In un’intervista rilasciata alla testata tedesca Die Welt, Alessandro Di Battista chiarisce alcuni punti del programma del MoVimento 5 Stelle.

Il movimento lanciato da Beppe Grillo, che risultò a sorpresa primo partito nelle elezioni del 2013, è stato accusato in questi anni di essere espressione di anti-politica e di un voto di protesta. La formazione politica incanalò effettivamente ampia parte della disillusione per gli schieramenti “ideologici” classicidella rabbia popolare contro l’establishment politico, la casta, ovvero l’insieme di pochi privilegiati che decidono sulle vite di tutti e contro le politiche degli ultimi governi e, in particolare, contro le misure di austerity del governo Monti.

Dal momento del suo ingresso nelle istituzioni, il MoVimento 5 Stelle è stato definito dalle altre forze politiche come impreparato nella gestione del governo e come movimento di sola protesta demagogica, incapace di proporre un cambiamento reale.

Nell’intervista a Die Welt, Alessandro Di Battista dichiara proprio che i Cinquestelle sono pronti a candidarsi “con maggiore determinazione rispetto al 2013”. Nega che il MoVimento 5 Stelle sia un movimento anti-politico e di protesta, dicendo che questa è una definizione che le élite politiche affibbiano ad ogni voto contrario alla loro volontà. Aggiunge, inoltre, che non vi è differenza tra “chi vuole cambiare qualcosa e chi protesta contro le cose che non funzionano”.

Sulla campagna referendaria dichiara che è stata una battaglia per i diritti costituzionali dei cittadini. Definisce, poi, l’Italicum come una legge anticostituzionale, dicendo che non bisogna, però, perdere troppi mesi e andare al voto il prima possibile con una versione di tale legge approvata dalla Corte Costituzionale entro gennaio.

Per Di Battista il punto cardine del MoVimento 5 Stelle è l’aiuto alle piccole e medie imprese (“Intervenendo in questo ambito la ripresa è assicurata”) – ricordando il microcredito finanziato con gli stipendi parlamentari dei Cinquestelle (20 milioni di euro in tre anni), grazie al quale sono nate nuove imprese -, la lotta a corruzione (impedendo ai politici corrotti di ricandidarsi) ed evasione fiscale (recuperando “60 miliardi di euro l’anno”) e il reddito di cittadinanza. Dunque, riduzione dell’imposizione fiscale su piccole e medie imprese e aumento significativo delle tasse sul gioco d’azzardo, centralizzazione della spesa statale, realizzazione di opere pubbliche “di dimensioni ridotte rispetto all’Expo o all’Alta Velocità” e la riduzione dei costi della politica, tramite il taglio agli stipendi ai parlamentari e agli amministratori regionali. Di Battista spiega che il MoVimento 5 Stelle intende investire nella Green Economy (“svolta energetica a livello nazionale in direzione delle energie rinnovabili e della sostenibilità”), nell’enogastronomia, in turismo e cultura e nelle infrastrutture per migliorare, ad esempio, le ferrovie regionali, considerate in uno “stato incivile”.

In campo bancario, Di Battista propone l’istituzione di una banca centrale con compito di vigilanza reale e la divisione tra banche di risparmio e banche d’affari. Sul rapporto con l’Europa, spiega che i nemici dell’Unione sono i tecnocrati, che Europa e Euro non sono la stessa cosa e che sulla moneta unica – secondo il MoVimento 5 Stelle, causa di perdita di potere d’acquisto, disoccupazione, degrado sociale – devono esprimersi i cittadini.

Dopo aver auspicato una risoluzione dei “grandi focolai di crisi internazionali, senza ricorrere alle bombe”, Di Battista espone la posizione del MoVimento 5 Stelle sull’immigrazione, distinguendo tra profughi con diritto di asilo, che devono essere accolti in Europa e distribuiti tra tutti i paesi membri, e immigrati che ne sono privi, che devono essere espulsi. “Il termine espulsione” – spiega – “non deve essere ricondotto alla destra, alla sinistra, o alla xenofobia”, mostrando una posizione intermedia, che strizza l’occhio a entrambi gli schieramenti sul tema attualmente più spinoso e sul quale il MoVimento 5 Stelle ha sempre mostrato ambiguità e poca chiarezza. Tema assente, tra l’altro, nel programma ufficiale dell’organizzazione.

Pietro Marino

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