L'avvelenamento delle bambine in Iran
L'avvelenamento delle bambine in Iran

“Donna, vita, libertà” è lo slogan che da mesi si sente riecheggiare nelle strade in Iran dopo la morte della giovane Mahsa Amini. Da quel momento, il grido delle donne iraniane è diventato sempre più forte per combattere un governo oppressore che a dicembre scorso ha bandito le donne dalle scuole ostacolando il loro diritto all’educazione. Già da novembre il governo era a conoscenza di una serie di avvelenamenti ai danni di bambine tra i 12 e i 18 anni tra i banchi di scuola, che adesso contano più di 100 scuole attaccate e circa 1000 ricoveri.

Gli avvelenamenti sono iniziati a Qom, una delle città sante iraniane a 80 chilometri da Tehran, il 30 novembre contando 18 vittime ricoverate urgentemente in ospedale. Il ministro della salute iraniano Younes Panahi, durante una conferenza stampa, ha affermato che i prodotti chimici utilizzati non sono armi chimiche militari e non sono né pericolosi né trasmissibili. Secondo i dottori dell’ospedale di Qom, questi gas sono simili ai pesticidi, quindi facilmente reperibili dalla popolazione, e che i sintomi che hanno visto nelle bambine sono gli stessi osservati in alcuni pazienti che lavorano nei campi agricoli. Le bambine ricoverate hanno riportato delle difficoltà respiratorie, nausea, mal di testa, fatica e vertigini. Il ministro Panahi ha inoltre aggiunto che «non è necessario che le bambine vengano sottoposte a trattamenti specifici e la maggior parte dei gas chimici utilizzati sono curabili». In un comunicato del Centro dei Diritti Umani in Iran del 12 marzo, una bambina vittima dell’avvelenamento da gas è morta. Si tratterebbe dell’undicenne Fatemeh Rezaei, ma la sua morte non è stata confermata dal governo iraniano che invece sta cercando di bloccare il più possibile la fuoriuscita di notizie sul caso.

Dopo mesi di silenzio da parte del governo, il 26 febbraio sono state arrestate 100 persone ritenute collegate agli avvelenamenti. Le autorità iraniane hanno confermato che si tratta di azioni intenzionali, precisamente un’atto di vendetta contro le giovani donne che hanno dato il via alle proteste dopo la morte di Mahsa Amini e che continuano a protestare in Iran per i propri diritti.

Tweet della giornalista e attivista iraniana, Masih Alinejad

Secondo una dichiarazione del ministero dell’interno iraniano, una parte delle persone arrestate farebbe parte di un gruppo terroristico di dissidenti, collegati all’organizzazione Mujahedeen-e-Khalq (MEK), sottolineando che si tratterebbe di «veri e propri criminali, che avevano un obiettivo ostile: chiudere le scuole e diffondere il pessimismo contro il sistema, creando paura tra il personale e gli studenti».

Come sta reagendo il popolo iraniano

I genitori delle bambine avvelenate hanno protestato davanti le scuole chiedendo spiegazioni al governo, che però continuano a non arrivare.

Mahmoud Azimaee – data scientist iraniano a Toronto – ha raccolto, dalla fine di novembre 2022, una serie di dati riguardo l’avvelenamento dimostrando che la maggior parte hanno preso luogo nelle scuole femminile, pochissimi casi nelle scuole miste e solo per uomini, e in particolare nelle città di Tehran e Qom. Questa ricerca è importante perché il governo iraniano non pubblica dati ufficiali sulle vittime, di chi si tratta, di quali casi e in che quantità.

Inoltre, la Medical Alliance for Medical Service Abroad Mahsa Medical ha inviato una lettera a Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), chiedendo l’intervento urgente dell’organizzazione per rispondere a questa situazione di difficoltà sanitaria. Due sono le richieste importanti che fanno all’OMS: inviare un team di esperti in tossicologia, chimica e medicina e integrare un dossier sull’argomento relativo alle attività dell’OMS per le giovani studentesse.

La reazione del resto del mondo

La speaker della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, durante una conferenza stampa, ha chiesto alle Nazioni Unite di intervenire al più presto indagando la situazione in Iran, facendo riferimento all’organo dell’Unione Europea formatosi a novembre per investigare la situazione iraniana «Deve esserci una indagine credibile e indipendente, che ha l’obbligo di restituire la responsabilità ai colpevoli».

Inoltre, l’Ufficio dell’alta commissione dei diritti umani (OHCHR) ha pubblicato il 16 marzo un comunicato stampa dove hanno espresso preoccupazione per le centinaia di bambine ricoverate: «Siamo molto preoccupati per il benessere fisico e mentale di queste studentesse; […] Mentre gli arresti sono stati annunciati, restiamo gravemente disturbati dal fatto che per molti mesi le autorità statali non solo hanno fallito nell’investigare la causa degli attacchi, ma hanno continuamente negato l’accaduto». Infatti, il Ministro dell’interno Ahmad Vahidi il cui ministero si è occupato delle indagini, dichiarò il 1° marzo che le cause del malessere delle bambine era lo stress.

Per 4 mesi la notizia è stata nascosta dal regime, fino a quando non sono riusciti pii a contenere la rabbia della popolazione. Ma ancora, non si riesce a trovare una risposta agli avvelenamenti, un colpevole e non si riesce a fermarli. Le donne continuano ad essere vittime di un regime che le vuole invisibili e senza diritti: prima era l’obbligo del velo, ora si parla dello studio. «Ogni individuo ha diritto all’istruzione» recita l’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei diritti umani approvata nel 1948, diritto che chiaramente non interessa al governo in Iran. L’azione dell’Unione Europea dovrà essere tempestiva per evitare che la situazione precipiti ancora di più.

Gaia Russo

Gaia Russo
Eterna bambina con la sindrome di Peter Pan. Amante dei viaggi, della natura, della lettura, della musica, dell'arte, delle serie tv e del cinema. Mi piace scoprire cose nuove, mi piace parlare con gli altri per sapere le loro storie ed opinioni, mi piace osservare e pensare. Studio lingue e letterature inglese e cinese all'università di Napoli "L'Orientale".

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.