Roberto Rossellini nasceva a Roma l’8 Maggio 1906.

Già in giovane età imparò alcuni lavori legati alla creazione di un film, in particolare dopo la morte del padre che aveva costruito la prima sala cinematografica di Roma. Dunque, Rossellini gratuitamente ebbe modo di frequentare quella sala che lo portò ad appassionarsi al mondo della settima arte. Dopo il suo primo documentario del 1938, fu assistente di Goffredo Alessandrini sul set di “Luciano Serra pilota” e di Francesco De Robertis sul set di “Uomini sul fondo”. In queste occasioni, Rossellini fu accusato di essere preso in considerazione come assistente nel mondo del cinema solo per la forte amicizia con Vittorio Mussolini, figlio di Benito e produttore cinematografico. In seguito, fu regista della Trilogia della guerra fascista con i film “La neve bianca”, “Un pilota ritorna” e “L’uomo della croce”. Dopo la caduta del fascismo nel 1943, Roberto Rossellini iniziò a lavorare al film “Roma città aperta”, il primo della Trilogia della guerra antifascista di cui fecero parte anche “Paisà” e “Germania anno zero”. Questi ultimi furono associati alla breve stagione del cinema italiano: il neorealismo. Storie distinte sommarono una serie di fatti accaduti realmente definendo così un affresco storico dell’epoca. Infatti, la sua trilogia venne fatta coincidere con il vertice della produzione neorealista. All’apice della sua carriera, Rossellini ricevette una lettera da Ingrid Bergamn, famosa attrice svedese, dove chiedeva di lavorare con lui:

Roberto Rossellini“Caro Signor Rossellini,
ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei.

Ingrid Bergman”

Così ebbe inizio la loro collaborazione ed una grande storia d’amore. La loro relazione causò scandalo poiché entrambi erano sposati con altre persone ed Hollywood incolpava Rossellini di aver sottratto al mondo cinematografico americano una grande attrice.

In seguito, Rossellini ebbe la possibilità di conoscere i cinefili francesi della Nouvelle Vague, stringendo un forte legame con François Truffaut. Quest ultimo sostenne:

“Roberto mi ha insegnato che il soggetto di un film è più importante dell’originalità dei titoli di testa, che una buona sceneggiatura deve stare in dodici pagine, che bisogna filmare i bambini con maggior rispetto di qualsiasi altra cosa, che la macchina da presa non ha più importanza di una forchetta e che bisogna potersi dire, prima di ogni ripresa: “O faccio questo film o crepo”.”

Nel 1956, Roberto Rossellini spiegò il suo passaggio dal cinema alla televisione sostenendo che il medium caldo (il cinema) era paragonabile al ventre materno, troppo protettivo nei confronti dello spettatore. Invece, il medium freddo (la televisione), attraverso le immagini poteva far comprendere a pieno la cultura che la scuola faceva trapelare dagli argomenti in modo noioso.

Dunque, Rossellini è considerato uno dei registi italiani più importanti, il quale tutt’ora, anche dopo la sua morte, attraverso le sue pellicole riesce a trasmettere ed insegnare ciò che per lui è stata la settima arte.

https://www.youtube.com/watch?v=NpDQMkl4q28

Ilaria Cozzolino

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