I due nuovi casi di infezione da virus Zika registrati in Emilia Romagna riportano l’attenzione, fisiologicamente affievolita, sull’epidemia globale del momento.

Si tratta di situazioni in cui i pazienti hanno contratto l’infezione in viaggi all’estero in aree a rischio e che, come avvenuto in quasi tutti i casi di Zika registrati nel nostro paese, non destano particolare preoccupazioni dal punto di vista della salute dei soggetti colpiti.

Questo perché la sintomatologia prodotta dal virus Zika non è tanto dissimile da quella di una normale influenza. Il virus diventa particolarmente pericoloso invece quando ad essere infettate sono donne incinte, perché l’infezione è in grado di produrre malformazioni nel feto, in particolare microcefalia.

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In casi come questi si procede a protocolli di sicurezza che garantiscono il contenimento dell’infezione, come il controllo dei pazienti e la disinfestazione dell’area, rivolgendo l’attenzione alla zanzara tigre, principale vettore del virus Zika, che a causa dei mutamenti climatici da tempo è presente dalle nostre parti.

Ma la questione dell’epidemia del virus Zika, particolarmente forte nei paesi del Sud America soprattutto in vista dei mondiali di calcio in Brasile, oggi regala anche note positive, in termini di importanti passi avanti nella lotta all’epidemia.

Fino ad oggi infatti il determinare l’infezione in un soggetto era complicato e costoso e il risultato dei test aveva tempi decisamente lunghi, elemento questo alquanto critico in termini di prevenzione.

I ricercatori della Penn’s School of Engineering and Applied Science, si sono concentrati proprio su questo problema, individuando un tratto di genoma presente in quasi tutte le varianti del virus Zika e assente in altri patogeni.

La sequenza in questione, in un soggetto infettato, è presente in vari distretti corporei compreso il cavo orale. Analizzando la saliva quindi è possibile determinare con precisione e in tempi rapidi la presenza del virus.

Lo strumento messo a punto dai ricercatori americani è piuttosto semplice e, soprattutto, ha dei costi estremamente contenuti, nell’ordine dei 2 dollari. Sfrutta la tecnologia dell’RNA-LAMP e rivela la presenza del virus in seguito all’azione di un colorante.

La vera svolta, nella lotta a Zika, è proprio quella del costo limitato di questa tecnologia, che così può essere diffusa nei paesi più colpiti che come sempre accade sono quelli più poveri, dove l’accesso alle cure sanitarie è estremamente difficile se non impossibile.

Ogni volta che si verifica una epidemia come questa, che sia Zika o altro, ci si trova ad osservare due facce estremamente differenti e lontane della stessa medaglia.

Quella dei paesi occidentali, dove gran parte dei timori sono più che altro “mediatici”, visto che si hanno gli strumenti per contenere eventuali diffusioni, e quella dei paesi poveri, dove la stessa patologia miete vittime e genera problemi enormi.

Esiste quindi una sfida importantissima per la scienza, che nonostante tutto non smette mai di progredire e scoprire, quella di produrre soluzioni alla portata di tutti, non solo per la solita e ormai noiosa “parte buona del mondo”.

Il test per determinare la presenza di Zika è un grande passo in questa direzione, nella speranza che in futuro la frase “alla portata di tutti” sia uno degli obiettivi principali nella costruzione di un mondo equo.

Mauro Presciutti

 

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