amnesty international (fonte immagine: wecanjob.it)

Amnesty International Italia anche quest’anno ha pubblicato il Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo. L’edizione 2022-2023 del Rapporto è pubblicata da Infinito Edizioni, contiene una introduzione della segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard e cinque panoramiche regionali e schede di approfondimento su 156 paesi.

fonte immagine: infinitoedizioni.it

Analisi globale

I temi emersi dalla ricerca di Amnesty International su 156 paesi nel 2022 sono tutti collegati tra loro: la repressione dei dissensi ha portato ai conflitti, facilitandone il percorso.

Nel 2022 sono scoppiati nuovi conflitti, quelli di lunga data sono proseguiti, e alcuni sono ripresi. Numerose e terribili tragedie umane sono state causate dalle violazioni del diritto internazionale umanitario. E le risposte internazionali sono state estremamente contraddittorie, innanzitutto di fronte a violazioni sistematiche, alcune equivalenti a crimini contro l’umanità, e rispetto sia all’impatto sui diritti umani dei diversi conflitti che alle persone che da quei conflitti fuggivano. Ci sono state pesanti repressioni delle libertà di espressione, di associazione e riunione pacifica, e delle proteste. La repressione del dissenso è stata collegata a un conflitto armato: in Russia una nuova legislazione vietava anche solo di menzionare la guerra in Ucraina; in Afghanistan le autorità talebane hanno sottoposto i giornalisti a detenzioni arbitrarie, a torture e altri maltrattamenti; in Etiopia le autorità hanno arrestato arbitrariamente lavoratori dei media e ostacolato gli sforzi delle organizzazioni della società civile per l’avvio di un processo di pace; in Turchia il parlamento ha approvato una legge sulla disinformazione che è andata ad aumentare i poteri del Governo sui mass media mentre giornalisti, oppositori politici e difensori dei diritti umani continuavano a essere perseguitati e arrestati con accuse pretestuose di terrorismo.  In Egitto il governo ha cercato di migliorare la sua immagine in vista della Cop27, che ha ospitato a novembre, tra l’altro rilasciando centinaia di persone detenute per motivi politici. Tuttavia, nello stesso periodo ha trattenuto arbitrariamente circa il triplo delle persone per dissenso reale o percepito, effettuando tra l’altro centinaia di arresti in relazione alle manifestazioni durante la Cop27.

La risposta internazionale a queste e altre oltraggiose violazioni dei diritti umani, che andavano oltre la repressione delle libertà di espressione, associazione e riunione pacifica, è stata incoerente, proprio come quelle delle Nazioni Unite e dell’Icc sulle situazioni di conflitto armato. Da una parte, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha istituito un Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Russia e un meccanismo d’indagine per l’Iran, sull’onda della repressione letale delle proteste nel Paese. Dall’altra, ha votato per non indagare ulteriormente o discutere le prove delle Nazioni Unite di possibili crimini contro l’umanità nello Xinjiang, in Cina, e ha sospeso una risoluzione sulle Filippine. Allo stesso modo, gli alleati di Israele hanno respinto con fermezza le conclusioni di un coro crescente di organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty International, secondo cui Israele avrebbe istituito un sistema di apartheid, nonostante questa analisi sia stata avallata dagli esperti delle Nazioni Unite. Nel frattempo, il sistema internazionale dei diritti umani, uno dei tre “pilastri” delle Nazioni Unite, è rimasto cronicamente sottofinanziato, con alcuni Stati che hanno cercato di utilizzare il processo del bilancio come un’arma per impedire l’operatività di meccanismi necessari.

fonte immagine: amnesty.it

La problematica globale della violenza di genere contro donne, ragazze e persone Lgbtqia+ è rimasta un punto centrale nella discussione sui diritti: innanzitutto il diritto all’aborto, su cui sono stati fatti passi avanti e anche però importanti arretramenti; le crisi economiche associate alla pandemia hanno alimentato un aumento del costo della vita insostenibile; tutto questo ha avuto un impatto negativo sulle persone marginalizzate aumentando le disuguaglianze. Alcuni governi hanno cercato di apportare nuove tutele legislative in risposta alle richieste delle difensore dei diritti umani: in Europa sono entrate in vigore nuove leggi sullo stupro che vanno a sancire il principio del consenso in Paesi come Belgio, Finlandia, Spagna; in Africa e Asia, nuove leggi in parte volte a rafforzare le tutele per donne e ragazze contro la violenza sessuale e di genere sono state adottate in vari paesi tra cui: Cina, Congo, Indonesia, Papua Nuova Guinea e Zimbabwe. Ma ancora troppo spesso in questi e altri Paesi le autorità non sono riuscite a proteggere le donne e le ragazze dalla violenza di genere, e anzi addirittura le stesse autorità hanno sottoposto difensore e attiviste per i diritti umani a procedimenti giudiziari e altre forme di oppressione per aver protestato contro le violenze e le violenze sessuali. Lo sfondo a questo tipo di oppressione è una diffusa discriminazione nella legge e nella prassi sociale contro donne, ragazze e persone Lgbtqia+: in Afghanistan, in America del nord e del sud e anche in Europa – in Paesi quali Ungheria, Polonia e Slovacchia, dove l’accesso all’aborto è stato nuovamente limitato.

Le crisi economiche associate alla pandemia Covid-19 e il debito insostenibile, i conflitti e i cambiamenti climatici hanno alimentato in maniera esponenziale il costo della vita e l’insicurezza alimentare. Il Fondo monetario internazionale ha evidenziato, a ottobre, che il 60 % dei Paesi a basso reddito e oltre il 25 % dei mercati emergenti non sarebbero stati in grado di ripagare i loro debiti. I governi devono urgentemente intervenire per attenuare la crisi climatica, gli Stati più ricchi devono devono intervenire per ridurre il debito e contribuire finanziariamente agli sforzi internazionali per sostenere quei Paesi che necessitano di assistenza per poter garantire i diritti economici, sociali e culturali; i Paesi a basso reddito, inoltre, dovrebbero beneficiare di una maggiore inclusività, attraverso la riforma della tassazione globale sponsorizzata dalle Nazioni Unite.

Il 2023 segna il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, il 30° anniversario della Dichiarazione e del Programma d’azione di Vienna e il 25° anniversario della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani. Tuttavia, alcuni modelli di comportamento degli Stati hanno compromesso questi strumenti, attraverso un’incoerente o inadeguata implementazione degli obblighi sui diritti umani, contraddittorie risposte internazionali di fronte a gravi violazioni sistematiche, e l’incapacità di contribuire con sufficienti risorse finanziarie ai meccanismi internazionali sui diritti umani.

La situazione dei diritti umani in Italia

Ci sono state 100 uccisioni di donne in episodi di violenza domestica, di cui 59 compiute da partner attuali o ex, un dato leggermente in diminuzione rispetto al 2021. Il parlamento non ha adottato un disegno di legge – presentato nel 2021 – volto a rafforzare le salvaguardie per combattere la violenza contro le donne.

L’accesso all’aborto è rimasto difficile in molte aree del Paese a causa dell’elevato numero di medici e altri operatori sanitari che si sono rifiutati di fornire cure abortive. In alcune regioni, il loro numero raggiunge il 100 % del personale medico competente.

La polizia ha usato violenza contro i manifestanti: a gennaio, a Torino, gli agenti di polizia hanno picchiato i ragazzi e le ragazze che protestavano per la morte sul lavoro – il progetto di alternanza scuola lavoro – di un loro coetaneo.

A dicembre il parlamento ha approvato l’introduzione di un nuovo reato che punisce l’invasione della proprietà privata con l’obiettivo di organizzare raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, ritenuta pericolosa per la salute e l’incolumità pubblica. Gli organizzatori di tali raduni rischiano fino a sei anni di reclusione e una multa fino a 10.000 euro.

Sono proseguiti i procedimenti giudiziari basati sul reato di “favoreggiamento dell’immigrazione illegale”, sebbene in alcuni casi i tribunali abbiano riconosciuto che gli atti di solidarietà non potevano costituire reato. A maggio, in un caso iniziato nel 2014, la Corte di cassazione ha annullato la condanna di quattro cittadini eritrei, accusati di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare per aver offerto ospitalità ad altri eritrei. Avevano trascorso 18 mesi in custodia cautelare. È proseguita l’udienza preliminare a Trapani, in Sicilia, del processo contro gli equipaggi della Iuventa e di altre navi di soccorso delle Ong, per presunto favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, in relazione alle operazioni di soccorso effettuate nel 2016 e 2017. A dicembre, il governo si è unito al procedimento come parte civile.

Il parlamento ancora una volta non è riuscito ad approvare una legislazione che estendesse alle persone Lgbtqia+, alle donne e alle persone con disabilità le stesse tutele previste per altre vittime dei discorsi d’odio e crimini di odio basati su motivazioni razziste, religiose, etniche e nazionaliste. Il parlamento non ha inoltre adottato un disegno di legge, in lavorazione da decenni, per garantire un effettivo accesso alla cittadinanza per i figli di cittadini stranieri nati e/o cresciuti in Italia. Oltre un milione e mezzo di minori hanno continuato a subire discriminazioni e difficoltà nell’accedere ai propri diritti. Il 2023 deve necessariamente e urgentemente essere il momento di svolta per la difesa dei diritti umani.

Valentina Cimino

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