Ci sono storie che meritano di essere raccontate. Come quella di Denise Batrakov, un clochard ucraino che da sette anni vive per strada a Battipaglia, dinanzi alla clinica Venosa, assieme ai suoi cani meticci Basilio e Roxana. Parrebbe una di quelle storie che, nel ‘mare magnum’ del web, leggiamo ogni giorno. E invece no. Da cinque giorni, infatti, la vicenda si è tinta di grigio.

Da sette anni viveva dinanzi alla Clinica Venosa, sul corso principale di Battipaglia, assieme ai suoi cani. Quanto basta per essere uno “di casa”. In fondo chi, trovandosi a passeggiare per il centro, non ha mai lasciato una monetina o qualcosa da mangiare a Denise? L’omone di Cerkasy, tanto grosso quanto buono, di madre ucraina e di padre russo, classe ‘77, si era così fortemente radicato sul territorio battipagliese che a volte ci si dimenticava della sua presenza. Per adempiere ai suoi bisogni fisiologici, Denise era solito alzarsi lasciando i cani e tutta la sua roba sul posto. La mattina del 5 marzo, però, qualcosa è andato storto: al suo ritorno, Denise si è trovato dinanzi la polizia locale. I caschi bianchi hanno informato il clochard ucraino che il questore di Salerno aveva ordinato un decreto d’espulsione per lui. Entro sette giorni dovrà lasciare l’Italia.

Denise

Stando alla versione ufficiale, uno dei cani avrebbe morso una bimba che si era avvicinata mentre Denise non era presente. Inoltre, nello zaino del clochard, che era pure sprovvisto del permesso di soggiorno, c’era un coltello. Ed infine, come se non bastasse, a Denise è stata inflitta una multa e gli sono stati sottratti i cani, portati al canile di Montecorvino Rovella. Una storia che ha convinto pochi, ma indignato tanti. Emblema di un’Italia prestante coi più deboli e zerbina coi potenti.

C’è una foto che lo ritrae dinanzi all’edicola di via Italia con un cartello che recita: “Ciao, sono Denise. Devo tornare a casa e mi servono soldi per il viaggio. Grazie!”. Alla solidarietà, e a chi è disposto a una colletta per adottare i suoi cani, si alternano anche messaggi di rabbia da parte di chi lo vorrebbe fuori da questa città o addirittura morto. Eppure Denise, lo giurano in tanti, è sempre stato innocuo. Ha scelto la vita del clochard, ha scelto di rimanere libero, senza una fissa dimora. Forse perché la vita gli ha scaricato contro le cose peggiori, forse perché la sua scelta è riconducibile a vicende storiche di cui non siamo a conoscenza, o molto più semplicemente perché a Denise andava di vivere così: sull’angolo d’una strada assieme a Basilio e Roxana. In un attimo, però, si è visto tutto sottratto: gli animali che amava e la sua “non casa”.

«Al momento ci siamo rivolti al Giudice di Pace – spiega Paola Rinaldi, l’avvocato che si occupa della vicenda – al quale abbiamo chiesto di valutare la richiesta di permesso per motivi umanitari. Cercheremo di far rientrare anche il discorso del permesso di soggiorno». Secondo l’avvocato Rinaldi, i presupposti per l’espulsione ci sono: «I presupposti ci sono tutti, ma alcuni aspetti come quello del coltello, chiuso nello zaino e quindi non atto ad offendere, non convincono. Ci sono tante testimonianze di persone che assicurano che Denise non ha mai avuto problemi con nessuno, non è stato mai aggressivo». Infine, sul permesso di soggiorno, l’avvocato spiega: «Nella documentazione c’è scritto che lo ha richiesto in maniera fraudolenta (non aveva i requisiti) ma io credo che non lo abbia mai richiesto. La vicenda, comunque, potrebbe complicarsi per la multa che ha ricevuto e che non potrà pagare e il deferimento per mancata ottemperanza al decreto d’espulsione»

Anche dal mondo associativo c’è chi si sta muovendo in favore di Denise. Come Rossella Lettieri (presidente di Albacanis) e Rosaria Farro, operatrice cinofila. Due ragazze che stanno facendo di tutto per far riavere i cani al clochard ucraino.

La situazione in Ucraina, il paese di Denise, è infelice. Attualmente è sotto l’occhio vigile dell’Ocse e dell’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati. Secondo uno degli ultimi report dell’Onu mancano i presupposti per un ritorno della pace nel Paese che ormai da quattro anni è teatro di una violenta guerra civile. E i cittadini di famiglia mista, come Denise, rischiano grosso perché a loro viene imposto di arruolarsi (pena l’arresto o addirittura l’uccisione). Insomma, è il caso di dirlo: restiamo umani.

Paolo Vacca

2 Commenti

  1. Restiamo umani ma non è neanche giusto che i suoi cani possano nuocere come è successo e potrebbe succedere ancora sono pur sempre animali anche se all’apparenza tranquilli se lui vuole fare il clochard lo faccia pure senza armi e senza cani a seguito

  2. Benedetta, ragiona un poco, sai quanti cani randagi ci sono? Non poteva accadere con gli stessi? A chi accusavi poi? Soprattutto i genitori della bambina che stavano facendo? Sai che i bambini per strada devono camminare AL CENTRO dei genitori? Questa è negligenza dei genitori stessi, caspita vivo a Battipaglia da 28 anni e oltre ai bulli (figli di malviventi battipagliesi) che per strada che mi massacravano di mazzate non ho mai avuto problemi ne con i cani ne con i barboni, tutt’ad un tratto i cani di Denise hanno morso? IO CI PASSO OGNI GIORNO E NON SI MUOVONO MAI! MAI STATI AGGRESSIVI, MAI! Trovano un coltello nello zaino del tipo ed è subito minaccia, andate a controllare le tasche dei vostri figli o dei bulli di strada e vedete chi è il vero pericolo! È facile a parlare quando si ha il culo al caldo a casuccia propria! Ricordatevi una cosa gente, potreste essere VOI in futuro costretti a vivere sotto un ponte, e a Battipaglia gente per strada italiana c’è, e pure troppa, veramente vogliamo vivere in un mondo di terrore dove non puoi neppure vivere per strada? Veramente vogliamo un mondo dove ministri preferiscono lasciar morire la gente? Dove se sei di basso ceto sociale sei un rifiuto? Veramente volete un mondo così? VERAMENTE VOLETE FAR ANNIENTARE LA DIGNITÀ UMANA?

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