Lottomarzo
Ministero dell'Istruzione durante Lottomarzo 2023. Foto di Sara C. Santoriello

Che l’8 marzo sia un giorno sacro è largamente condiviso in Italia, ma non è segnalato in rosso sul calendario. La sua sacralità non si esprime nella festa della tradizione, bensì nel rituale laico di riappropriazione dello spazio che si tramuta in cortei e piazze traboccanti. Il Paese non si concede alcun riposo, viene travolto da uno sciopero diurno che interrompe i lavori e il normale svolgimento della storia. Lottomarzo è liberazione individuale e collettiva; sarebbe ipocrita pensare che ciò non significhi mettere in discussione i rapporti di lavoro nel sistema-Paese. «Siamo i nostri mezzi di produzione», dice Bella Baxter in Povere Creature! (2023), stringendo tra le mani il suo libro.

Proprio come Lottomarzo, il film “7 minuti” attraversa un’intera giornata. Protagoniste del film sono alcune operaie di un’azienda tessile, acquistata da una multinazionale estera. La nuova proprietà chiede loro di firmare un contratto contenente una clausola che prevede la riduzione di 7 minuti dell’orario di cambio del turno dai 15 minuti normalmente assegnati. L’opera del 2016, con la regia di Michele Placido e prodotto da Federica Vincenti, attraversa le difficoltà dell’ecosistema di fabbrica, dove la quotidianità è scandita da molestie sessuali (operate dal datore di lavoro), difficoltà ad arrivare a fine mese e slancio libertario che si scontra con la paura del licenziamento. Il cast riunì in un coro di volti Cristiana Capotondi, Ambra Angiolini, Fiorella Mannoia, Violante Placido, Ottavia Piccolo, Clémence Poésy e Maria Nazionale. Nel 2017 vinse il Premio speciale per l’attenzione al cinema civile in particolare sul tema del lavoro ai Nastri d’argento.

Perché rivedere “7 minuti”

L’8 marzo, dopo la manifestazione, si potrebbe recuperare questa preziosa pellicola (disponibile su Raiplay). L’incontro tra il potere, che nel film trasmigra dai proprietari originari alla presidenza di Mme Madelaine Rochette, e l’alterità delle dipendenti elette nel Consiglio di fabbrica, alcune di queste madri, gravide, disabili, omosessuali, multietniche e anziane, ci ricorda che non basta una donna al comando per cambiare un sistema collaudato alla ripetizione dell’uguale. Alle operaie viene chiesto di fare una pausa pranzo più breve, ma la rinuncia è duplice e mette via sia la dignità del lavoro che il tempo per sé. E Bianca, la più anziana del gruppo, lo ricorda: «Quei 7 minuti saranno pure pochi ma so’ nostri». Il film parla della coscienza di classe in un momento di crisi di identità e, mentre racconta, descrive un mondo in cui le esigenze della produzione superano quelle delle persone. Dunque, astenersi dal lavoro, incrociare le braccia nelle ore in cui la nostra assenza causa disagio e malcontento, è già costringere l’Italia a guardarsi allo specchio, a interrogarsi.

Perché, se comune è la posizione di subordinazione di chi subisce la divisione sessuale del lavoro fin dalla nascita, collettiva è la risposta che spoglia il Paese dal suo atteggiamento paternalista, abilista e razzista. Nella moltitudine delle nostre esistenze che bloccano le strade e intonano quel grido altissimo e feroce per tuttə quellə che più non hanno voce è l’imprevisto che rompe l’eccezione. Tra Bianca e Alice passano tre generazioni, eppure ogni insegnamento sarebbe nullo se non camminasse sulle nostre gambe.

Smettetela di farci la festa

Testo MUR su Telegram, 8 marzo
Messaggio inviato dal Ministero dell’Università e della Ricerca su Telegram in prossimità dell’8 marzo 2024

Si intitola “Smettetela di farci la festa” una edizione illustrata a cura di Anarkikka per People, che ormai risale al 2021. Non l’ha letto probabilmente nessunə al Ministero dell’Università e della Ricerca perché, proprio pochi giorni fa, in un post sui social si annunciava la campagna istituzionale in occasione della “Festa dell’#8marzo”. In poche righe vi è raccolta l’inadeguatezza di chi non ha mai realmente compreso Lottomarzo e di una destra che lo relega alla locura, allo svago di una giornata al museo gratis, alla degustazione del cono gelato, all’omaggio donna nei locali, perché la polvere sta comoda esattamente lì dov’è, sotto al tappeto. Lo sciopero, invece, è sporco e agita tutto quello che ha intorno. Uno sciopero che quest’anno urla più forte per tuttə lə sorelle palestinesi.

“7 minuti” si ispira a una storia vera. Nel gennaio 2012 ci fu un braccio di ferro tra le operaie di una fabbrica con sede a Yssingeaux, nell’Alta Loira, e i nuovi dirigenti. «Queste donne di ogni età ed estrazione, si sono impegnate in una difesa epica, antica eppure modernissima, della propria dignità di lavoratrici» – concludono i titoli di coda. Ed è a quelle donne, con i pronostici contro e un fuoco dentro, a cui dedichiamo questo Lottomarzo.

Sara C. Santoriello

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