L’Alto Casertano è una terra vituperata da interessi economici e politici; tanta bellezza seppellita sotto un cumulo di rifiuti. L’incendio  nell’Expert Mallardo di Pastorano è l’emblematica sintesi di una terra che brucia in ogni angolo.

Una terra in cui naufragano progressivamente la credibilità politica dei rappresentanti istituzionali, per anni intempestivi nella predisposizione di piani di bonifica ed elusivi nel fornire risposte certe e concrete alla comunità che quell’aria tossica respira quotidianamente.

I roghi nell’Alto Casertano, così come in tutta la Campania, non rappresentano l’eccezione, bensì la regola.

Un primo colpo mortale è stato inferto dall’incendio dei rifiuti giacenti nell’area “ex Pozzi Ginori” di Calvi Risorta: azienda dismessa, interessata da smaltimenti illeciti di rifiuti altamente nocivi, mai bonificata. Un mostro che ora riversa la propria potenza tossica sui cittadini, un’azienda morta, nata per il progresso ma che ora genera regresso. Parallelamente, divampò un altro incendio presso l’ex tabacchificio dismesso di Sparanise, paese confinante con Calvi Risorta: una vicenda ancora non chiara avvolta in una nube di mistero e tossicità, la stessa nube che ha avvolto l’Ilside di Bellona l’11 luglio e l’Expert di Pastorano lo scorso 22 luglio.

Le analisi dell’Arpac sono avvilenti: la nube dell’Expert di Pastorano ha sprigionato una miscela di xilene e formaldeide, quest’ultima definita dal National Toxicology Program e dallo Iarc come “uno dei cancerogeni più letali per l’uomo, ampiamente sottovalutato e che nuoce gravemente gli occhi”. Insomma quasi tutti i sensi sono offuscati, ma la voce per denunciare è fragorosa.

Non manca la solidarietà da Giugliano per Sergio Mallardo, titolare dell’Expert di Pastorano, con il quale De Luca si complimentava qualche tempo fa per aver portato “buoni risultati per l’economia locale”. Ma in questo caso il contratto per avere un’economia efficiente prevede come clausola la negligenza verso la salute e verso un ambiente salubre.

Non si tratta di un problema circoscritto all’Alto Casertano, in realtà è la Campania che arde per intero: non bruciano, come di consueto, i boschi della macchia mediterranea, ma siti di stoccaggio e discariche abusive e non.

Il sopraggiungere dell’estate ha permesso che il sole illuminasse i problemi, i siti non bonificati, le convenzioni non stipulate e la disattenzione dei cittadini nell’esigere il rispetto dei propri diritti e nell’esercizio dei propri doveri morali e sociali.

C’è da analizzare, poi, gli interessi che carburano tali incendi. La società Saffa (Società Anonima Finanziaria Fiammiferi e Affini) di Marcianise è stata di recente protagonista di un altro incendio, con tutta probabilità doloso. Tra le fiamme materiali plastici e pneumatici in attesa di smaltimento. Il sindaco di Marcianise Antonello Velardi ha dichiarato “Ho saputo che ultimamente erano arrivate ad Invitalia delle offerte per acquisire il sito, con un prezzo per l’asta. Dopo l’incendio, senza più materiale da smaltire, il prezzo di base d’asta si abbassa”.

La “Saffa” fu acquisita da Sviluppo Italia S.p.a. (oggi Invitalia) 14 anni fa, sottoposta ad una bonifica per la presenza di amianto ed attualmente impantanata nel progetto utopico “Extraordinary factory”.

Tonnellate di rifiuti bruciano rendendo l’aria disgustosa e nociva, ma provvedimenti seri e misure preventive scarseggiano o rimbalzano tra deleghe: una riproduzione verosimile della storia campana, caratterizzata da incoerenze e illegalità, una terra di lottizzazione e di conquista.

La crociata politica e camorristica per l’acquisizione del monopolio e dello sfruttamento dell’Alto Casertano finisce dove inizia il potere popolare. “La banalità del male” adesso non fa più sorridere, predominano la rabbia, la tristezza e l’angoscia, unite al desiderio di lottare.

Il Mezzogiorno trepida in notti illuminate da onde di fuoco: il cenno di una terra strozzata che genera morte e in cui piove cenere, l’anelito di un popolo con orizzonti ricchi di progetti procrastinabili.

Ritmicamente il cielo s’oscura, è estate: l’estate del supplizio.

Manifestazioni e cortei indetti dal Comitato per l’Agro Caleno e associazioni locali uniscono la comunità in un’unica lotta, all’insegna del controllo popolare sull’amministrazione della martoriata regione. Linee guida per passare all’azione e per ottenere risultati concreti stanno maturando nelle comunità.

I rappresentanti delle vecchie e nuove amministrazioni, ora, sono tenuti a rispondere del loro operato non solo dinanzi alla legge ma anche dinanzi all’opinione pubblica. La “voce popolare” che denuncia ingiustizie e soprusi è sempre più assordante, è estremamente indignata e rivendica in primis il diritto alla salute e il diritto di manifestare liberamente. Solo l’unione e la forza collettiva possono assurgere a soluzioni definitive nei confronti di tale disastro ambientale.

Chi ha la memoria lunga non lascerà scivolare le responsabilità delegate nell’oblio. Chi è cosciente, esausto e solidale con la sofferenza della Terra cercherà di mutare la Campania nell’effigie della resistenza.

Melissa Bonafiglia

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