Gab è il "Twitter razzista" dell'estrema destra mondiale
Fonte: Rafael Henrique

Lanciato nel 2016 da un’idea del suo fondatore conservatore cristiano, Andrew Torba, il social media Gab si propone come alternativa a Twitter e ad altre grandi piattaforme social. In effetti, questa piattaforma sembra essere molto simile a Twitter, a cominciare dall’avere un animale come suo logo-simbolo. Di fatto, se per Twitter esso è un uccellino blu, invece per Gab è la celebre rana Pepe. Nel 2005, Matt Furie ha creato “Pepe the Frog” come uno dei quattro personaggi antropomorfi del fumetto chiamato Boy’s Club. Nel tempo, Pepe ha iniziato ad avere una vita propria fino a diventare un meme, di cui poi si sono appropriati i suprematisti bianchi. 

Anche per quanto riguarda il suo funzionamento, Gab sembra assomigliare a Twitter, poiché consente agli utenti di seguirsi a vicenda, rispondere e ricondividere brevi aggiornamenti di stato. In più, oltre alla classiche sezioni come  “Home” e “Notification”, questa piattaforma possiede anche una propria sezione “News” ed una sezione video chiamata ”gabTV”, che sono adatte esclusivamente ad un pubblico della destra conservatrice. In esso esistono anche diversi gruppi espressamente di estrema destra, ma che celebrano e trattano anche tematiche militari, religiose, musicali ed altro ancora.

Dopo che Twitter ha cacciato molti utenti dalla sua piattaforma per aver espresso frasi di odio e messaggi discriminatori, Gab si è disposto come rifugio sicuro ed ha accolto numerose “vedove” di estrema destra. Andrew Torba, infatti, ha affermato di voler offrire un’alternativa ai principali social network, che lui e altri ritengono siano prevenuti nei confronti dei conservatori. Per questo motivo, Gab consente agli utenti di dire praticamente tutto ciò che vogliono. Tuttavia, anche se questo social media si pone di essere un forum online in cui le persone possono esprimere qualsiasi punto di vista, c’è molta intolleranza per le idee che vanno contro il pensiero dell’ambiente.

Immagine presa dal social media Gab

La decisione di Facebook, Instagram, YouTube e Twitter di escludere cospirazionisti e estremisti dalle proprie piattaforme, nel lungo periodo, si sta paradossalmente rivelando come controproducente. Di fatto, nel momento in cui le persone si spostano su social media marginali, ci sono meno opportunità per dissuaderle da convinzioni estreme. Ne consegue che, in mancanza di confronto, Gab è diventato la cassa di risonanza ideale per la propaganda politica e il reclutamento di seguaci da parte dell’estrema destra.

Non è un caso, dunque, se il 27 ottobre del 2018, nella città di Pittsburgh in Pennsylvania, fu realizzato un attentato da parte di un assiduo utente del social media Gab: Robert D. Bowers. Tale atto fu commesso all’interno della “Tree of Life”, ovvero la sinagoga più importante del quartiere di Squirrel Hill, storicamente abitato dalla comunità ebraica. Secondo la ricostruzione dei fatti, questo individuo di estrema destra, armato con un fucile d’assalto e almeno tre pistole, aprì il fuoco per diversi minuti all’interno della sinagoga, uccidendo 11 persone. Bowers non era noto alla polizia prima di compiere l’attentato, sebbene su social media Gab avesse condiviso più volte minacciosi messaggi antisemiti e teorie cospirazioniste sugli ebrei.

In ogni modo, contrastare il radicamento sui social network dei movimenti dell’ultra-destra richiede delle azioni che non prevedano soltanto provvedimenti online, ma anche sforzi nel mondo reale. Ne è un chiaro esempio la collaborazione che, su proposta del governo degli Stati Uniti, si è instaurata tra le aziende tecnologiche per espellere lo Stato Islamico dai principali social network. Un risultato ottenuto in contemporanea a iniziative nel mondo musulmano per deradicalizzare le persone e scongiurare conseguenze di matrice il terroristica. Per questo motivo, la lotta contro l’estrema destra mondiale non può basarsi soltanto su divieti sui social media. Ma se non si vuole agire preventivamente sulle logiche sociali e culturali che danno vita a questi movimenti politici, ci vogliono comunque esperienza, finanziamenti e impegno per raggiungere le persone nelle scuole e in altri luoghi della società, in modo da contrastare a valle le conseguenze delle loro pericolose convinzioni.

Gabriele Caruso

Gabriele Caruso
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

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