Un treno: un’immagine in grado di richiamare struggenti scenari di malinconia, amarcord velati da una crespa nuvola di vapore e di ricordi.

È buona norma, di fronte a una tragedia, lasciare che sia un decoroso silenzio ad esprimere compassioni e stati d’animo. E quel che è accaduto ieri sulla tratta Corato-Andria è senza alcun dubbio una di quelle tragedie da lasciare sgomenti, impassibili, ammutoliti.

Non così, purtroppo, per chi è chiamato a rappresentare il popolo e al buonsenso preferisce spesso – per non dire sempre – un po’ di sana speculazione politica.

Il disastro ferroviario in Puglia
Il disastro ferroviario in Puglia

In Italia, terra del vorrei ma non posso, patria del buonismo istituzionale a posteriori, la retorica stucchevole del piagnisteo è un’amara preghiera in una valle di lacrime.

Quasi banale soffermarsi sulle arretratezze infrastrutturali che piagano il Mezzogiorno. Spontaneo quanto legittimo arrabbiarsi per un divario avallato dal Governo, che destina la quasi totalità delle risorse alle linee ferroviarie settentrionali e lascia le briciole alle già carenti strutture del Sud.

Altrettanto naturale interrogarsi sull’utilità di un’opera come la TAV, che oltre a devastare interi territori e gonfiare le tasche di qualcuno pesa sulla collettività per cifre imbarazzanti, se paragonate alla situazione di alcune Regioni (non solo al Sud) in cui le tratte a binario unico sono di fatto la normalità e in certi casi non si dispone neppure della rete elettrificata, continuando a viaggiare a gasolio.

La realtà di un Paese spaccato in due, e non da motivi geografici, è l’ovvia conseguenza di scellerate politiche di saccheggiamento e da una volontà ben precisa di seguire direttive elitarie di autoconservazione a totale discapito della popolazione: fa ancora più rabbia, quindi, assistere all’odioso teatrino di cordoglio e solidarietà che giungono da coloro che possono ritenersi i diretti responsabili di quella tragedia.

I nostri Onorevoli poco onorevoli, che viaggiano con berlina ed autista, sono un susseguirsi di “Mai più“, “Faremo il possibile“, “Chiederemo spiegazioni“. Ma c’è poco da spiegare, laddove la vita umana viene inspiegabilmente distrutta in un contorcersi di lamiere e suppliche.

Normali scene dalla Circumvesuviana
Normali scene dalla Circumvesuviana

Ma vorrei che i nostri onorevoli, così bravi a prostrarsi nel dolore, viaggiassero una settimana in treno, insieme a quell’esercito fantasma di studenti e lavoratori che vivono l’umiliazione quotidiana del pendolarismo.

Vorrei che conoscessero il disagio dei ritardi cronici, delle cancellazioni a sorpresa, del macinare chilometri stipati in carrozze fatiscenti, sovraffollate e incandescenti, in condizioni per cui persino Hitler si congratulerebbe.

Non mi pare di pretendere molto: vorrei solo che conoscessero, e non già prima di promettere fondi ed interventi, ma anche solo prima di aprire bocca.

Emanuele Tanzilli
@EmaTanzilli

Fonte immagini: Vigili del Fuoco

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