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Il sogno: un’immateriale realtà

Se si parla di sogno, una delle prime figure che vengono in mente è sicuramente quella di Sigmund Freud, storico fondatore della psicoanalisi, che distrusse tutte le certezze alla base della psicologia e della società di inizio ‘900, ed autore de “L’Interpretazione dei sogni”. Fu forse la prima opera che cercò di spiegare in maniera scientifica le leggi alla base dei processi onirici. Nel corso del tempo la teoria psicoanalitica di Freud è stata modificata, screditata o sostenuta, ma l’unica cosa sicura è che il medico viennese ha lasciato un grande interesse dopo di sé per quanto riguarda il mondo onirico. Infatti il tema del sogno è stato un grande protagonista del XX secolo in moltissimi ambiti artistici: pittura, poesia, letteratura, film ed anche musica. Sicuramente il passo successivo alla teoria freudiana fu compiuto da una delle più importanti avanguardie storiche: il Surrealismo. Il manifesto, firmato da André Breton, racchiude perfettamente l’idea celata dietro questa grande rivoluzione. I due artisti più conosciuti diverranno poi Salvador Dalì e Renè Magritte. Due stili diversi di dipingere, quasi opposti, ma con una sola cosa in comune: quel senso di calma, di pace, di pura e semplice irrealtà, che solo i sogni sanno offrire. Dalì, infatti, punta quasi a soffocare lo spettatore con le sue immagini forti, a tratti invadenti, mentre Magritte crea un certo distacco tra opera ed osservatore. Il surrealismo, però, non è stato solamente pittura, ma anche poesia. Ne è un grande esempio Philippe Soupault. Il suo chinati e buca la superficie liscia può essere il riassunto non solo del surrealismo, ma anche dell’atteggiamento che l’essere umano ha verso i sogni. Un’altra figura, distaccata dal surrealismo sia a livello temporale che stilistico, è William S. Burroughs. Sicuramente i suoi romanzi, i suoi paesaggi, i personaggi fuori da qualsiasi mondo (basti pensare al Dottor. Benway presente in “Pasto Nudo”) non sono correlati direttamente al tema onirico, ma il risultato che ne viene fuori rimanda molto all’atmosfera che si respira all’interno di un sogno: trame apparentemente senza senso, persone che appaiono dal nulla, cambiamenti spazio-temporali improvvisi, con nessun indizio di come ci sia arrivati lì.

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René Magritte ne “L’Impero delle Luci” riesce ad accostare perfettamente due figure opposte, come il giorno e la notte, nello stesso dipinto.

Un altro modo di evadere dalla realtà, così come il sogno, è certamente il cinema. Se poi le due cose iniziano ad andare a braccetto il risultato che ne viene fuori è sicuramente di grande intensità. Uno degli esempi migliori è “Inception”, film del 2010 diretto da Christopher Nolan, un regista che è sempre stato molto attento a quelli che possono essere i meccanismi della mente umana (due esempi possono essere “Memento”, il cui protagonista soffre di amnesia anterograda, o “The Prestige”). In “Inception” il sogno viene descritto e analizzato in un modo quasi fantascientifico, con sogni a più livelli, con durata diversa rispetto alla realtà (la ricerca scientifica suggerisce invece che i sogni si svolgono in tempo reale). Un altro regista da citare sicuramente in relazione alle atmosfere oniriche è David Lynch, che con “Mulholland Drive” e “Lost Highway” in prima fila ha saputo perfettamente descrivere che un incubo certe volte può diventare una vera e propria prigione, da cui sembra impossibile uscirne.

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La scala di Penrose è un’illusione ottica, impossibile da realizzare nella realtà. Qui viene prodotta in una scena onirica in “Inception”.

Anche in ambito musicale, e in particolare a cavallo tra anni ’80 e ’90, le atmosfere oniriche hanno preso il sopravvento in generi come il “Dream Pop”, lo “Shoegaze” e il “Post Rock”, e in band come “Slowdive”, “Bowery Electric”, “Drop Nineteens” (l’inizio di “Winona” con There’s a gap in 20th century, and it fills the world whith dreams racchiude perfettamente lo spirito della band) “Mogwai”, “Explosions in the Sky”, “Slint”, “My Bloody Valentine” ecc.  Il sogno potrebbe essere semplicemente spiegato come un correlato della fase REM del sonno, ma sembra un po’ riduttivo per le sensazioni che comporta sia durante il sogno stesso, sia successivamente. Il sogno è perciò evasione in un altro mondo (non necessariamente migliore), è avere la possibilità di vivere situazioni solamente immaginate o non più proponibili. Il sogno è semplicemente il peso dei rimpianti non concreti.

Biagio Dell’Omo

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