Da quando le prove INVALSI sono state ufficializzate nel 2009, l’Unione degli Studenti non ha mai smesso di contestarle e di invitare la popolazione studentesca al boicottaggio: l’anno scorso l’iniziativa ottenne successo poiché due licei su tre, specialmente nel Centro Sud, rifiutarono di svolgere i test.

Quest’anno la storia si ripete ed è più vicina di quanto sembri: ha per protagonisti i militanti dell’Unione degli Studenti – Cava de’ Tirreni che, dopo aver promosso una foto petizione che ha fatto il giro del web, hanno passato la mattinata del 12 maggio nella piazza principale della città, per proporre un modello di scuola in contrapposizione a quello imposto dal Governo con la legge 107.

Con uno speakeraggio che aveva come obiettivo quello di esporre tutte le motivazioni per le quali l’organizzazione, insieme alcuni studenti, ha avuto inizio l’occupazione della piazza, nonostante la pioggia, armati di un megafono, di bandiere e di tanta voglia di cambiare e di creare l’alternativa:

“Siamo scesi in piazza per contestare le prove INVALSI, e come contestiamo questi quiz, contestiamo tutto il sistema scolastico italiano” – ha dichiarato il coordinatore dell’Uds Cava Ferdinando Faiella – “E’ un sistema che si basa sulla didattica frontale e sul non coinvolgimento della popolazione studentesca, che continua a promuovere la competizione, anche tra i docenti stessi. Noi rivendichiamo una scuola che si basi interamente sul senso di collaborazione e di fratellanza tra gli studenti, come una vera e propria comunità“. E non solo: l’alternativa che propongono è una scuola che sappia valorizzare gli individui in quanto tali e che non limiti l’apprendimento al mero raggiungimento del voto.

Ma ad attirare l’attenzione dei passanti, è stata soprattutto la chiusura dell’assemblea pubblica: i militanti hanno infatti deciso di mettere in atto un flash mob che ricresse la scena della solita lezione frontale e nozionistica che non da spazio alle idee e allo sviluppo della coscienza critica, con tanto di professore autoritario. Durante lo svolgimento però, la situazione è stata capovolta dagli studenti stessi che, ribellandosi alla figura autoritaria, hanno iniziato a citare alcuni articoli dello Statuto degli Studenti e delle Studentesse, dando vita ad una reazione a catena.

Se il governo ritiene indispensabile la becera necessità di valutare, che lo faccia a modo nostro: la valutazione narrativa è un’ottima alternativa, perché tiene conto delle attitudini e delle caratteristiche del singolo individuo senza ridurre tutto ad un misero numero. L’alunno non è un bullone, ma una persona che ha dentro di sé capacità inespresse e perché queste capacità fioriscano, questa persona ha bisogno di continua cura“- hanno poi concluso i militanti, dando appuntamento alla prossima assemblea, perché la lotta per una scuola aperta a tutti ed a misura di ciascuno non finisce qua.

Ana Nitu

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