Come tutti i napoletani, anche noi del Gruppo Locale di Greenpeace abbiamo un forte legame che ci lega al “nostro” mare, il Mediterraneo ed i suoi pesci, che vanno tutelati e protetti. Lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e metodi di pesca distruttivi mettono in pericolo tutto il mondo marino. Sono anni che chiediamo di difendere il Mediterraneo da chi lo distrugge: dopo aver denunciato chi pesca in modo non sostenibile, siamo noi ad esser finiti sotto processo.

11148970_882006618512278_1745242665_nSembra un paradosso, ma è quel che sta accadendo: il Direttore delle campagne è stato accusato per aver manifestato pacificamente contro un sistema poco trasparente di “autorizzazioni speciali” per le volanti a coppia, che, in Sicilia, permette a pochi privilegiati di pescare in modo intensivo specie ormai in declino, come acciughe e sardine.

Non possiamo accettare che chi difende il mare venga processato, mentre pochi privilegiati continuano a svuotare i mari, a danno chi di pesca in modo sostenibile.

Già nel 2013 eravamo entrati in azione nel Canale di Sicilia per denunciare un caso di cattiva gestione relativo ad alcune di queste “autorizzazioni speciali” di pesca, rilasciate dal Ministero delle Politiche Agricole – sin dalla fine degli anni ’90 – alla flotta delle volanti a coppia (reti a strascico semi-pelagiche). Autorizzazioni per pescare stock già sovrasfruttati come acciughe e sardine.

Le politiche di gestione della pesca portate avanti sino ad ora dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali sono state fallimentari. L’Italia, per mantenere in equilibrio le attività di pesca con le risorse disponibili e assicurare il recupero degli stock in declino, è chiamata a mettere in atto misure di gestione serie ed immediate. Un impegno che non può essere ulteriormente rimandato, è la stessa Unione Europea ad imporcelo attraverso la Politica Comune della Pesca, siglata solo un anno fa. Non solo: il nostro Paese rischia una nuova procedura d’infrazione. Infatti, a seguito di una denuncia fatta da Greenpeace e da altre associazioni alla Commissione Europea contro l’inaccettabile sistema delle “autorizzazioni speciali”, l’UE ha aperto un’indagine. Se il Ministero dovesse essere ritenuto responsabile, a pagare sarebbero ancora una volta i contribuenti italiani.

11136809_882006588512281_1157760209_nEppure, invece di mettere in atto misure gestionali che permettano la tutela e il recupero delle risorse ittiche, a beneficio dell’intera comunità e di chi pesca in modo sostenibile, pochi mesi fa il Ministero ha rinnovato queste nuove “autorizzazioni speciali” di pesca, ma a finire sotto processo siamo noi, e non chi sta realmente mettendo a rischio i nostri mari. Chiediamo che questi permessi speciali vengano ritirati, e che vengano stabilite misure serie e lungimiranti che permettano di recuperare gli stock e favorire chi pesca sostenibile. Negli ultimi anni il Ministero si è riempito la bocca di false promesse in nome di una sostenibilità ambientale che ancora non c’è: è arrivato il momento di cambiare direzione.

Negli scorsi giorni abbiamo lanciato un appello per chiedere di fermare la pesca eccessiva e più di 30 mila persone hanno già firmato la nostra petizione #InNomeDelMare. Coinvolgere pacificamente i cittadini ed informarli è la nostra ragione di vita e nessun processo potrà fermarci.

Greenpeace Napoli

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