lui il playmaker della squadra. Sta giocando anche in queste Finals un minutaggio irreale per un giocatore non più giovanissimo (40 minuti a partita) ma non potrebbe essere altrimenti considerando che senza di lui la squadra è completamente spaesata: -12,9 di offensive rating quando lui non è in campo. Manca il supporting cast. Abbiamo detto di Irving assente ma anche Tristan Thompson – uno dei fattori decisivi delle passate Finals – non ha ancora fatto intravedere il suo strapotere sotto canestro. Ma, soprattutto, è il contributo della panchina a mancare. Korver e Williams ancora poco incisivi. Frye e Jefferson sembrano di essere alle prime armi. Insomma, davvero un disastro. Vediamo adesso cosa accadrà a Cleveland in gara-3, dove l’anno scorso girò la serie.

La partita. Due grandi ritorni in questa gara-2. Il primo è di Carlos Santana che suona l’inno nazionale prima della palla a due e l’altro, quello più atteso, di coach Steve Kerr. Il primo quarto si gioca ad un ritmo e ad un punteggio altissimo (40-33). I due attacchi sono straordinari e le difese – che un po’ lasciano fare e un po’ cercano di non spendere falli – stanno a guardare. Non è dello stesso parere Green, che ne mette a referto 2 e si siede in panca verso la fine. Durant è il padrone della Oracle, la palla è sua negli ultimi secondi. Il risultato lo conoscete già. La panchina di Cleveland non è della partita, e così LeBron non può prendersi neanche quei pochi minuti seduto che gli vengono concessi: deve rientrare immediatamente nel secondo quarto. Con lui è tutta un’altra storia, si apre un mini parziale di 8-0 e il computo degli assist sale a 9 (record in qualunque tempo della sua carriera nella post-season). Due i numeri interessanti di questi primi ventiquattro minuti: 12 palle perse per Golden State, undici in più rispetto alla sola di gara-1; Cleveland resta ad un possesso di distanza (67-64) nonostante abbia tirato con 3/12 da dietro l’arco.
Nel secondo tempo, però, Golden State torna aliena. Ad ogni singolo canestro pesante di Cleveland, va dall’altra parte e riesce a far meglio: prima una giocata da 3+1 di Durant, poi una tripla di Curry e infine una di Thompson. Cleveland è in ginocchio e Curry dà il colpo di grazia a 40” dalla fine del terzo periodo portando a spasso a James e deposita. Il quarto periodo è solo paesaggio. Termina 132-113.

Michele Di Mauro

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