Dopo anni di battaglie per ricevere le giuste qualifiche e i riconoscimenti dovuti, ora essere pizzaiolo è un’arte nonché patrimonio culturale dell’umanità, come riconosciuto dall’UNESCO in questi giorni.

Infatti, come conferma anche il pizzaiolo Carlo Alberto Lombardi, appartenente all’Unione Pizzerie Storiche Napoletane “Le Centenarie”, divenire patrimonio culturale UNESCO dell’umanità “È una vittoria per la classe, il pizzaiolo è un artigiano di livello, non più l’ultima ruota del carro“. 

Importante la qualifica del pizzaiolo napoletano, poiché ormai, data la globalizzazione, l’esportazione e la conseguente importazione di tradizioni da ogni parte del mondo, tutti si sentivano in grado di poter tastare della farina 00, per poi stenderla, anche in maniera non consigliata dalla tradizione, ottenendo delle pietanze circolari, per poi definirle come pizze.

Ecco perché, sempre a detta di Carlo Alberto Lombardi, “Sono più di tre anni che combattiamo per la qualifica del pizzaiolo e per le nostre origini”. Infatti sono queste ultime che rendono la pizza napoletana unica e meritevole di essere patrimonio dell’umanità e dell’UNESCO. Per riuscire ad ottenere tale riconoscimento va senza dubbio sottolineato l’importante operato svolto dall’Associazione Verace Pizza Napoletana, dall’Associazione Pizzaioli Napoletani e dalla Coldiretti.

Una fondamentale coesione tra tutte le più antiche e prestigiose pizzerie napoletane. Pare netta la volontà di voler istruire gli avventori della professione a non puntare altre pizzerie per farsi una guerra tra loro, ma sorreggersi o sfidarsi a colpi leciti di mani intrise di acqua e farina per ottenere veri e propri spettacoli artistici – come può testimoniare la foto.

Per essere patrimonio dell’UNESCO la pizza dovrebbe ringraziare i propri ingredienti, riconducibili in toto alla dieta mediterranea, una tra le più elogiate negli ultimi decenni, che forse avrà convinto il MIPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari forestali) ad avallare questa proclamazione. Il vero segreto di tutte le pizzerie, ora meritevoli del potersi vantare di produrre un tale patrimonio culturale, è il tramandare generazione per generazione l’arte di fare la pizza, soprattutto dell'”ammaccare”, cioè come si deve veramente stendere una pizza napoletana seguendo la tradizione.

Fondamentale è ciò che si vuole dimostrare tramite l’unione di queste storiche pizzerie, che oltre ad aver operato nel settore per oltre 200 anni, “Hanno portato avanti con ingegno, sacrificio, utilità e dedizione realtà ancora oggi esistenti”, come afferma V. P. Capasso, che continua esplicando la  vera necessità per cui è nata l’associazione: “Abbiamo quasi sentito il bisogno di far capire a tutto il mondo qual è la vera pizza napoletana, distinguendola da molte altre rivisitazioni di pizze“.

Eugenio Fiorentino

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