Gli Spurs vanno al tappeto dopo una gara mai in discussione. Durant ne mette 37 e si regala Golden State. È stata l’ultima di Duncan e Ginobili?

Avremmo ormai dovuto imparare ad aspettarci sempre l’inaspettato, perché nulla nei playoff NBA è mai scontato. Dopo una stagione regolare incredibile, in cui due squadre hanno combinato un record senza precedenti [140-24, ndr], sembrava fosse scontato che le Finali di Conference ad ovest sarebbero state tra Golden State vs San Antonio. Ovviamente, non sarà così: Oklahoma stravince gara-6 e sarà, dunque, Ibaka a contendere a Bogut (se l’infortunio all’adduttore non è grave) la palla a due nella notte tra lunedì e martedì. Kevin Durant mette a referto 37 punti e 9 rimbalzi, Westbrook 28 e 12 assist. Potrebbe essere stata l’ultima apparizione in NBA per Tim Duncan e Manu Ginobili.

Il duello tra Kevin Durant e Kawhi Leonard

CHIAVI DELLA SERIE – «Abbiamo avuto quella partita, ma siamo riusciti a lasciarcela alle spalle» ha dichiarato Westbrook a fine partita commentando gara-1, in cui i Thunder uscirono con le ossa rotte dall’AT&T Center, «Sapevamo cosa dovevamo fare per vincere la serie». E, considerando le successive cinque gare, pare sia andata esattamente così. San Antonio non è mai riuscita ad avere una buona circolazione di palla, attaccando in maniera molto più statica. Nelle prime due partite non era stato così evidente perché Aldridge riusciva in un modo o nell’altro a far muovere sempre la retina (79 punti complessivi), ma non appena la percentuale realizzativa è calata sono venuti fuori i problemi offensivi degli Spurs. Forse per merito della difesa di Oklahoma, mai così efficace in stagione regolare (dodicesima per punti concessi ogni 100 possessi), o forse per un attacco che è dipeso troppo da Leonard e Aldridge, atrofizzando così il gioco. La chiave della serie è stata sicuramente la lotta a rimbalzo, stravinta dai Thunder che hanno primeggiato in cinque delle sei gare in questa statistica. Adams e Kanter hanno raccolto solo 6 rimbalzi offensivi in meno rispetto all’intera San Antonio (41 vs 47) e  Oklahoma ha arpionato 11,6 rimbalzi offensivi di media. Troppi, se consideriamo il valore, anche difensivo, dei lunghi texani.

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GARA 6 – La squadra di Popovich parte bene e Aldridge ancora meglio, piazzando 8 (ne metterà solo altri 10 nel resto della partita) dei 16 punti iniziali, per il +6 San Antonio. I Thunder si svegliano improvvisamente e mettono a referto un parziale di 15-3 nei 4’28” finali del primo periodo. San Antonio, che ha tirato maluccio in stagione nel primo tempo, sbaglia tutti i tiri da dietro l’arco nella prima frazione (0/9) e chiude con 31.1% dal campo. Sono i sintomi di un tracollo che viene annunciato dalla tripla di Kevin Durant a 2.3 secondi alla sirena del secondo quarto: 55-31. Per molti tratti del primo tempo, i Thunder hanno giocato come gli Spurs che siamo abituati a conoscere, facendo circolare bene la palla e aprendo il campo per dei tiri puliti. Robertson, che aveva sbagliato tutte e sette le triple in questa stagione, ne piazza tre per il suo record personale di carriera. «È questo quel che intendo quando parlo di Dei del Basket» ha dichiarato Tony Parker a fine partita. Dopo essere stati presi a «pugni nello stomaco» per tre/quarti di gara, nell’ultimo periodo gli Spurs provano la reazione d’orgoglio, arrivando a toccare il -11 a 3’45”, e avrebbero anche la possibilità di andare ad una cifra di svantaggio, ma Ibaka stoppa Duncan. Lo sguardo del caraibico verso il basso (19 punti per lui stanotte contro i 17 delle intere prime cinque gare) sono il segnale della resa. Termina 113-99. I Thunder per la quarta volta negli ultimi sei anni volano in Finale di Conference.

Il saluto a fine partita tra Russell Westbrook e Tim Duncan

L’ULTIMA DI DUNCAN? – Come dichiarato da Parker in conferenza stampa, è una domanda che ci poniamo ogni anno. Lui non conosce la risposta, e probabilmente neanche Duncan la conosce. Il cinque volte campione NBA ha svoltato i 40 lo scorso mese e potrebbe decidere sul serio di terminare qui una carriera con pochi eguali. Ne sapremo di più certamente nei prossimi giorni. Riguardo Ginobili, anche lui potrebbe non tornare in campo nella prossima stagione, ma almeno abbiamo la certezza che potremo godercelo ancora per qualche partita alle Olimpiadi.

Michele Di Mauro

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