Strade dell'Est
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Con Strade dell’Est, romanzo pubblicato da Porto Seguro Editore, Mirko Confaloniera racconta il suo viaggio alla scoperta dei Paesi dell’Est Europa: dall’ex Unione Sovietica alla Turchia, dalla ex Jugoslavia alla Russia, passando per la Romania e la Grecia. Viaggia con grande spirito di avventura, con ogni mezzo di trasporto, a volte anche improvvisato. Da solo o in compagnia, va alla scoperta di luoghi sorprendenti e inusuali. Il suo è un diario di viaggio vero e proprio: ricco di informazioni, disavventure e preziosi consigli per chiunque desideri ripercorrerne i passi.

Strade dell'Est
La copertina del romanzo di Mirko Confaloniera

Il romanzo è scritto in prima persona, si presenta inizialmente come un classico resoconto di viaggio, ma arrivati alla conclusione dimostra di essere molto più di un semplice diario. Per ogni città visitata, l’autore arricchisce il racconto di informazioni storiche e culturali, con frequenti riferimenti filmografici, che permettono di inquadrare meglio luoghi e persone. I percorsi non sempre sono programmati, e spesso, anche a causa di particolari situazioni politiche vengono cambiati all’improvviso. Molto apprezzabili le descrizioni di paesaggi e monumenti, in quanto personalizzate: oltre alla componente visiva, l’autore esprime sempre anche le sue impressioni. Le città visitate sono tante, ciascuna con caratteristiche proprie, alcune desolate, altre affollatissime, ma per ognuna fa delle riflessioni interessanti e spesso poetiche.

Di quanto si legge in Strade dell’Est, colpisce in particolare il fatto che molte città sono ben diverse dall’immaginario comune; di alcune, già visitate in precedenza, l’autore fornisce stimolanti confronti tra “prima e dopo”, mostrandone lo sviluppo e l’incredibile cambiamento. Non mancano i momenti divertenti, tra sigarette, serate alcoliche e amici vecchi e nuovi, ma anche viaggi interminabili in compagnia di sconosciuti con i quali scambiare racconti di vita in un misto di lingue e gesti: vite vissute che sembrano tanto lontane da noi ma che in realtà sono (quasi) dietro l’angolo.

In Strade dell’Est è ben visibile l’esperienza del viaggiatore: nonostante una leggera ansia alle dogane e ai controlli, Mirko non si perde d’animo quando c’è da improvvisare. Visita i monumenti principali, pur preferendo, spesso, semplicemente camminare, perdendosi nell’atmosfera del luogo che lo ospita, talvolta con un pizzico di malinconia, nostalgia e tanta riflessione. Cerca scorci non convenzionali, che mostrino la vera essenza della sua meta, dal punto di vista culinario, culturale e antropologico. Particolarmente interessante poi l’appendice, che trasforma il diario di viaggio in una vera e propria guida turistica, con tanto di consigli, giudizio e gradimento delle varie città visitate.

Abbiamo avuto l’opportunità di rivolgere qualche domanda a Mirko Confaloniera, autore e protagonista di Strade dell’Est

Come fa a intrattenersi nel corso dei viaggi più lunghi, dove potrebbe non incontrare nessuno con cui scambiare due parole?

«Non siamo mai veramente “soli” durante i nostri viaggi. Io spesso ho incontrato e interagito con “compagni” di viaggio senza neppure cercarli. Gente che ha condiviso il mio stesso scompartimento di un treno notturno in Russia, o l’attesa in una stazione serba di pullman, di un bus diretto a Est, o tassisti albanesi e bosniaci che mi scarrozzavano parlandomi delle loro vite. Gli incontri nascono e vengono da soli. Io mi sono sempre fermato ad ascoltare tutte le storie delle persone che ho incrociato nei miei viaggi, ascoltandole attentamente, minuziosamente, perché dietro a ogni singola persona, anche incrociata per pochi istanti, c’è sempre una vita di un Essere Umano.»

Se legge qualche libro durante le attese, può suggerirci qualche titolo?

 «Sicuramente lo scrittore Paolo Rumiz e i resoconti dei suoi viaggi (“E’Oriente”, Feltrinelli, 2003) è un ottimo spunto di lettura e di viaggio. Ma io credoche esistano infiniti modi di viaggiare e non solo quelli più noti. Se devocitare un’altra lettura davvero importante, cito “Anime Galleggianti” diVasco Brondi e Massimo Zamboni (ediz. La Nave di Teseo, 2016), labellissima avventura di tre persone che, a bordo di un’imbarcazione di fortuna,attraversano un canale parallelo al Po, da Mantova fino alla foce nel MareAdriatico. E, se posso autocitarmi, c’è la mia filosofia descritta nel mioterz’ultimo libro,“Io non viaggio in autostrada” (Albeggi Edizioni,2019). Perché io, davvero, viaggio a bordo della mia piccola utilitariaMatiz Chevrolet a GPL non percorrendo le autostrade, bensì le vecchie strade statali di una volta: mi fermo nei bar di paese, ascolto i dialetti locali, leggo i quotidiani provinciali, bevo e assaggio i sapori di quelle zone, scorgo paesaggi e borghi dimenticati dalla nostra frenesia…»

Nel suo libro Strade dell’Est ha scritto “quando si parte per un viaggio non si torna più come prima si ritorna sempre e inevitabilmente cambiati”. In che modo questi viaggi l’hanno cambiato e cosa pensa di aver imparato?

«Viaggiare cambia, è inevitabile. Abbatte pregiudizi, barriere mentali, luoghi comuni. Stare a contatto con la gente del posto, conoscere le tradizioni, le usanze, ma soprattutto anche solo scambiare due chiacchiere con chi incontro. Ogni viaggio a Est mi ha cambiato, trasformato, mi ha fatto capire quanta solidarietà e umanità c’è in quei luoghi (e non c’è più nei nostri). Sono stato a Kiev durante la guerra civile dell’inverno 2013/14 e ho visto davvero cos’è la guerra e le sue conseguenze. Ho parlato con persone che mi hanno raccontato cos’era la Jugoslavia negli anni ‘90, quando c’erano fame, macerie e distruzione. Viaggiare non è solo raggiungere alberghi o pensioni e fare i turisti ma è conoscere tutti gli aspetti della vita, anche quelli tremendamente più brutti.»

Cosa è cambiato nel corso degli anni, per lei, nella preparazione di un viaggio simile?

«Effettivamente una decina di anni fa, all’epoca dei miei primi viaggi, si viaggiava in maniera un po’ diversa, forse più avventurosa. Nel 2014 prenotare una stanza d’albergoin una Grecia devastata dalla crisi economica era pressoché impossibile, bisognavaarrivare in loco (tipo a Salonicco) e arrangiarsi al momento. A Mosca, invece, trovareuna di quelle stanze economiche prenotate su booking.com era difficilissimo: arrivavo lì,magari in piena notte, al freddo, sotto la neve, e mi si paravano davanti palazzoni dicemento grigio tutti uguali con scritte unicamente in cirillico e a me incomprensibili. Nelcorso degli anni, durante ritorni in stessi luoghi, le cose sono molto migliorate e negliultimi viaggi diciamo che arrivando in qualsiasi città “andavo a colpo sicuro”.»

Che meta consiglierebbe per un ragazzo/a che vuole intraprendere un viaggio simile, da solo, per la prima volta?

«Consiglierei di girare dapprima l’Italia, come faccio io:niente autostrada, ma strade statali, e fermarsi laddove c’è qualcosa che lo spinge a farlo.Uno scorcio, un piccolo borgo d’arte, una vecchia insegna al neon di un’osteria lungo lastrada. Poi, una volta fatto tutto questo, si può essere pronti a passare quella magicafrontiera che c’è appena oltre Trieste, che è la nostra porta d’Oriente. Da lì in poi si apre un mondo che lascerà a bocca aperta chiunque voglia varcarla.»

Recensione e intervista a cura di Jessica Fercia

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