Maxi-emendamento approda a Palazzo Madama

Si vota oggi al Senato il maxi-emendamento della riforma del lavoro, presentato dal Governo all’indomani della direzione PD, che porterà sostanziali modifiche al testo finora discusso.

Il testo, sul quale verrà posta la fiducia, punta ad essere approvato nelle stesse ore della conferenza stampa conclusiva del meeting di Milano che vede impegnato Matteo Renzi.

Più analisti hanno inteso leggere in questa concomitanza, fortemente voluta dal premier, come un tentativo per lisciare i malumori dei rigoristi – Merkel in primis – e ottenere una dilazione sulle scadenze in materia di bilancio.
Questo uno dei principali motivi che spiegano la scelta di porre la fiducia su un testo che sarebbe stato fortemente emendato rispetto all’impianto iniziale, stando a quanto afferma rammaricato il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani, e che tuttavia continua a trovare un opposizione trasversale, anche se diversamente modulata, da parte delle varie opposizioni interne e soprattutto esterne alla maggioranza.

Le opposizioni in parlamento

Se Forza Italia nega l’ipotesi di un “soccorso azzurro” su un testo diverso dall’idea originale del progetto sul quale tra l’altro pende la fiducia al governo, i civatiani annunciano l’intenzione di lasciare l’aula al fine di non sfiduciare formalmente il governo ma in contrapposizione con il testo considerato privo di modifiche sostanziali accettabili.
Da parte di Sinistra Ecologia e Libertà e Movimento Cinque Stelle l’opposizione sfocia invece in bagarre, che nella mattinata porta il Presidente Grasso a richiamare e poi a espellere il capogruppo del M5S Petrocelli.
Quest’ultimo a seguito del provvedimento di espulsione si è tuttavia rifiutato di uscire dall’aula imponendo di fatto una sospensione della seduta.

Manifestazione della FIOM e contestazioni di piazza

Le tute blu in piazza a Milano contro le politiche del lavoro di UE e Italia, proprio in occasione del vertice milanese sul Lavoro e della votazione del maxi-emendamento nell’aula di Palazzo Madama.
La mobilitazione dei metalmeccanici infatti contesta in particolare il progetto di Matteo Renzi, su propulsione evidente dell’Unione Europea, di eliminare alcune fondamentali tutele del lavoro dipendente – in primis, manco a dirlo, l’articolo 18 – con la motivazione di produrre più lavoro e più investimenti.
In piazza anche il leader del sindacato dei metalmeccanici Maurizio Landini, che invoca la necessità e la possibilità di ricorrere a qualsiasi mezzo utile a fermare un processo di riforme che, per la FIOM, risulta distruttivo dei diritti e delle garanzie inviolabili dei suoi rappresentati.

Il riferimento all’occupazione delle fabbriche, come strumento di lotta possibile di fronte alla poca sensibilità del governo alle contestazioni, trova tuttavia l’opposizione del leader della UILM Rocco Palombella che definisce “inaccettabile la battuta “stantia” fatta al solo fine di “aumentare lo share” della piazza come dei talk show nei quali spesso il carismatico Landini è invitato.
Ulteriori critiche, dal fronte diviso dei sindacati, arrivano dal neo-segretario della CISL Annamaria Furlan secondo la quale occupare è “l’ultima cosa che un sindacato deve immaginare di fare”, in tempi di crisi.

Matteo Renzi sicuro di fronte alle contestazioni

Il presidente del consiglio, però, ostenta come al solito molta sicurezza di fronte alla possibilità di “agguati” al Senato da parte delle minoranze del Partito Democratico, definendo il senato un girone ben più facile del girone mondiale toccato alle azzurre del Volley che in giornata hanno ricevuto la sua visita.

Noi non molliamo di un centimetro e con tenacia e determinazione raggiungiamo l’obiettivo.” ha affermato il premier: “certo c’è ancora tantissimo da fare, ma l’unica cosa che serve veramente è restituire fiducia alle famiglie quindi niente paura, andiamo avanti” ha aggiunto. E infine, riferendosi alle contestazioni in Senato: “stiamo portando a casa tutti i risultati e possono anche contestarci, possono fare polemica, ma la verità vera è che questo Paese lo cambiamo facendo l’unica cosa che serve: restituire posti di lavoro“.

Roberto Davide Saba

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