«Il calcio è la cosa più importante delle meno importanti» disse Arrigo Sacchi. A volte, però, può diventare davvero qualcosa di serio.

I ragazzi di MondoFutbol, infatti, hanno presentato il panel intitolato “Nessuno in fuorigioco” (prende il nome dal web reportage realizzato da loro stessi), presentandolo nella giornata inaugurale dell’Ijf18 (International Festival Journalism di Perugia). Nella Sala del Dottorato, Carlo Pizzigoni e Guido Montana, direttori di MondoFutbol, Alberto Urbinati, presidente di Liberi Nantes, Susanna Marietti, coordinatrice dell’associazione Antigone e Raffaella Chiodo, vicepresidente della rete FARE, hanno parlato al pubblico di questo fantastico progetto.

Nessuno in fuorigioco, è un web reportage realizzato da Guido Montana e da Aniello Luciano. I due giornalisti hanno girato l’Italia in lungo e in largo alla scoperta di associazioni sportive dilettantistiche che tramite il calcio, nel loro piccolo, combattono il razzismo. Il calcio come strumento per riconnettere i rifugiati al tessuto sociale dell’Italia. E il pallone, si sa, è uno strumento di coesione unico nel suo genere.

Alberto Urbinati prende subito la parola e racconta dell’associazione dilettantistica Liberi Nantes, nata nel 2007 con lo scopo di garantire libertà di accesso allo sport ai rifugiati. Da dieci anni, Liberi Nantes milita in III categoria e ha il suo quartier generale nel quartiere ‘Pietralata’. Alberto racconta anche di quanto sia difficile girare tra i campi della periferia di Roma Est, dove il razzismo è ancora un sentimento diffuso. Racconta addirittura di arbitri che non sanzionano gli insulti xenofobi che reiteratamente gli avversari indirizzano ai migranti, delle difficoltà di iscrivere una squadra di soli rifugiati a un campionato federale, delle minacce subite in questi anni. «C’è bisogno di una narrazione diversa del ruolo che può avere lo sport in questo processo di inclusione dei ragazzi che arrivano da storie tremende» dice Urbinati.

Ijf18 nessuno in fuorigioco mondofutbol

Susanna Marietti, invece, in qualità di coordinatrice nazionale dell’associazione “Antigone” (che lavora alla protezione dei diritti umani all’interno della giustizia penale) e referente della società Polisportiva “Atletico Diritti”, composta da rifugiati, studenti universitari e persone in esecuzione di pena, ha posto l’accento sulla formazione della squadra:

«Due categorie socialmente deboli – spiega la Marietti – e una più “protetta”. L’idea era di creare un circolo virtuoso. E ci siamo riusciti. Sono nate forti amicizie, era bello vedere lo studente universitario aiutare il ragazzo migrante nella richiesta di documenti».

Raffaella Chiodo, ha spiegato al pubblica cosa fosse la rete “FARE”: «È composta da più di 100 associazioni da 40 paesi diversi. Realtà dissimili tra loro: squadre, tifoserie, associazioni, gruppi etc. Crediamo tutti che il calcio sia uno strumento formidabile di coesione sociale, di conoscersi non facendo altro che giocare».

Del progetto Nessuno in fuorigioco e di MondoFutbol ce ne ha parlato direttamente uno dei protagonisti del reportage, Aniello Luciano. MondoFutbol è un prodotto nuovo. Nasce nel 2015 dall’esigenza di trovare un contenitore per raccontare il calcio attraverso un linguaggio diverso: quello dell’internazionalità (la testata è tradotta in diverse lingue). Carlo Pizzigoni, autore di “Storie mondiali” con Federico Buffa, è ideatore e direttore responsabile di MondoFutbol insieme a Guido Montana. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile. Raccontare il calcio dal basso, fino ai palcoscenici mainstream. Con MondoFutbol hanno collaborato, e collaborano, persone da tutto il mondo: dalla Colombia, dall’Inghilterra, dalla Spagna, dal Galles. Non solo racconti calcistici, ma anche socio-politici.

Ma cos’è Nessuno in fuorigioco?

«Un web-reportage – dice Luciano – che racconta sei storie reali di integrazione in Italia». Tutto gira attorno al calcio. Dall’Atletico Brigante, che narra di una storia di integrazione nella ricostruzione di Benevento; ci sono gli RFC Lions, squadra antirazzista di Caserta; Atletico Diritti e Liberi Nantes, spiegate in precedenza da Urbinati e Marietti; l’ASD Scanderberg, squadra di albanesi e italiani a Parma; Casa Giselda, torneo tra gli Sprar in provincia di Campobasso.

«Raccontare il calcio come collante di razze e religioni diverse – conclude Luciano. Questa è la mission di “Nessuno in fuorigioco”. E averlo presentato al Festival del Giornalismo di Perugia è motivo di grande orgoglio per noi».

Dunque, nel primo giorno dell’International Journalism Festival: un bel calcio al razzismo.

Paolo Vacca

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