Sono nato il 4 gennaio 1992. Sono nato all’alba di un nuovo mondo. Sono nato all’alba di un nuovo secolo di conflitti.

Tutto sembrava così bello, quando poco più di due anni prima è caduto il Muro a Berlino. Poco più di un anno prima la Germania si riuniva ufficialmente, dopo 45 anni di occupazione. Appena 10 giorni prima si chiudeva un’epoca, con il “compagno Gorbačëv” che decretava lo scioglimento dell’Unione Sovietica e faceva ammainare la bandiera rossa dal pennone del Cremlino.
Insieme all’URSS, che aveva iniziato a perdere pezzi già nel 1990, nel 1991 aveva iniziato a disgregarsi anche la Jugoslavia: prima la Slovenia, poi la Croazia, poi la Macedonia, e nel 1992 la Bosnia-Erzegovina.
Nel 1993 anche la Cecoslovacchia si disgrega in Repubblica Ceca, comprendente Boemia e Moravia, e Repubblica Slovacca.

Dal tardo 1991 al tardo 1995 si combattono guerre etniche in Jugoslavia: già sul finire degli anni Ottanta, morto e sepolto il maresciallo Tito, alcune rivolte nella regione serba del Kosovo avevano alimentato polemiche sulla questione delle nazionalità in seno alla federazione jugoslava, che crebbero fino alle indipendenze delle repubbliche nazionali ed allo scoppio del conflitto etnico in Croazia e Bosnia, con uno strano gioco di alleanze tra serbi, croati e musulmani. Di questo, tuttavia, non ho alcun ricordo diretto, se non per il ponte di Mostar, le commemorazioni di Srebrenica ed il processo a Radovan Karadžić.
Proprio nel Kosovo, tra il 1996 ed il 1999, cessato il conflitto in Bosnia, si accese una guerra civile tra i serbi, presieduti da Slobodan Milošević, ed i kosovari di etnia albanese. Nel 1999 anche la NATO partecipò al conflitto, senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU ed utilizzando anche armi all’uranio impoverito, le quali hanno poi danneggiato i soldati ed i civili di stanza in Kosovo in seguito al conflitto. Le immagini di Belgrado bombardata sono ancora vive nei miei occhi.

In Africa, nel frattempo, scoppiano altri conflitti etnici: su tutti spicca quello tra hutu e tutsi in Rwanda e Burundi, con centinaia di migliaia di morti. In Somalia la giornalista del TG3 Ilaria Alpi viene uccisa nel 1994 mentre indaga durante la guerra civile, ma questo lo apprenderò solo anni dopo in qualche servizio che riporta fasi dell’inchiesta sulla sua morte. Nelson Mandela, nello stesso anno, vincerà le elezioni presidenziali che porteranno il Sudafrica sulla strada del superamento dell’Apartheid, tuttora da completare.

In Europa, la CE nel 1992 si trasforma in UE e nel 1995 accoglie nuovi paesi (Austria, Svezia e Finlandia), cui però per volontà popolare si sottrae la Norvegia e nel 1994 viene inaugurato il Tunnel della Manica oggi simbolo di speranza per migliaia di migranti accampati presso Calais.

La Russia affrontò il processo di decomunistizzazione nelle mani di Boris El’cin, che aveva vinto il dualismo con Gorbačëv. Ricordato principalmente per il suo alcolismo e per le privatizzazioni sfrenate che trasformarono il sistema sovietico nell’oligarchia russa, indebolì fortemente l’economia di Mosca, creando di fatto i presupposti per l’ascesa ed il dominio di Vladimir Putin nell’ormai lontano 1999.

Nel Medio Oriente Israele, guidato dal laburista Yitzhak Rabin, cerca la riappacificazione con gli arabi: cessa ufficialmente la guerra con la Giordania, che proseguiva dal 1948, e si allacciano i contatti con l’OLP di Yasser Arafat. Sfortunatamente Rabin viene ucciso nel 1995 da un fanatico ebreo, ed il processo di pace involve fino all’Intifada del 2001. Sarà proprio con l’Intifada che avrò i primi ricordi del conflitto mai sopito in Palestina.

In Italia il 1992 segna la pietra miliare: le stragi di mafia, lo scandalo di Tangentopoli ed il processo di Mani Pulite che si portano via il PSI di Craxi e la DC di Andreotti: il PCI è già scomparso, mentre il MSI orfano di Almirante si avvia a diventare AN e a partecipare al governo Berlusconi, dopo i governi tecnici che hanno traghettato l’Italia nella transizione, con tanto di svalutazione della lira. A Berlusconi succederanno alcuni governi di centrosinistra. Cosa ricordo? Le vignette di Forattini su La Stampa e il mio istintivo desiderio di voler vedere Tom e Jerry mentre al TG1 parlava Gianfranco Fini, la paura quando partiva la sigla de Il fatto di Enzo Biagi, l’editto bulgaro. Ciò che però mi ritorna in mente a distanza di anni è la doppia lezione, che allora non potevo capire, di quando alle elementari ci spiegarono la democrazia ateniese: in quei tempi c’era campagna elettorale ed i due leader erano Berlusconi e Rutelli (sic), io “tifavo” per Rutelli, la maggior parte degli altri bambini contrapponendosi a me (sì, sono egocentrico) per Silvione, e con gli occhi di adesso posso dire che la sinistra in Italia perderà sempre (sic 2) e che io mi troverò sempre in minoranza (sic 3).

Nel Sud America, intanto, tutto il decennio è stato accompagnato dal crac dell’economia argentina e dal disboscamento della foresta pluviale amazzonica in Brasile.

In Asia la Cina, dopo Tien An Men, iniziò a farla da padrona: Portogallo e Regno Unito abbandonarono Macao e Hong Kong, e ci furono gli ormai consueti contrasti con i monaci tibetani e la Cina Nazionalista di Taiwan. I conflitti, oltre alle solite tensioni tra India e Pakistan sul Kashmir, riguardarono principalmente l’Indonesia, nell’ex colonia portoghese di Timor Est.

Contrariamente alle speranze di pace e prosperità che nel 1992 lo permeavano, il mondo si presentava a fronteggiare il nuovo millennio con questa situazione di incertezza.

Simone Moricca
@simonegenius
s.moricca@liberopensiero.eu

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